Ancora più giù. L’inflazione americana scende più delle aspettative. E il tasso di crescita torna al +5% (grafico sotto), come non accadeva nel mese di maggio 2021. Per la nona volta consecutiva i prezzi al consumo rallentano. E i mercati festeggiano, con i futures di Wall Street che registrano un balzo di quasi 200 punti: A meno di un’ora dall’apertura, il mini S&P500 viaggia con un guadagno dello 0,8%, stesso valore per il Nasdaq mentre l’Europa fa anche meglio, a partire da Piazza Affari che nei successivi 5′ di contrattazioni non va lontana dai 300 punti di rialzo.

Forte volatilità anche sul dollaro, che precipita in area 101,5 da quota 102,6. Movimento che premia le materie prime e i metalli preziosi, a partire dall’oro che si riporta a 2.020 dollari l’oncia (+1,1%) e l’argento, che aggiorna i massimi da aprile 2022 oltre i 25,6 dollari l’oncia (+2,2%). Forte rialzo anche per il petrolio, sopra gli 82 dollari al barile (+0,7%). In calo anche il rendimento del decennale americano, dal 3,44% al 3,34%, per poi risalire nuovamente sopra il 3,4% all’apertura dei mercati americani.

Fine del rialzo dei tassi?

Tornando all’inflazione, il 5% di marzo segue il 6% di febbraio, ed è al di sotto del 5,2% previsto dal mercato. La reazione degli indici azionari fa intuire una sorta di ottimismo a caldo da parte degli investitori, che vedono la luce sulla fine della politica monetaria restrittiva della Federal Reserve. Decisive in questo senso saranno le minute della Fed che verranno pubblicate in serata. Si tratta dei verbali redatti dal board alla fine dell’ultimo meeting, da cui sarà possibile intuire quali sono gli scenari previsti dal Fomc.

“La pressione inflazionistica mostra un miglioramento significativo e un rallentamento superiore alle attese -spiega Filippo Diodovich, market strategist di Ig Italia-. Sono dati che portano argomentazioni per i membri più dovish della commissione per rivedere le strategie monetarie e interrompere il processo di rialzo dei tassi di interesse. Le cifre macroeconomiche spingono così le autorità monetarie a fermare gli aumenti del costo del denaro. Crediamo tuttavia che l’interruzione non sarà nel prossimo meeting di maggio ma in quello successivo. La Fed, per la prossima riunione di maggio, dovrebbe propendere ad alzare i tassi di riferimento al 5%-5,25%, sulla scia della persistenza dell’inflazione core su livelli elevati”.

E infatti anche i Fed Funds, ovverosia le previsioni sulla prossima mossa di Jerome Powell, ora vedono un 33,8% di possibilità che i tassi rimangano invariati, mentre le probabilità di un nuovo rialzo di 25 punti base si attestano al 66,2% (qui il link).

Grigolon (Pictet Am): “Il processo disinflazionistico prosegue”

Rimane dunque predominante l’idea che al meeting del 3 maggio la Fed non cambi direzione. E mantenga il timone saldo in direzione hawkish. Questo perché, come anticipato, l’inflazione core, e cioè l’indice epurato dal prezzo degli alimentari e del carburante, è di nuovo in aumento: +5,6% a marzo, dal minimo degli ultimi 14 mesi di febbraio che si era attestato a quota 5,5%. Il rialzo era atteso dagli analisti.

“Questo vuol dire che la componente meno volatile dell’aumento dei prezzi, e quindi più stabile, è ancora solida. Tuttavia è importante notare come la performance dei prezzi del cibo sia la più bassa da novembre 2020” spiega Gloria Grigolon, investment specialist di Pictet Am. Che conclude: “Il dato dell’inflazione di marzo in buona sostanza è da considerarsi positivo. Il processo di disinflazione avviato dalla Fed e più volte rilanciato da Powell in conferenza stampa procede”.

Inflazione: giù i prezzi di auto e camion, su i costi degli alloggi

Nel dettaglio, i prezzi degli alimentari sono cresciuti a un ritmo più lento (8,5% vs 9,5% a febbraio) e sono diminuiti i costi energetici (-6,4% vs +5,2%), in particolare benzina (-17,4%) e olio combustibile (-14,2%). Allo stesso tempo, i prezzi di auto e camion usati sono nuovamente diminuiti (-11,6% vs -13,6%). D’altra parte, l’inflazione per gli alloggi, che rappresenta oltre il 30% del paniere totale dell’indice, ha continuato a salire (8,2% contro 8,1%).

“Fatta eccezione per l’affitto degli alloggi, componente che tende ad adeguarsi al ribasso dei prezzi nel tempo, i servizi che impattano di più sull’inflazione sono i trasporti e l’educazione. Stabile la voce delle attività ricreative, negativo il contributo delle cure mediche” conclude Grigolon.

Su base mensile, l’inflazione è aumentata dello 0,1%, anche in questo caso al di sotto delle attese dello 0,2%, con prezzi delle abitazioni più elevati (0,6%) che hanno compensato un calo del 3,5% del costo dell’energia. I prezzi del cibo sono rimasti invariati. L’indice core che esclude cibo ed energia è aumentato del 5,6% su base annua e dello 0,4% su base mensile come previsto.

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