La Federal Reserve (nella foto di copertina, il presidente Jerome Powell) ha annunciato il raddoppio del tapering. La progressiva riduzione del ritmo degli acquisti di titoli salea 30 da 15 miliardi di dollari al mese. Rispettate, dunque, le attese del mercato.

I tassi sui Fed Funds sono stati mantenuti stabili, nel range 0-0,25%. Ma sono previste tre strette nel 2022.

Le borse hanno reagito positivamente. Wall Street ha visto l’indice Dow Jones crescere dell’1,08% e il Nasdaq del 2,15%. L’indice Nikkei di Tokyo è avanzato del 2,13%. L’Europa vede tutte le piazze col segno più: Milano sale di oltre un punto percentuale, Francoforte dell’1,6% circa, Parigi dell’1,5% e Madrid dell’1,3%.

Tapering completato a marzo

Powell, durante la conferenza stampa che ha fatto seguito alla riunione del Fomc, ha detto che “se le cose procedono come da attese, siamo a due meeting dal completamento del tapering“. La chiusura della fase di acquisti netti di titoli Usa, pertanto, dovrebbe completarsi per la riunione del 15 e 16 marzo. Sull’ipotesi che si possano decidere rialzi dei tassi prima del completamento di questo tapering, “non mi attendo che avvenga”, ha risposto il numero uno della banca centrale di Washington.

La Fed ha limato la proiezione di crescita economica del Paese al 5,5% quest’anno, ma ha incrementato la stima sul 2022 al 4%. L’economia Usa dovrebbe rallentare ulteriormente nel 2023, con un Pil in aumento del 2,2%, e nel 2024 (+2%).

L’inflazione, secondo le stime della banca Usa, quest’anno dovrebbe attestarsi al 5,3% nel 2021, scendendo al 2,6% l’anno prossimo, al 2,3% nel 2023 e al 2,1% nel 2024. Insomma, nelle previsioni c’è la conferma che la fiammata di quest’anno è temporanea, ma che ci sarà un effetto trascinamento per il successivo triennio, con l’indice dei prezzi al consumo destinato a restare sopra il 2%.

Powell ha spiegato che l’inflazione “certamente non è quella a cui puntavamo”. Se, però, si considerano i progressi verso il raggiungimento dell’obiettivo della massima occupazione (uno dei due target primari della Fed, oltre al controllo dell’inflazione tramite le leve monetarie), i mercati vedono il bicchiere mezzo pieno. L’economia è destinata a frenare ma a proseguire nel percorso di ripresa post-Covid. L’inflazione, che nel 2021 ha i connotati cattivi connessi alle strozzature nelle catene di fornitura e ai rincari dei beni energetici, dal 2022 dovrebbe tramutarsi in buona, ovvero un incremento dei prezzi legato alla maggiore propensione ai consumi di quanti hanno un posto di lavoro e salari migliori.

Stretta monetaria nel 2022

Per far sì che l’inflazione torni sotto controllo la Fed varerà tre rialzi dello 0,25% l’uno dei Fed Funds nel 2022, secondo le previsioni di dodici banchieri membri del Fomc, la maggioranza. Cinque banchieri stimano due strette e un membro del Fomc un solo aumento dei tassi.

I futures sui Fed Funds prezzano pienamente un primo incremento dei tassi di 25 punti base a maggio 2022.  La mediana delle previsioni vede il tasso di interesse chiave overnight aumentare dall’attuale livello vicino allo zero allo 0,90% entro la fine del prossimo anno, per proseguire con un ciclo di strette che lo porterebbe a salire all’1,6% nel 2023 e al 2,1% nel 2024.

Le mosse della Fed mettono pressione sulla Bce. Oggi si riunisce il consiglio dei governatori. Alle 13:45 saranno comunicate le decisioni di politica monetaria. Alle 14:30 è in calendario la consueta conferenza stampa di Christine Lagarde. Francoforte deve decidere se confermare a fine marzo 2022 la conclusione del programma di acquisti di titoli anticrisi Pepp ed eventualmente dare indicazioni su cosa farà successivamente. Lagarde ha più volte ribadito che nell’area euro bisogna mantenere lo stimolo monetario, aggiungendo che l’inflazione ha natura transitoria.

Il rischio è che la fuga in avanti della Fed crei uno squilibrio fra Stati Uniti e zona euro, spostando ingenti masse di capitali verso asset class che beneficiano della stretta monetaria varata da Washington.

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