Più dei bonos spagnoli. Più del bund tedesco e degli Oat francesi. Persino più di Grecia e Portogallo. Come il Btp nessuno, ovverosia nessun titolo di stato europeo rende più di quello italiano. O, per dirla ancora meglio, la carta italiana è la più colpita dalle vendite sui titoli di Stato europei, tutti peraltro tornati sui livelli precedenti al meeting Bce di settembre (grafico sotto, l’andamento si riferisce al mese di settembre 2023).
Il tasso del decennale italiano sale al massimo di seduta di 4,46% e lo spread con il Bund allarga fino a 178 punti base, con picchi superiori a quota 180 nei giorni precedenti. E così i Btp decennali si avviano a chiudere la settimana con il maggior rialzo dei tassi da inizio luglio. A zavorrare il comparto, le dichiarazioni giunte all’indomani della riunione del board di Francoforte, in cui alcuni consiglieri chiariscono di non illudersi che il rialzo di ieri sia stato l’ultimo. Il mercato ha reagito bene nell’immediato al comunicato stampa emesso dalla Bce, in cui viene specificato che il picco dei tassi sia stato ragionevolmente raggiunto.
Tuttavia, alcune interviste post conferenza stanno leggermente deviando il tiro. La sostanza è: ci fermiamo, ma se c’è bisogno ricominciamo. E così le obbligazioni hanno invertito direzione. Ma anche l’azionario: a pochi minuti dalla chiusura, Milano è sotto la parità dopo un avvio sopra lo 0,6%.
Cosa è cambiato
Il funzionario dell’Eurotower più diretto di tutti è stato Bostjan Vasle, presidente della Banca centrale della Slovenia, in una dichiarazione rilasciata a Bloomberg (qui l’articolo integrale): “Non si può escludere un ritocco del costo del denaro in dicembre”. Parole che seguono quelle del consigliere della Lettonia Martins Kazaks: “Se sarà necessario un altro rialzo, lo faremo”. In aggiunta, c’è anche quanto pronunciato da Christine Lagarde in occasione dell’Ecofin a Santiago di Compostela: “Un taglio dei tassi d’interesse non è nell’agenda della Bce. Non abbiamo deciso, discusso o anche solo pronunciato la parola tagli”, , deludendo alcune attese da parte dei mercati, che scommettevano su un’inversione della politica monetaria restrittiva nella prima metà del 2024.
E sarebbe proprio l’aggressività di queste dichiarazioni ad aver alimentato le vendite, facendo in modo che si tornasse ai livelli precedenti al meeting. Una sorta di inversione rispetto a quanto accaduto giovedì 14 settembre, quando il rialzo dei tassi di 25 punti base della Banca centrale europea, il decimo consecutivo, lasciando intendere che si trattasse dell’ultimo, ha provocato un netto rally per l’equity ma soprattutto per l’obbligazionario europeo, periferie in testa.
Rendimenti: nessuno come il Btp
Alla chiusura dei mercati a conclusione della prima metà di settembre, il Btp decennale rende il 4,46% (grafico sotto) dopo aver toccato il record da marzo superando il 4,5%. A incidere c’è anche la previsione di Morgan Stanley, che vede lo spread a 210 punti entro fine anno a causa di un autunno che si preannuncia “caldo” per il governo Meloni, tra legge di bilancio e crescita ridimensionata per il 2023.
Il bund tedesco ha raggiunto il 2,66%, tornato sui livelli di agosto, stesso andamento per gli Oat francesi il cui rendimento è pari al 3,2%. Sui massimi dell’ultimo mese i Bonos spagnoli, che rendono il 3,7%. I titoli di Stato del Portogallo oscillano tra Francia e Spagna: 3,4%. E poi c’è la Grecia: 4,1%. Questo significa che il decennale ellenico, al momento, è percepito come più sicuro di quello italiano.
Btp, a luglio record debito
Non è finita. Perché a giugno il controvalore del portafoglio di titoli di Stato italiani detenuto da soggetti esteri ha invertito la rotta, risalendo e portandosi al massimo da agosto dello scorso anno. Lo rivelano oggi i dati del supplemento al bollettino ‘Finanza pubblica, fabbisogno e debito’ a cura di Banca d’Italia, che evidenziano un nuovo record storico per il debito delle amministrazioni pubbliche nel mese di luglio, a quota 2.858,601 miliardi di euro.
Tornando al portafoglio esteri, il valore di giugno è pari a 649.439 miliardi dai 627.749 miliardi del mese precedente. In base a calcoli Reuters sui dati di Via Nazionale, la quota in mano ai non residenti sul totale in circolazione risulta pari a 27,3% da 26,8% di maggio. I dati includono i titoli di Stato detenuti da investitori domestici attraverso soggetti non residenti (come gestioni patrimoniali e fondi) e quelli in portafoglio direttamente all’eurosistema (non attraverso Bankitalia) e da banche centrali di altri Paesi.