Michela Rubegni è una donna che sembra aver avuto le idee chiare da sempre. Sa cosa vuole dal lavoro: che la stimoli e la faccia crescere professionalmente. E anche ciò che dovrebbe spettarle di diritto: pari condizioni di carriera e retributive rispetto ai colleghi maschi e la reale possibilità di conciliare carriera e vita privata.

Oggi Rubegni ricopre il ruolo di marketing director EU di Alibaba.com, la piattaforma di commercio per aziende più grande al mondo, e ha molto da raccontare in tema di innovazione, qualità che servono alle leader e ai leader del futuro, nonché di empowerment femminile. Per queste ragioni anche lei sarà tra le speaker di Women X Impact Summit 2023 l’evento che si svolgerà a Bologna a FICO Eataly World dal 23 al 25 novembre 2023 di cui Dealflower è media partner.

Di cosa parlerai nel tuo speech a X Women Impact Summit 2023?

Affronterò il tema del cambiamento che nel mio percorso professionale è sempre stato un leitmotiv. Ho infatti avuto la possibilità di misurarmi con diverse realtà professionali spinta dal desiderio di mettermi alla prova. E l’ho fatto anche a costo di uscire dalla mia zona di  comfort perché volevo crescere professionalmente, acquisendo nuove competenze grazie al contatto con persone e ambienti sempre nuovi. 

Secondo te le donne sono più o meno propense degli uomini al cambiamento?

Non c’è una differenza nella propensione ma noi donne siamo vittime del pregiudizio che ci fa credere di dover essere perfette prima di fare qualsiasi cosa. Gli uomini mandano, infatti, l’application per un posto di lavoro anche se hanno solo il 20% delle competenze richieste, mentre le donne devono raggiungere almeno l’80% altrimenti non osano inviarla. Il risultato è che finiamo per intraprendere il cambiamento solo se sentiamo di meritarlo ma ciò crea un circolo vizio di aspettative che finisce per paralizzare. 

Perché hai scelto di partecipare a X Women Impact Summit?

Vorrei portare un racconto che possa essere utile agli altri visto che all’inizio della mia carriera avrei voluto avere qualcuno che mi prendesse per mano e mi desse un esempio da seguire per raggiungere i miei obiettivi. Una cosa che manca soprattutto nel mondo tech dove le donne sono ancora pochissime. Inoltre ritengo fondamentale fare network perché solo insieme le donne possono attuare un cambiamento.

Hai mai subito discriminazione?

Sì, sia a livello lavorativo sia nel mio quotidiano. Recentemente, per esempio, ho avviato un’attività imprenditoriale e quando io e il mio socio siamo andati in banca a chiedere un prestito, l’operatore che avevamo di fronte si rivolgeva solo a lui, come se io fossi un accessorio. Sul lavoro invece negli ultimi anni la situazione è migliorata ma ancora troppo spesso  sono più le parole che le azioni quelle messe in campo a favore dell’inclusione.

A proposito di azioni concrete: cosa si dovrebbe fare secondo te per migliorare l’occupazione femminile?

Bisogna partire da un dato: l’età media in cui le donne iniziano a fare figli è 35 anni. Un numero che racconta come manchi il coraggio o la possibilità di farli prima perché il messaggio che passa è che se rimani incinta la tua carriera subirà una battuta di arresto. Bisogna cambiare questa narrazione accrescendo le tutele per le donne che rientrano a lavoro e aumentando il tempo della paternità. Se infatti una donna sente che sta correndo la stessa corsa di un uomo e che ha una rete di supporto allora sarà anche libera di non dover scegliere tra famiglia e lavoro.

Quali sono le qualità e le skill oggi imprescindibili nel mondo del lavoro?

Lavoro per un’azienda cinese che non adotta strategie di lungo periodo ma che ha un approccio distruttivo: facciamo e rifacciamo continuamente i piani. Direi quindi che la prima skill da possedere è l’adattabilità, a cui si devono aggiungere la curiosità e l’empatia. La curiosità è quella che ti porta a voler imparare da chiunque: dall’ultimo arrivato in azienda fino al collega più anziano. Mentre l’empatia aiuta a capire le necessità dell’altro così da tradurle in prodotti e servizi.

Che cosa serve oggi per essere leader ed esercitare la leadership?

La figura del leader ‘distante’ che si limita a raccogliere i risultati non è più attuale né strategica per l’azienda che ha invece bisogno di qualcuno che operi soprattutto attraverso l’esempio. 

Un leader inoltre dovrebbe tenere conto del fatto che le nuove generazioni sentono molto distanti da sé gli obiettivi di fatturato e di vendite che sono, per così dire, il linguaggio delle imprese. Spetta quindi a lei o a lui tradurre tutto questo in un piano motivazionale personale fatto di obiettivi di crescita, supporto allo sviluppo di determinate skills e affiancamento nella risoluzione dei problemi.

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