Un progetto ambizioso nato per supportare e proteggere, attraverso nuove strategie e nuove tecnologie, grandi e piccole aziende esportatrici. Invenium Legaltech, insieme al mondo delle istituzioni e ad alcuni player innovativi specializzati, apre il primo hub dedicato ala rivoluzione digitale applicata al mondo dell’Export. Il progetto si chiama “Milan as the accessible Hub for Import-Exportech”. In questa intervista rilasciata a Dealflower, il ceo Paolo Colombari (in foto), spiega i motivi che hanno portato la startup a intraprendere questo progetto così sfidante che vuole dare un contributo concreto alle imprese e al Made in Italy.

Cosa è Invenium Legaltech e quali sono i numeri fino ad ora registrati?

Invenium Legaltech è la startup innovativa che nasce dall’expertise di Invenium  – attiva dal 1996 nel credit management internazionale – e da una campagna di equity crowdfunding di successo avviata sulla piattaforma di  Backtowork, conclusa a fine 2021 con raccolta pari a +236% sull’inscindibile. L’obiettivo di Invenium Legaltech è quello della digitalizzazione dei servizi di recupero e gestione del credito internazionale – attraverso strategie giudiziali e tecniche stragiudiziali – ridisegnando i processi di risk management e di pricing e valorizzando le competenze specialistiche di un team di 250 legali e professionisti specializzati.

Cosa vi ha spinto a concentrarvi sul settore del recupero crediti?

Sulla base dell’esperienza di Invenium – maturata grazie a migliaia di mandati di gestione crediti in tutto il mondo per conto di Pmi e di grandi gruppi – è apparsa evidente l’esigenza di rendere accessibili anche al mondo delle Pmi attività di gestione del credito internazionale particolarmente complesse  e costose, spesso utilizzate solo da grandi gruppi strutturati che si affidano a studi legali internazionali. Inoltre, la grande rivoluzione del mondo Npl italiano ha creato uno scenario completamente nuovo, caratterizzato da logiche di efficientamento, di trasparenza, di apertura al mercato dei gestori specializzati. Nuove strategie e nuove tecnologiche che Invenium Legaltech vuole declinare e portare – dal mondo bancario – anche nel settore degli scambi internazionali e – specificamente – nelle attività di recupero crediti esteri. Per questo, nell’aprile 2022, Invenium Legaltech ha lanciato sul mercato la prima piattaforma legal tech dedicata specificamente alla gestione del rischio e del credito deteriorato verso controparti estere: credito che abbiamo denominato Non-Performing Export, una nuova interpretazione dell’acronimo bancario Npe. Questo strumento è in grado di fornire in pochissimi minuti informazioni, strategie, tempi e costi, e di avviare subito attività di recupero crediti in tutto il mondo.

Che potenzialità ci sono per questo settore?

Quasi ogni giorno ci viene detto che il nostro settore è una “nicchia” interessante ma non è una nicchia. L’export vale un terzo del Pil Italia; per due anni l’export ha registrato numeri da record e anche dopo la pandemia la capacità di rimbalzo in capo agli esportatori è stata straordinaria. Sono moltissime le aziende italiane per le quali il mercato interno è diventato solo una quota minoritaria: si tratta spesso delle aziende più intraprendenti, ma che rischiano più di altre. Per questo motivo crediamo che questo settore meriti la massima attenzione da parte del mondo dell’innovazione, sia per quanto concerne il tema della tutela del credito che quello dei processi di gestione delle esportazioni, in aree davvero molto diversificate.

Invenium Legaltech sta per lanciare il progetto in Mind. Di cosa si tratta?

Il progetto si chiama “Milan as the accessible Hub for Import-Exportech“. Abbiamo già raccolto interesse e piena disponibilità di molti player innovativi – alcuni di dimensioni veramente significative – per creare il primo HUB dedicato all’innovazione tecnologica applicata all’Export. Abbiamo creato una parola nuova, “Import-Exportech“, per descrivere la gamma di servizi tecnologici in grado di rispondere al need, al complesso di bisogni che ogni importatore ha nel corso della sua attività. In genere si parla di Export digitale riferendosi al digital marketing, alla presenza sul web, oppure ancora alla vendita di prodotti e servizi online: il  tema è più ampio.

Quale è quindi il valore aggiunto?

L’esportatore deve affrontare rischi di credito, come per esempio non essere pagato regolarmente dalla controparte; rischi connessi al sistema paese, all’ordinamento giuridico, al rischio di cambio, alla possibilità di truffe o di alterazione dei documenti. Una parte di questi rischi sono gestiti dalla nostra web app ma sappiamo che molti player innovativi hanno un forte focus  – e una forte competenza – su temi che esorbitano dal nostro core business. Per questo, grazie al supporto di Fabrick e di Fintech District (Sella) abbiamo avviato un progetto in Mind nel quale implementeremo un processo di analisi del  mercato, dei bisogni, delle criticità, insieme a tutte le istituzioni e i player innovativi che si dedicano specificamente al mondo export. Ringraziamo in particolare Aice (Associazione Italiana Commercio Estero), Elta (European Legal Tech Association), Canale Fintech di Banca d’Italia per i supporti informativi forniti, player innovativi come Creditsafe, Ebury, Notarify (ma anche fondi di litigation funding, grandi marketplace, studi legali internazionali, startup attive nel mondo dell’intelligenza artificiale applicata ai processi di esportazione).  È un progetto aperto, nel quale siamo sicuri che altre istituzioni e altri player innovativi aderiranno per creare finalmente il focus tecnologico che il settore import-export merita.

Quali sono i punti di forza?

Il progetto che abbiamo aperto in Mind, “Milan as the accessible Hub for Import-Exportech” è un format che potrà essere replicato anche in altri contesti internazionali. Come in altre aree strategiche (healthcare, pharma, food) stiamo assistendo ad una vera e propria rivoluzione: anche questo momento di integrazione, di analisi, di innovazione tecnologica potrà avere forti effetti benefici sui processi di internazionalizzazione, incrementando la competitività e rinforzando il sistema. E non dimentichiamo che tutelare il credito corporate, il credito degli esportatori, vuol dire tutelare l’equilibrio del sistema bancario e finanziario: se, per ipotesi, crollasse di colpo tutto il settore dell’export, il nostro sistema non reggerebbe. Per questo invitiamo tutti i player bancari e fintech a ragionare insieme su una “tutela di secondo livello” del loro credito: proteggere il credito degli esportatori infatti vuol dire proteggere il credito della banca, in una nuova logica proattiva verso le indicazioni della vigilanza europea. Occorre quindi un focus importante sul “Non-Perfoming Export”.

Che ruolo possono giocare il legaltech e il fintech per l’export delle Pmi?

Un ruolo importante. Per quanto questa frase possa apparire esagerata, “tutto diventa credito”. Tutelare il credito ed elaborare nuovi strumenti Fintech dedicati agli esportatori e pienamente accessibili vuol dire accelerare lo sviluppo della parte più dinamica delle imprese italiane, fornire nuovi strumenti di gestione del rischio, proteggere gli equilibri finanziari e di sistema.

 

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