La vittoria dell’Italia ai campionati europei di calcio non pare eccitare gli investitori di Piazza Affari. Tra il 12 e il 13 luglio l’indice ha fatto il pendolo, confermandosi sopra quota 25.000 punti, livello tecnico e psicologico importante.
I mercati stanno guardando soprattutto alla Federal Reserve. Dalle minute dell’ultima riunione del comitato di politica monetaria, infatti, emerge che c’è una parte dei governatori, un’ala di falchi, che vorrebbe cominciare a normalizzare l’azione della banca centrale Usa.
A ciò si aggiunge la crescita, sempre più preoccupante, dei contagi da variante Delta del Covid-19, che, si teme, possa frenare la ripresa economica.
Insomma, ci sono diversi motivi che spingono il mercato azionario tricolore a non esultare con gli azzurri di Roberto Mancini, che ieri, a Wembley, hanno conquistato il titolo, battendo ai calci di rigore l’Inghilterra.
Guardando al passato, però, possiamo cercare di immaginare se il trionfo della Nazionale avrà un impatto positivo sul mood degli investitori. E i benchmark di confronto non mancano, dato gli azzurri sono arrivati più volte all’ultimo atto di una competizione, Europei e Mondiali.
La serie storica del FTSE Mib parte dal 1975, quindi non possiamo sapere cosa accadde dopo i mondiali del 1934 e del 1938 e nemmeno dopo il 1968, sino a ieri unico successo della Nazionale in Europa. E nemmeno possiamo dire come si comportò Piazza Affari dopo la sconfitta, netta e inequivocabile, contro il Brasile nel 1970.
1982, l’anno di Pablito Rossi
Partiamo dal 1982, la vittoria che tutti coloro che hanno più di quarant’anni ricordano con più gioia. L’anno di Pablito Rossi (e di Enzo Bearzot in panchina, dell’urlo di Marco Tardelli, del presidente Sandro Pertini che si sbraccia sulle tribune del Bernabeu e di tante altre emozioni) si chiuse con 148 società quotate su Mta, sette in più dell’anno precedente. Un bell’incremento, anche in considerazione del fatto che l’anno seguente, 1983, salirono appena a 150. Il FTSE Mib Italia storico chiuse il 1982 a 2.521 punti, in netto calo rispetto ai 2.935 del 1981; piccola ripresa nel 1983: 2.852 punti. Da notare soprattutto il crollo della capitalizzazione del listino nel 1982: si scese a 18,619 miliardi da 23,562 miliardi del 1981, per risalire a 22,592 miliardi nel 1983.
1994, il rigore di Baggio
Balzo al 1994, l’anno della sconfitta della Nazionale di Arrigo Sacchi contro il Brasile. Fatali, in quel caso, i calci di rigore. In particolare, tutti hanno negli occhi l’errore di Roberto Baggio, campione considerato infallibile dal dischetto. Nel 1994 le società quotate su Mta erano 223, una sola più dell’anno precedente. Nel 1995 il numero delle quotate scese a 221. L’indice FTSE Mib Italia storico chiuse il 1994 a 9.813 punti, in crescita moderata rispetto ai 9.500 punti del 1993. Nel 1995 l’indice calò a 9.138 punti. Simile l’andamento della capitalizzazione.
Il salto quantico di Piazza Affari avviene tra 1996 e 1998, quando l’euforia dell’era clintoniana è all’apice.
2000, la beffa francese
Nel 2000 l’Italia, guidata in panchina da Dino Zoff, si gioca la finale dei campionati europei con la Francia. Pare fatta, ma invece il sogno svanisce nel finale di partita e poi ai supplementari. In quell’anno, siamo in piena Internet-mania, le società quotate su Mta sono 282, con un incremento netto rispetto al 1999 (253). L’esplosione della bolla di Internet (della speculazione finanziaria, ovviamente, non certo della tecnologia) fa sì che le società quotate su Mta resteranno 282 per i due anni successivi, per poi calare sino al 2006. L’indice FTSE Italia storico nel 2000 tocca quota 29.681 punti, in netto rialzo rispetto al 1999 (28.169 punti). L’esplosione dell’Internet-bubble farà precipitare l’indice a 22.232 punti nel 2001 (che è anche l’anno degli attentati dell’11 settembre). Da notare che la capitalizzazione raggiunta nel 2000 (818,384 miliardi) resta tuttora il massimo storico di Piazza Affari.
2006, la vendetta sui cugini
L’Italia del pallone torna a vincere nel 2006, l’anno in cui il mondo pare essersi messo alle spalle il grande terrore di Al Qaeda e Osama bin Laden. Gli azzurri guidati da Marcello Lippi in panchina vincono i Mondiali, superando la Francia ai rigori. In mezzo c’è la testata di Zidane a Materazzi, uno dei gesti più iconici nella storia dello sport. Quell’anno le società quotate su Mta sono 285, molte più rispetto al 2005 (264). Ma nel 2007 si assisterà a un’ulteriore accelerazione: 306. L’indice FTSE Mib Italia storico chiude il 2006 a 31.005 punti: una vetta che non è stata più toccata da allora. Nel 2005 l’indice si era fermato a 26.056 punti. Nel 2007 il ritracciamento fisiologico lo portò a 28.525 punti.
Il 2008 segna il ritorno della Grande Paura, non più sotto forma di attentati terroristici, ma con la crisi dei mutui subprime e il crack di Lehman Brothers. Il mondo finisce sull’orlo di un abisso finanziario irreversibile. Di fatto, l’Italia non si è mai risollevata da quel tracollo, prima finanziario e poi economico.
2012, la Spagna ci mata
Nel 2012, con Cesare Prandelli, l’Italia torna in finale di un campionato europeo. Ma la Spagna è di un’altra categoria: finisce 4 a 0. Quell’anno le società quotate su Mta sono 296, otto in meno rispetto al 2011. Il numero scenderà a 290 nel 2013. Il 2012 si chiude con un indice FTSE Mib Italia storico pari a 13.512 punti, in crescita rispetto all’anno precedente (12.259 punti). Nel 2013 si assisterà a un balzo sino a 16.048 punti. Merito della vittoria spagnola? No, merito di un italiano: il 26 luglio 2012, infatti, l’allora presidente della Bce, Mario Draghi, pronuncia la celeberrima frase “whatever it takes”, che sbarra la strada all’ipotesi, sino a quel momento tutt’altro peregrina, che la crisi del debito sovrano ponesse fine all’area euro.
E ora?
E arriviamo al 2021. L’Italia vince finalmente gli Europei, che inseguiva dal 1968. L’indice FTSE Mib viaggia oltre quota 25.000 punti. Il 2020 è andato in archivio con l’indice a 20.310 punti. Ma ricordiamo che nel marzo del 2020 l’indice era precipitato sino a 15.314,77 punti. E’ probabile che l’indice chiuderà sopra i livelli del 2020, ma quanto sopra dipenderà dall’evoluzione della pandemia e dall’atteggiamento delle banche centrali.
Cosa raccontano le statistiche? Innanzitutto, Mondiali ed Europei si disputano d’estate (non sarà così in Qatar, per ovvie ragioni climatiche), quindi l’impatto sull’umore degli investitori lo si può apprezzare nell’ultima parte dell’anno e forse ancora di più l’anno successivo.
Tendenzialmente, con l’eccezione notevole del 1982, le vittorie degli azzurri a Piazza Affari vengono accolte meglio delle sconfitte in finale. Quindi, potremmo aspettarci un’ultima parte dell’anno positiva, se non proprio euforica.
Una cosa è certa: che sia numero uno della Bce o presidente del Consiglio, Mario Draghi per i mercati è immensamente più rilevante di Roberto Mancini.
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