Nessuna sorpresa negativa. Le cifre macro spingono per una pausa nel ciclo dei rialzi della Fed. Come ampiamente previsto. Questo il commento di Ig Italia sulla pubblicazione del dato dell‘inflazione negli Stati Uniti per il mese di aprile, per certi versi decisivo per il futuro della politica monetaria della Banca centrale americana.

Il tasso di crescita annua è scesa infatti al 4,9% (grafico sotto), il più basso da aprile 2021 e al di sotto delle previsioni di mercato del 5%. I prezzi degli alimentari sono cresciuti a un ritmo più lento (7,7% vs 8,5% a marzo) mentre i costi dell’energia sono scesi ulteriormente (-5,1% vs -6,4%) compresa la benzina (-12,2%) e l’olio combustibile (-20,2%). Inoltre, il costo dell’alloggio, che rappresenta oltre il 30% del paniere totale dell’indice dei prezzi al consumo, è diminuito per la prima volta in due anni (8,1% contro 8,2%) e i costi di auto e camion usati sono nuovamente diminuiti (-6,6% contro -11,6%) .

Su base mensile, l’inflazione è salita dello 0,4%, molto più del +0,1% di marzo ma in linea con le aspettative del mercato. Il rifugio ha contribuito maggiormente all’aumento mensile di tutti gli articoli, seguito da auto e camion usati e benzina.

“Nessun indicazione per ulteriori rialzi dei tassi a giugno”

“Il rallentamento è costante dai valori di giugno 2022 quando inflazione si attestava attorno al 9% fino al 4,9% di aprile 2023 -spiega Filippo Diodovich, market strategist di Ig Italia-. La principale ragione è la caduta dei prezzi degli energetici e dei servizi al comparto energetico”.

L’indice core, che esclude energetici e alimentari, soggetti a maggiore volatilità, continua a rimanere su livelli molto alti al 5,5% anno su anno (grafico sotto), anche se leggermente inferiore rispetto al mese precedente. “I dati sulle pressioni inflazionistiche mostrano un lieve miglioramento -prosegue Diodovich-. Ma soprattutto non registrano sorprese negative che avrebbero potuto portare argomentazioni ai membri più falchi all’interno della commissione operativa della Federal Reserve per effettuare ancora un rialzo del costo del denaro nella prossima riunione di giugno”.

Conclude l’analista: “La Fed potrebbe decidere per la prossima riunione di giugno di fare una pausa nel processo di rialzo dei tassi di interesse, esaminando così ancora più attentamente gli effetti delle politiche monetarie portate avanti negli ultimi mesi sull’economia reale in particolare su inflazione, occupazione, crescita delle attività economiche e salari dei lavoratori. Solamente dati fuori dalla norma nel prossimo report sul mondo del lavoro sulla crescita dei salari dei lavoratori potrebbe convincere i banchieri centrali ad applicare un nuovo rialzo”.

Inflazione in lieve calo: i dettagli

Sensibile è il ribasso della componente cosiddetta supercore (al netto cioè degli affitti oltre che di alimentari ed energia) passata da 5,8% a 5,1% anno su anno e, per la prima volta da settembre 2022, sotto l’inflazione core. Spiega Antonio Cesarano, chief global strategist di Intermonte: Ad alimentare il ridimensionamento della supercore soprattutto il rallentamento della componente medical care. La componente affitti rappresenta oltre il 30% dell’intero paniere e inizia a dare qualche primo timido segnale di rallentamento in termini mensili soprattutto grazie al calo di alcune componenti collegate agli affitti al di fuori dell’abitazione principale (in rosso nel grafico in basso”.

Complessivamente Cesarano è d’accordo con Diodovich: si tratta di un andamento che riduce le pressioni sulla Fed su ulteriori rialzi dei tassi a giugno e luglio. “Allo stesso modo -continua l’analista di Intermonte- è un dato che aumenta la percezione di un eccesso di aspettative di mercato sull’ipotesi di riduzione dei tassi entro fine anno, stimata in circa 100 punti base”.

Rendimento del decennale Usa: livelli chiave

Sull’andamento odierno contribuisce anche la marcata riduzione dell’offerta di bond corporate Investment grade Usa, dopo circa 28 miliardi di dollari  emessi nei primi due giorni della settimana (tra cui 5,25 miliardi di Apple) prima del dato odierno.

“Il flusso di emissioni potrebbe riprendere nei prossimi giorni, il che potrebbe temporaneamente riportare in alto i tassi con due livelli di resistenza chiave in area 3,55% e 3,65% (grafico sopra) -conclude Cesarano-. In ottica secondo semestre rimane l’attesa di marcato calo dei tassi che sul comparto decennale potrebbe spingersi tra il 2% e il 2,5% per fine anno in vista dell’attesa recessione americana indotta dalla contrazione del credito e rispettivo calo della domanda di credito, come emerso dal  recente  Senior Loan Officer Opinion Survey pubblicato dalla Fed. Il supporto chiave da monitorare per ipotizzare l’inizio del calo ipotizzato è l’area 3,30% sul comparto decennale Usa”.

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