Sono 60 milioni gli investimenti in insurtech nel primo semestre 2021, in forte crescita rispetto al 2020 quando si erano registrati 50 milioni in totale. La previsione è quella di arrivare a quota 100-120 milioni di euro entro fine anno. Questa è la fotografia del mercato insurtech italiano scattata dall’Insurtech Investment Index al 30 Giugno 2021 da IIA-Italian Insurtech Association, l’associazione che riunisce più di 200 player del mercato assicurativo, e l’Osservatorio Fintech & Insurtech Politecnico di Milano.
Secondo IIA con l’impegno di tutti gli operatori della filiera – anche attraverso la sperimentazione e lo sviluppo di un modello open – si potrebbe toccare 1 miliardo di euro nel 2023. “Si tratta di un traguardo assolutamente fattibile, in quanto la cifra di 1 miliardo rappresenta il 5% del totale degli investimenti del settore assicurativo”, sostiene Simone Ranucci Brandimarte Presidente di IIA durante la presentazione dei dati.
Questo anche alla luce delle trasformazioni che sta vivendo l’assicurativo nello scenario post-Covid. Come l’aumento da parte dei consumatori la consapevolezza sull’importanza di proteggersi (salute, reddito) e la percezione di utilità della industry assicurativa, accelerandone la domanda. Ma anche l’aumentato l’interesse sull’offerta, specialmente quella digitale che non è più solo un canale distributivo, ma è diventato un abilitatore di nuovi servizi e prodotti assicurativi.
Il gap italiano
Tuttavia, nonostante questa forte crescita, sottolinea il rapporto, il volume degli investimenti in Italia risulta ancora insufficiente rispetto alla media europea, con Gran Bretagna, Germania e Francia che da inizio 2020 fino a giugno 2021 hanno investito, al netto delle operazioni di IPO, rispettivamente 2,8, 2,5 e 2,2 miliardi di euro. In Italia, l’innovazione digitale del settore, vale al momento l 7% del Pil e impiega nel nostro Paese oltre 400 mila risorse. Scenari che saranno approfonditi anche durante la Seconda Edizione dell’Italian Insurtech Summit, il più grande evento del settore assicurativo italiano, organizzato da IIA, che si terrà il prossimo 20 e 21 settembre.
Ad aggravare lo svantaggio italiano rispetto agli altri paesi sono inoltre le competenze digitali nel settore assicurativo. Solo il 34% delle compagnie intervistate ritiene gli asset tecnologici interni adeguati per far fronte alle sfide del mercato, rispetto al 66% della media europea. Solo nel 34% delle compagnie esiste una struttura dedicata all’innovazione, contro il 77% in Europa. Forte il divario anche per quanto riguarda la presenza di una digital unit (2% in Italia contro l’85% in Europa). Il 71% delle compagnie ritiene infatti che ci sia un gap tecnico e digitale a livello di competenze che limita la capacità di sviluppare nuovi prodotti e servizi che siano in linea con le nuove esigenze di un consumatore sempre più digitale.
Futuro digital
Il consumatore digitale, che oggi rappresenta il 32% del target assicurativo, crescerà sempre più nei prossimi anni. Nel dettaglio, entro 10 anni l’82% delle persone interessate a prodotti assicurativi sarà digitale e, secondo i principali istituti di ricerca, l’offerta di questo genere di polizze crescerà in Europa del 30/40% in un decennio. I segnali di questo trend, sotto la spinta di nuove abitudini e stili di vita con la micro mobilità, le auto e le case sempre più connesse, la sharing economy, una maggior attenzione alla salute, sono già visibili, visto che sono state circa 400 mila le persone che hanno acquistato polizze digitali nei primi sei mesi del 2021, con una crescita del 114% rispetto al 2020.
Assicurazioni e startup
L’Insurtech Investment Index Report ha inoltre evidenziato come il rapporto tra compagnie assicurative e startup sia ancora a uno stato embrionale in Italia, rispetto a quanto accade in altri paesi europei. Mentre nel primo semestre del 2021 in Germania le compagnie assicurative hanno investito 900 milioni di euro in start up, in Francia 300 milioni di euro e in Gran Bretagna 400 milioni di euro, in Italia solo 60 milioni di euro.
Nel nostro paese le aziende assicurative sono aperte alla collaborazione, ma prediligono ancora sviluppare internamente la maggior parte delle soluzioni, ricorrendo solo in maniera marginale all’investimento in startup insurtech: infatti solo il 22% delle compagnie ha effettuato almeno un investimento nei primi 6 mesi del 2021 (19% a fine 2020), mentre il 66% ha avviato almeno un progetto interno (63% a fine 2020) e l’80% ha realizzato almeno una partnership con start up o altri player dell’innovazione (75% a fine 2020).
Inoltre, “nella prima parte del 2021 le compagnie assicurative italiane denotano una forte inerzia negli investimenti in startup e Pmi Insurtech, con ben il 58% di esse che non ne ha effettuato nessuno, e il restante 42% che non ha aumentato gli sforzi rispetto al 2020. L’outlook sulla fine del 2021 è però più positivo di quanto era stato dichiarato a fine 2020”, ha spiegato Filippo Maria Renga, Director Observatory Fintech & Insurtech – Politecnico di Milano.
Una strada in questo campo è sicuramente quella del corporate venture capital, che cresce in Italia, ma ancora stenta a decollare. Nell’ambito assicurativo un esempio virtuoso è sicuramente quello di Reale Mutua: “Crediamo fortemente che nella partnership fra azienda consolidata e startup possa nascere un valore reciproco. Noi siamo molto soddisfatti del percorso fatto finora con le startup. Come corporate dobbiamo renderci conto del nostro ruolo per far crescere l’insurtech e in generale l’ecosistema innovativo“, ha sottolineato Andrea Birolo, Head of Corporate Venture Capital – Reale Mutua.
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