E adesso giura. Giura, Jerome Powell, che avrai il coraggio di alzare ancora i tassi d’interesse. Perché la sentenza del Bureau of Labor Statistics parla chiaro. Il tasso di crescita dell’inflazione negli Stati Uniti a giugno è pari a +3%: una frenata al di sopra di ogni aspettativa.

Giura che avrai il coraggio di alzare ancora i tassi Powell. Nonostante il dato uscito oggi rappresenti l’aumento dei prezzi al consumo in America più debole da marzo 2021. Un anno prima dell’invasione della Russia in Ucraina. Ben prima anche della crisi legata alla supply chain. Marzo 2021: in quel periodo era appena iniziata la ripresa post Covid. Giura, governatore. Considerando che all’epoca la Fed non aveva ancora preso in considerazione alcun rialzo dei tassi. Anzi. Tu stesso, Powell, giuravi, al contrario, che si trattava solo di un rialzo fisiologico, legato ai primi colli di bottiglia.

Non è finita. Il dato (grafico sotto) è inferiore di un punto percentuale rispetto al 4% di maggio. E di un punto decimale rispetto al 3,1% stimato dagli analisti. Chiaro: essendo passato un anno dall’aumento improvviso dei prezzi, diventa fin troppo facile registrare dei rallentamenti, anche pesanti, rispetto alle cifre mostre del 2022 (il picco a +9,1%, mai così alto dal 1981). Stavolta però si torna indietro di ben due anni. Quando ancora il tasso di crescita non era su livelli allarmanti. Mica per niente la Banca centrale americana iniziò ad alzare i tassi esattamente dodici mesi dopo, a marzo 2022.

La Fed alzerà i tassi a luglio? Il commento di Ig Italia

Il 26 luglio il governatore della Federal Reserve Jerome Powell dovrà decidere cosa fare. Fino a questo momento, i membri del board hanno comunicato un sostanziale allineamento per un ulteriore rialzo di 25 punti base. Rimarranno della stessa idea anche con l’inflazione lontana di un solo punto percentuale dal target di riferimento del 2%? Va ricordato che a giugno il consiglio direttivo si era preso una pausa dopo 10 rialzi consecutivi, una scelta per prendere più tempo al fine di valutare i progressi dell’economia verso la massima occupazione e la stabilità dei prezzi.

“La Federal Reserve ha dovuto archiviare il deludente report sul mondo del lavoro di venerdì scorso. Con le ultime cifre sull’andamento dei prezzi al consumo -spiega Filippo Diodovich, market strategist di Ig Italia– qualche dubbio in più inevitabilmente ci sarà su quale azione sia necessaria adottare nella prossima riunione di fine luglio”.

Qualche dubbio, dunque. Basterà? “Crediamo che lo scenario base sia ancora quello di un rialzo dei tassi di interesse di 25 punti base” continua Diodovich. Il costo dell’indebitamento negli Stati Uniti si trova attualmente nella forbice tra il 5% e il 5,25%. In questo modo passerebbe al 5,5%, livello che non si vede dal 2008. La spiegazione dell’analista di Ig Italia: “I singoli dati non possono cambiare una decisione presa dopo alcuni mesi di riflessione sull’andamento dell’economia reale. Tuttavia, queste cifre possono suggerire che il probabile rialzo del costo del denaro del 26 luglio possa essere l’ultimo dell’attuale ciclo”.

Inflazione Usa +3%, reazione del mercato

Intanto la reazione dei mercati è stata decisamente positiva. I futures del Nasdaq 100 sono sui massimi da gennaio 2022, oltre i 15.300 punti, superando così il precedente record raggiunto a metà giugno: questo perché i tecnologici sono i più sensibili alle aspettative sulle prossime mosse della Fed.

Alla pubblicazione del dato c’è stato un balzo di oltre 100 punti e Wall Street ha aperto con un gap up medio di circa 150 punti, facendo da spinta sull’Europa (Piazza Affari +1,3%) e generando vendite sul dollaro (-0,8%, grafico sopra). Forti gli acquisti anche sui treasuries, soprattutto di breve periodo (come il bond con scadenza a 2 anni che ha mostrato un crollo del rendimento dal 4,85% al 4,74%).

L’inflazione Usa a giugno nel dettaglio

Il rallentamento del +3%, come anticipato, è in parte dovuto a un effetto base elevato rispetto allo scorso anno, quando l’impennata dei prezzi dell’energia e dei generi alimentari aveva spinto il tasso di inflazione complessiva ai massimi del 1981. Nel dettaglio, il costo dell’energia è crollato del -16,7% (rispetto al -11,7% di maggio), con prezzi in calo del -36,6% per i carburanti, -26,5% per la benzina e del 18,6% per il gas.

In controtendenza i prezzi dell’energia elettrica sono aumentati del +5,4%. Anche l’inflazione è rallentata per il cibo (+5,7% contro il +6,7% di maggio) e per gli alloggi (+7,8% contro il +8%). Incrementi di prezzo minori sono stati registrati anche per i nuovi veicoli (+4,1% vs +4,7%), l’abbigliamento (+3,1% vs +3,5%) ei servizi di trasporto (+8,2% vs +10,2%).

Inflazione core: +4,8%

Il tasso di inflazione di fondo annuale dei prezzi al consumo negli Stati Uniti, che esclude voci volatili come cibo ed energia, rallenta al +4,8% nel mese di giugno (grafico sotto): si tratta dell’aumento più debole da ottobre 2021 ed è in calo anche rispetto al 5,3% del mese precedente, al di sotto delle aspettative del mercato (+5%).

Su base mensile, i prezzi al consumo core sono aumentati del +0,2% rispetto al mese precedente a giugno, anch’essi inferiori alle previsioni di un aumento del +0,3% e alla crescita di maggio (+0,4%). Si tratta della crescita più lenta da febbraio 2021.

Il commento di Moneyfarm e Intermonte

“Se, da un lato, assistiamo al rallentamento dell’inflazione complessiva, dall’altro la Fed non potrà ignorare l’aumento (anche se lieve) dei prezzi core e, con ogni probabilità, sarà chiamata a proseguire la sua lotta all’inflazione -è il commento di Richard Flax, chief investment officer di Moneyfarm-. Dopo la pausa di giugno, si prevede quindi che a luglio la banca centrale statunitense riprenderà il ciclo di rialzi dei tassi d’interesse con un aumento di 25 punti base. Dopo il picco del 9,1% toccato nel giugno 2022, il tasso di inflazione complessiva sta progressivamente tornando verso il target del 2%, un obiettivo che la Fed vuole assolutamente centrare”.

“Il dato di oggi non dovrebbe mettere in discussione il rialzo di 25pb a luglio, mentre restano perplessità sulla necessità di un ulteriore rialzo a settembre -spiega Antonio Cesarano, chief global strategist di Intermonte-. La notizia è positiva per i consumi, il che potrebbe portare la Fed a cercare di utilizzare tutti i tecnicismi del caso (ad esempio il tasso reverse repo ed altro), per poter lavorare di più sul calo della liquidità e meno sui tassi, tenendo così sotto controllo i consumi e assicurandosi un trend calante dell’inflazione. Il dato conferma la possibilità che i tassi di mercato possano aver raggiunto il picco, con una possibile conseguente prosecuzione del trend di inversione della curva”.

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