Un incontro amichevole e positivo. per quanto può esserlo nel momento in cui le due parti continuino a trovarsi in pieno disaccordo.
Sarebbe andata così in buona sostanza la chiacchierata di Parigi avvenuta giovedì 8 febbraio tra l’amministratore delegato di Tim Pietro Labriola e i massimi rappresentanti del principale investitore del gruppo, Vivendi.
La società francese di media detiene una quota del 24% del gruppo Tlc. E ha ribadito il pieno dissenso alla decisione di Tim di vendere la rete fissa al fondo statunitense Kkr in un’operazione sponsorizzata dal governo italiano del valore massimo di 22 miliardi di euro. Un disaccordo che si è concretizzato nella contestazione che i francesi hanno presentato in tribunale.
Tim, quali sono i piani di Vivendi?
Vivendi ha iniziato a costruire la sua partecipazione in Tim nel 2015. E secondo quanto riportato da Reuters, ha riportato a Labriola che sta valutando varie opzioni, tra cui la vendita delle sue azioni, al fine di ridurre la perdita di quasi il 75% che il gruppo francese dei media deve affrontare sul suo investimento iniziale.
Vivendi ha ripetutamente chiesto un prezzo più alto per la rete e ha messo in dubbio la sostenibilità delle attività di servizio lasciate indietro nel settore delle telecomunicazioni altamente competitivo del Paese.
Pietro Labriola, che intanto sta lavorando a un nuovo piano industriale, è alla ricerca di un secondo mandato alla guida dell’ex monopolio telefonico, in occasione dell’assemblea chiamata ad approvare il bilancio 2023. In questo senso il presidente Salvatore Rossi ha dato riscontro in merito alle attività preliminari di engagement con i principali azionisti, investitori istituzionali e proxy advisor, e ha presentato la proposta relativa ai criteri di selezione dei candidati, approvata all’unanimità dal Cda.
Sparkle-Mef, a che punto siamo
Dopo aver esaminato l’offerta ricevuta dal Mef per l’acquisto di Sparkle, il Cda di Tim ha definito “non soddisfacente” quanto proposto, dando però mandato al Ceo stesso, Labriola, di negoziare una diversa opzione, con possibili adeguamenti delle condizioni contrattuali.
Alla base dell’accordo, deve rimanere il fatto che Tim mantenga una partecipazione nella società per un determinato arco temporale, supportando la realizzazione del piano strategico.
Sparkle, lo ricordiamo, è l’operatore globale del gruppo Tim, primo fornitore di servizi wholesale internazionali in Italia, secondo in Europa e ottavo nel mondo, con una rete proprietaria in fibra che si estende per circa 540.000 km attraverso Europa, Africa, le Americhe e Asia. Kkr, durante le trattative, aveva valutato Sparkle 600 milioni, mentre il valore di Tim si trovava nel range degli 800 – un miliardo di euro.
Reazione del mercato
Tim guadagna il +1,17% a Piazza Affari nella seduta odierna dopo l’apertura di Wall Street. Il titolo è un fase negativa nel breve periodo, da dicembre a oggi ha perso il 13% circa. Forte lateralità nel 2023, periodo in cui ha oscillato tra 0,327 (doppio massimo) e 0,237 euro per azione. Questa settimana è la peggiore del 2024, con un rosso pari al -5,7%.