“La transizione energetica è un percorso non necessariamente lineare, che oggi deve tenere conto anche di un tema che si è affacciato con potenza nel mondo con il conflitto russo-ucraino, quello della sicurezza energetica”, afferma Marco Marsili, country manager di Shell in Italia. “Ma, a parte l’evento imprevedibile come quello del conflitto, credo che la energy transition sia stata oggetto in passato di una eccessiva semplificazione, come se il vecchio sistema energetico potesse essere smantellato nel giro di pochi anni e sostituito automaticamente da un altro modello. La realtà è un’altra. Il processo è e sarà graduale, frutto di una combinazione di soluzioni diverse, in cui gli idrocarburi convivranno ancora. Shell sta facendo la sua parte, come consapevole business player con un ruolo di responsabilità sociale importante”.

Marsili, 53 anni, ha trascorso gli ultimi venti all’estero tra Regno Unito, Paesi Bassi, Medio Oriente, Stati Uniti e Brasile, sempre lavorando in Shell. “Sono tornato in Italia nel 2020, in piena pandemia, e, nonostante il periodo, ho trovato un Paese in trasformazione, dinamico, con un approccio avanzato rispetto alla transizione energetica”. Shell, che ha registrato un fatturato di 381 miliardi di dollari nel 2022, ha dichiarato l’obiettivo di diventare una compagnia a emissioni nette pari a zero entro il 2050. “Anche se – puntualizza Marsili – con l’attuale assetto mondiale credo che l’asticella del rispetto di queste tempistiche sia più sfidante per tutti”.

Qual è stato il primo passo una volta rientrato nel nostro Paese?
Per prima cosa ho puntato sulla conoscenza delle persone, sull’ascolto e sulla condivisione di quelle che ritenevo essere le opportunità per la nostra azienda. È stato importante lavorare sulla consapevolezza e sulla comunicazione, sia interna che verso interlocutori esterni e partner. È stato fondamentale trasmettere il nostro processo di evoluzione da compagnia petrolifera tradizionale a compagnia energetica integrata, il nostro rinnovato ruolo di Energy player per il Paese e di Energy partner al fianco dei clienti per sostenere i loro percorsi di decarbonizzazione. Parlo di percorsi proprio perché ciascuna azienda necessita di soluzioni ad hoc e spesso anche di mix energetici rispetto al settore industriale di rifermento.

Come si traduce in pratica questo passaggio?
In Italia da oltre 100 anni siamo attivi su diversi fronti: con business tradizionali come l’esplorazione e la produzione di idrocarburi nei due più grandi giacimenti on-shore d’Europa (esclusa la Russia), con la produzione e commercializzazione di lubrificanti per automotive, trasporto e industria, con soluzioni avanzate per la gestione delle commodities energetiche, come gas naturale ed energia elettrica, soluzioni per la transizione energetica come la fornitura di energia elettrica rinnovabile tramite Power Purchase Agreements (PPAs), CO2 offset, garanzie di origine.
Nel 2019 abbiamo aperto in Italia una linea di business dedicata alle rinnovabili, acquisendo lo scorso anno il 100% di Solar-Konzept Italia, società specializzata nello sviluppo di progetti fotovoltaici, che ci ha permesso di incrementare i piani di sviluppo solare nel nostro Paese arrivando a una capacità totale di circa 2 GW e circa 50 progetti in pipeline, 20 dei quali già autorizzati e alcuni già in fase di costruzione. Siamo infine tornati nel settore mobility per accompagnare la trasformazione del mondo dei trasporti. Guardiamo al futuro costruendo anche collaborazioni per lo sviluppo di tecnologie, quali idrogeno e biometano, consapevoli del fatto che, come dicevo prima, gli idrocarburi avranno ancora un ruolo: servono per soddisfare il fabbisogno energetico attuale e per indirizzare risorse finanziarie da investire nelle rinnovabili. Ultimo elemento, l’implementazione e l’integrazione di tutte queste attività ci ha permesso di coinvolgere attivamente diversi team valorizzando risorse umane preziose nella nostra organizzazione, molti colleghi hanno visto ampliare rapidamente le proprie opportunità di crescita professionale in azienda.

Che ruolo sta giocando l’Italia?
L’Europa è all’avanguardia nella transizione energetica e l’Italia è in linea con un approccio che sposa innovazione e pragmatismo. Shell sperimenta modelli a livello globale e poi li declina in base alle caratteristiche e alle esigenze delle diverse realtà geografiche. Il nostro Paese non fa eccezione ed è un mercato rilevante per il Gruppo. In Italia, oltre allo sviluppo delle rinnovabili, vedo ampio spazio per la crescita e la trasformazione del settore mobilità dove siamo presenti grazie alla collaborazione strategica con PAD Multienergy che riporterà il nostro brand su 500 stazioni di rifornimento e di ricarica. Siamo ormai prossimi a tagliare il traguardo dei primi 100 punti vendita e siamo molto soddisfatti di questo risultato considerando che la firma della collaborazione risale solo a un anno fa. Un ruolo importante nel mercato è ricoperto dai clienti che in qualche modo guidano la domanda del mercato stesso. Il cliente industriale italiano è nella fascia medio-alta, attento alla sicurezza e alla sostenibilità energetica ma anche consapevole che senza sostenibilità commerciale niente dura nel tempo.

È un’Italia dove Nord e Sud si muovono a velocità diverse?
Nel nostro settore, quello energetico, direi di no. Vedo una imprenditorialità diffusa e interesse verso le molteplici soluzioni energetiche e le nuove tecnologie. Le sfide sono spesso comuni, questo lo appendiamo dai nostri interlocutori anche a livello regionale. Gli uffici amministrativi hanno vissuto da nord a sud un notevole incremento del numero di richieste e autorizzazioni per accedere alle risorse energetiche di cui il nostro Paese è ricco. Con l’obiettivo di vedere l’Italia tra i Paesi di successo sui temi della Transizione energetica, noi auspichiamo interventi sulle procedure per la razionalizzazione, iniziative volte a sostenere il rafforzamento delle competenze e degli uffici, di coloro che le pratiche le devono analizzare e processare. Siamo pronti a portare il nostro contributo valorizzando l’esperienza maturata in mercati globali.

Hai detto che “Vince chi sa immaginare il futuro”. Come immaginate il futuro in Shell?
Non possiamo aspettare che le cose accadano per poi gestirle con misure urgenti e di breve termine. Bisogna osservare, sviluppare idee, progettare, collaborare con istituzioni, investitori, aziende e privati. Lo studio e l’analisi sono fondamentali per formulare scenari utili come modelli su cui basare la programmazione e possibili investimenti. È l’unico modo per mettere a punto piani a lungo termine, come devono essere quelli di una compagnia come la nostra. Il Gruppo Shell, ad esempio, sviluppa scenari energetici da oltre 50 anni con un team dedicato: gli scenari descrivono possibili mondi futuri e prospettive che ci aiutano nelle scelte in tempi di incertezza e transizione. Non rappresentano la nostra strategia e sono documenti accessibili a terzi che si basano su assunzioni, modelli, dati e approfondimenti dei nostri esperti. Possiamo sintetizzare in questo modo alcuni passaggi chiave dell’ultima pubblicazione: la sicurezza energetica sarà un tema sempre più dominante nel mondo, il sistema energetico continuerà il percorso di decarbonizzazione, quanto velocemente è una delle domande aperte. Il filo rosso sarà l’utilizzo di idrogeno e bioenergie, anche se potremmo assistere da un lato a un maggiore uso di combustibili liquidi per sostituire gli idrocarburi in settori difficili da decarbonizzare, come quello del trasporto aereo, dall’altro a un maggiore utilizzo commerciale delle biomasse in settori come quello industriale. Giocheranno una partita a sé la Cina, anche rispetto a risorse come il carbone, mentre altri Paesi, i cosiddetti surfer, cercheranno di prendere il meglio di ogni opportunità.

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