La prima metà del 2021 ha visto un continuo ritorno alla normale attività di negoziazione per il life sciences con un forte volume di operazioni. Nel dettaglio, i protagonisti del settore continuano a guardare alle fusioni e acquisizioni per innovare e massimizzare il potenziale dei loro portafogli. Nella seconda metà dell’anno, stima un’analisi di PwC, l’attività di m&a continuerà a essere un focus per il settore, guidato soprattutto dal Pharma e dal Biotech.

Le grandi aziende farmaceutiche, infatti, hanno bilanci solidi e il capitale continua a essere prontamente disponibile. Anche i finanziamenti biotecnologici continuano a registrare un buon andamento, spingendo al rialzo le valutazioni.  Anche in questo settore, le SPAC si stanno muovendo così come le IPO continuano a essere un punto di riferimento per investitori e aziende che cercano il capitale necessario per alimentare la crescita.

Un decennio di investimenti

Questo scenario è valido negli Stati Uniti come in Europa. Va notato, infatti, che l’interesse delle aziende per le life sciences è stato forte negli ultimi dieci anni. In tutta l’area EMEA, a partire dal 2010, nel settore sono stati investiti 81,5 miliardi di dollari. Nel 2020 la regione ha visto crescere gli investimenti corporate da parte delle aziende del 72%. È ciò che emerge dal nuovo report di Colliers che esamina l’ondata di investimenti nelle Life Sciences (e le sue implicazioni per l’immobiliare).
Dall’analisi maggior parte dei nuovi investimenti in questo settore a partire dal 2010 è andata nella produzione di prodotti farmaceutici e dispositivi medici, arrivando a rappresentare il 59% degli investimenti di capitale (33,6 miliardi di dollari) davanti all’11,4% dell’R&S (15,5 miliardi di dollari). I cluster Life Sciences esistenti, nello stesso periodo, hanno dominato gli investimenti aziendali, rappresentando il 67% dell’attività in tutta Europa.

Le ultime operazioni italiane 

Per capire il fermento del mercato basta passare in rassegna le ultime operazioni. Prima di tutto, Global Healthcare Services, società di investimento a gestione indipendente di Investindustrial ha venduto l’intera quota in Lifebrain a Cerba HealthCare, player attivo nella diagnostica ambulatoriale. La chiusura dell’operazione, in realtà, è prevista per il quarto trimestre 2021 ed è soggetta alla consueta approvazione da parte dell’Antitrust. Dall’ingresso di Investindustrial nel capitale nel 2018, Lifebrain ha infatti completato 70 acquisizioni ad alto valore aggiunto, diversificando il business con l’ingresso nei settori in rapida crescita dei test ambientali e alimentari.

SYNLAB, un altro gruppo attivo in Europa nei servizi di diagnostica medica, ha invece acquisito Gruppo Tronchet, principale gruppo di diagnostica, riabilitazione e medicina del lavoro di Bologna. L’acquisizione riveste un valore strategico cruciale per SYNLAB – controllato dal fondo britannico Cinven – che potenzia la propria leadership nel mercato italiano della diagnostica e conferma il suo percorso di consolidamento e il progetto di espansione dell’attività in Italia.

Ma l’attività nel life sciences è dinamica anche nel venture capital che gioca un ruolo fondamentale nel contribuire allo sviluppo di nuove terapie, facendo da anello di congiunzione tra ricerca, finanza e industria farmaceutica. Basti pensare che Panakès Partners ha effettuato il first closing a 150 milioni di euro del fondo Purple, il secondo lanciato dalla società. Panakès Purple Fund, si legge in un comunicato, “è attualmente il più grande fondo di venture capital italiano in fase attiva di investimento e il più importante dedicato al solo settore life sciences in Italia, con un focus di investimento in Italia ed Europa, oltre a Regno Unito, Svizzera, Israele e Stati Uniti”. Il primo fondo lanciato da Panakès Partners aveva raccolto circa 80 milioni di euro per sostenere aziende del settore medtech.

Anche Claris Ventures Sgr ha chiuso le sottoscrizioni del fondo “Claris Biotech I” e del fondo “Claris Biotech I – Parallel Fund” per complessivi 85 milioni di euro. I capitali raccolti saranno investiti in nuove società biotech prevalentemente italiane che sviluppino farmaci per il trattamento di patologie ad alto clinical need. Il final closing, in questo caso, vede l’ingresso del Fondo Europeo per gli Investimenti (Fei), con una sottoscrizione pari a 40 milioni di euro e un’ulteriore sottoscrizione da parte di Cdp Venture Capital.

Nomine ad hoc 

A comprendere l’importanza del settore, che attira sempre più investimenti, anche il mondo dei professionisti e degli studi legali che prestano consulenza. Giusto per passare in rassegna qualche nomina di luglio, si può citare Giuseppe Aminzade che entra in Hogan Lovells con il ruolo di Counsel, proprio responsabile del dipartimento di regolatorio Life Sciences, mettendo a disposizione dello studio la sua pluriennale esperienza nel settore del diritto farmaceutico. Aminzade, infatti, coordinerà il team di regolatorio Life Sciences and Health Care in Italia contribuendo anche alle attività del team internazionale guidato da Steve Abrams, Lynn Mehler e Jane Summerfield.

Anche Portolano Cavallo investe nel settore: Elisa Stefaninigià counsel dello studio – è stata nominata partner e fornierà assistenza in ambito regolamentare alle aziende che operano nel settore Life Sciences e Healthcare occupandosi in particolare di questioni relative al market access, alle sperimentazioni cliniche, alla promozione al pubblico e ai professionisti sanitari di farmaci, dispositivi medici e integratori alimentari, e prestando consulenza in relazione a numerosi progetti di digital health e telemedicina.

Quali sfide? 

 G-Gravity, hub di Innovazione e Centro di competenza focalizzato su diversi settori tra cui l’Healthcare, spiega che guardando al futuro delle Life Sciences non può mancare un approccio sostenibile, responsabile e inclusivo incentrato sulle persone. Creare Ecosistemi di Cura, secondo l’hb, significa riuscire ad interconnettere in un’unica piattaforma innovatori, imprese di vari settori legati alla Salute – dal Pharma al Medtech fino alle Assicurazioni per esempio – startup ed esperti per generare visioni e progettualità all’insegna di un’innovazione stabile e non opportunistica.

Nell’era post Covid, il settore del life sciences si trova così ad affrontare diverse sfide quali alle quali il mercato deve saper rispondere. Prima di tutto – spiega G-Gravity – c’è la sostenibilità: non solo come “responsabilità sociale” ma anche quale attenzione concreta al cambiamento climatico e all’ambiente, poi i dati che devono essere – insieme alla tecnologia – sempre più parte integrante del “prodotto” e dello sviluppo di “ecosistemi di cura” che coinvolgano attivamente i pazienti e le persone in genere. Ma anche le digital therapeutics, ovvero terapie digitali per trattamenti personalizzati che impongono nuovi approcci e processi. Fondamentale, infine, anche l’innovazione: non solo il prodotto, ma anche il mindset delle persone della propria azienda deve essere innovato per stimolare l’imprenditorialità e sperimentare.

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