Dopo il riconoscimento da parte di Putin delle repubbliche separatiste di Donetsk e Lugansk sono arrivate per la Russia le prime sanzioni economiche da parte di Stati Uniti, Unione Europea e Regno Unito. A seguito dell’inizio del conflitto nuove iniziative potrebbero essere prese dagli attori internazionali, ma vediamo qual è la situazione attuale. Nel frattempo sempre più in difficoltà le borse, con il Ftse Mib che dopo aver aperto perdendo il -2,7%, ora è in calo del -3,75%.

La reazione degli Stati europei

Fra gli stati europei il primo a muoversi è stato la Germania, con il cancelliere Scholz che ha bloccato il processo di certificazione del gasdotto Nord Stream 2. Si tratta dell’infrastruttura di 1.230 chilometri, con capacità di trasporto di 55 miliardi di metri cubi di gas all’anno che andrebbe a collegare direttamente Russia e Germania.

A questa prima mossa è seguita quella dell’Ue che ha annunciato il divieto per lo stato e per il governo russi di accedere ai mercati finanziari europei. L’Unione Europea ha poi preso provvedimenti di genere più mirato, colpendo direttamente un gruppo di 23 individui russi, che stanno giocando un ruolo determinante in questa partita. Fra questi figurano alcuni ministri del governo di Putin e membri dell’elite militare. Compresi nelle sanzioni anche i 351 deputati della Duma. Sono infine in arrivo sanzioni per le banche che sono coinvolte nei finanziamenti all’iniziative militari russe in Ucraina.

Le iniziative di Stati Uniti e Regno Unito

In maniera analoga, gli Stati Uniti hanno sanzionato primari esponenti dei servizi segreti russi, puntando poi il mirino sulle banche. Fra queste sono state colpite Vnesheconombank e Promsvyazbank. Inoltre il presidente Biden ha annunciato di voler “attaccare” il debito pubblico russo.

Dura anche la reazione inglese, con il governo del primo ministro Boris Johnson che ha sanzionato banche e singoli individui. Fra gli istituti bancari colpiti figurano Rossiya, Is Bank, General Bank, Promsvyazbank e Black Sea Bank. Sono finiti poi nel mirino delle  sanzioni gli oligarchi Igor e Boris Rotenberg, nonché Gennady Timchenko.

Il commento di Intermonte

Antonio Casarano, chief global strategist di Intermonte, ha così commentato le sanzioni annunciate: “La Russia negli ultimi anni si è resa più autarchica da un punto di vista finanziario, incrementando le riserve per far fronte a prolungati periodi di tensioni sul fronte commerciale. Inoltre ha incrementato l’interscambio con la Cina, soprattutto sotto il profilo dell’export. Le sanzioni che verranno applicate impatteranno sulle entrate fiscali della Russia, la quale appare però meglio attrezzata rispetto al passato per sostenerne il peso, anche proprio grazie agli accordi con la Cina. La parte più calda del conflitto dunque potrebbe avere, auspicabilmente, una fase rapida di ultimazione. Tuttavia, vista la maggiore forza finanziaria della Russia, i tempi dei possibili negoziati si prefigurano lunghi e complessi”.

I rischi per le banche italiane

Insieme a Austria e Francia, secondo Citi l’Italia è tra i Paesi i cui istituti bancari hanno una forte esposizione in Russia. Le banche più esposte sono in particolare Unicredit e la francese Societe Generale.

Più nel dettaglio Unicredit ha un rischio di controparte legato all’esposizione verso clienti russi di più di 14 miliardi di euro. Un portavoce dell’istituto milanese ha dichiarato a Bloomberg: “Tutte le esposizioni sono altamente coperte, la copertura Npe è aumentata all’84%. Inoltre il capitale della filiale russa è meno del 4% del capitale totale del gruppo e il franchising in Russia rappresenta circa il 3% dei ricavi e del capitale allocato del gruppo”.

Tra gli altri istituti italiani esposti figura anche Intesa Sanpaolo con un’esposizione complessiva valutata attorno ai 5,57 miliardi di euro.

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