La trasformazione ecologica delle aziende, pur avendo un potenziale di investimento di 20,6 miliardi di euro, potrebbe mettere in serie difficoltà molte imprese italiane. A sostenerlo è l’indagine “Il rischio di transizione nel sistema produttivo italiano”, condotta da Cerved. La ricerca consente di collocare tutte le imprese italiane in una classe di “rischio di transizione”.
Il report evidenzia più precisamente che attualmente 35 mila società italiane non sarebbero in grado di reggere l’urto degli investimenti necessari a riconvertire i processi di produzione, per uniformarsi agli obiettivi europei di emissioni zero al 2050. Si tratta del 5% delle imprese finite sotto la lente dell’indagine, che ha analizzato un campione composto da 683 mila società di capitali.
Una riconversione fatale?
Per circa 57 mila società, pari al 8,4% del campione, i processi di riconversione richiederanno ingenti investimenti. La problematica è che queste imprese, che danno lavoro a 1,3 milioni di addetti, concentrano 285 miliardi di euro di debiti finanziari, poco meno del 31% di tutto il sistema delle imprese.
Di questo gruppo, a presentare una particolare situazione complessa, sono le già citate 35 mila imprese. Queste, stando agli score di rischio creditizio e ai bilanci, non avrebbero i fondamentali necessari per sostenere gli investimenti senza compromettere il proprio equilibrio finanziario.
Agricoltura e energy i settori più a rischio
Da notare come le imprese più a rischio rientrino nei settori a maggiori emissioni, come quelli legati all’estrazione, lavorazione e commercializzazione di combustibili fossili, alla produzione di energia elettrica da fonti non rinnovabili, all’industria pesante, alla filiera agricola.
Più precisamente la maggiore presenza di imprese a rischio di transizione si registra nell’agricoltura (89,4%), seguita dall’energia e dalle utility (61%)
I fattori geografico e dimensionale
La situazione è differente non solo in base al settore, ma anche alla dimensione dell’impresa e al territorio in cui opera.
Cerved, infatti, rileva che l’incidenza delle società a rischio è pari al 16,5% per le imprese con oltre 250 addetti e scende al diminuire della dimensione. La medesima tendenza si registra anche per l’incidenza dei debiti finanziari, che tocca il 37% nella fascia delle grandi imprese, contro quote tra il 16 e il 20% tra le Pmi e le micro.
C’è poi il fattore geografico: nel Mezzogiorno, le attività messe a rischio dalla transizione sono il 10,3% e coinvolgono circa 322 mila addetti. Più ridotti i dati relativi alle altre aree, con il 9% delle società del Nord-Est, il 7% Nord-Ovest e il 7,6% del Centro.