E’ ancora il triplo rispetto all’obiettivo della Bce del 2%. Però il rallentamento dell’inflazione dell’Eurozona nel mese di maggio, per quanto sia preliminare, è il secondo per dimensioni dopo il passaggio dall’8,5% di febbraio al 6,9% di marzo. L’ultima rilevazione dell’indice dei prezzi al consumo dice +6,1% (grafico sotto), in deciso calo rispetto al 7% di aprile e ben al di sotto anche delle aspettative pari al 6,3%.
Livello più basso da febbraio 2022, non bisogna dimenticare che il ribasso dell’inflazione è dovuto anche al fatto che un anno fa eravamo vicini al picco, e quindi i valori dell’epoca non erano mai stati così alti, vedi il +10,5% di ottobre, record storico da quando esiste l’euro. Per i più ottimisti, se il dato di maggio fosse confermato al 6,1%, la Bce potrebbe fare un passo indietro riguardo le intenzioni di effettuare un nuovo aumento dei tassi, il meeting si svolgerà a metà giugno, con previsioni che dicono 25 punti base di rialzo anche a luglio. Tuttavia, la direzione sembra ormai indicata.
Come spiega anche Richard Flax, chief investment officer di Moneyfarm: “Il rallentamento del dato principale è sin gran parte determinato dal calo dei costi dell’energia, ma è improbabile che questo impedisca alla Banca centrale europea di procedere con ulteriori aumenti dei tassi. Anche in virtù della natura persistente dell’inflazione core, in calo ma non abbastanza. Di sicuro, al momento, l’inasprimento della politica monetaria sta mettendo alla prova la resistenza delle famiglie e delle imprese dei 20 Stati membri, tant’è che mercoledì la Bce ha riconosciuto che questo inasprimento può far emergere una certa vulnerabilità nel sistema finanziario”.
Lagarde: “Dobbiamo assicurare stabilità in un mondo tutt’altro che stabile”
In questo senso Christine Lagarde, che ha parlato in occasione della celebrazione del 25esimo anniversario della banca centrale (qui l’intervento integrale), non ha lasciato intendere novità sul fronte della politica monetaria: “Dobbiamo assicurare stabilità in un mondo tutt’altro che stabile” ha detto il presidente, ribadendo l’obiettivo di medio termine del 2% ma anche che “a fronte dei mutamenti geopolitici, della trasformazione digitale e della minaccia derivante dai cambiamenti climatici -ha aggiunto- le sfide che la Bce dovrà affrontare saranno più numerose”.
Tornando al dato dell’inflazione in Eurozona, il calo è stato guidato principalmente dal rallentamento dei prezzi dell’enegia, +1,7% dopo il +2,4% di aprile. Stesso discorso per i costi di cibo, alcol e tabacco (+12,5% contro +13,5%), beni industriali non energetici (+5,8% contro +6,2%) e servizi (+5,0% contro +5,2%). Interessante, per la Bce soprattutto essendo un dato osservato anche con più importanza rispetto all’inflazione, la frenata dell’inflazione core che esclude energia, cibo, alcol e tabacco: +5,3%.
L’inflazione più alta? In Italia. Ecco perché
L’Italia resta il paese dove l’inflazione scende di meno (ne avevamo già parlato qui). Questa settimana la Francia ha registrato +5,1% a maggio dopo il +5,9% di aprile. In Germania il dato si è attestato al +6,1%, più basso rispetto al 7,2% precedente. Stesso valore per l’Olanda, dove però l’indice dei prezzi al consumo è di nuovo in crescita (+5,2% il mese precedente). La Spagna è il paese del vecchio continente dove l’inflazione è più vicino all’obiettivo del 2% della Bce: a maggio +3,2% dopo il 4,1% di aprile. E l’Italia?
L’Istat parla chiaro: il +7,6% preliminare di maggio (grafico sopra) ci colloca in testa nel vecchio continente per crescita dei prezzi, nonostante anche da noi il rallentamento ci sia stato, vedi l’8,2% di aprile. Com’è evidente, il dato è ben superiore alla media dell’Eurozona che come detto si è attestata al 6,1%. Insomma: l’inflazione nel nostro paese scende con molta più lentezza rispetto al resto del vecchio continente. I motivi?
Tre i fattori possibili. Il rincaro delle utenze dovuto all’eliminazione dello sconto in bolletta deciso dal governo proprio da maggio. Il food&beverage, cresciuto in Italia dell’1,1% a fronte di uno 0,2% in Francia, dove le misure del trimestre anti-inflazione, attraverso accordi con i distributori della filiera alimentare sono state prorogate fino a giugno. E ovviamente l’energia, area in cui la Francia è tradizionalmente meno soggetta a pressioni visto l’utilizzo del nucleare così come la Spagna, grazie all’abbassamento dell’Iva e l’introduzione di un price cap sul gas già da metà 2022. Senza dimenticare che la Germania è il primo mercato eolico in Europa.