Un meteorite cade sul piccolo paese di Renazzo, oggi poco più di 6.000 abitanti, vicino Bologna. È il 1824. Ludwig Van Beethoven a Vienna sta per eseguire per la prima volta la nona sinfonia. Giacomo Leopardi pubblica le operette morali mentre nel Regno Unito vengono abrogate le leggi che impediscono l’associazionismo operaio. Di quel meteorite ancora oggi sono conservati dei frammenti all’Università di Bologna. Uno di essi pesa 5 chili. La natura è… insolita. Perché costituita da condriti carbonacee, il materiale più antico e incontaminato che si conosca.
Qualunque oggetto di origine aliena, si sa, spesso viene collegato alla fantascienza. Non possiamo certo saperlo. Però chissà. Forse, quel giorno, qualcosa nel Dna dei Lamborghini cambia, irreversibilmente. Perché con un salto temporale di circa un secolo, il giovanissimo Ferruccio, di lavorare la terra, unica attività della famiglia radicata da tempo a Renazzo, dove a quell’epoca viste le frequenti esondazioni del fiume Reno in quel territorio, non vuole proprio saperne.
Primo di cinque fratelli e nato nel 1916, cresce nel podere familiare. Papà cerca di trasmettergli il legame con la terra attraverso il lavoro nei campi e la cultura agraria e contadina dell’epoca. Nossignori. Non serve a niente. Anzi: contro il volere del padre frequenta l’istituto di formazione professionale “Fratelli Taddia”, fucina di imprenditori a Cento, di cui Renazzo è frazione. Va a lavorare da un fabbro della zona come apprendista. Impara i segreti del ferro e della saldatura. Studia tecnologie industriali a Bologna e per la prima volta mette le mani su un mezzo di trasporto. Auto sportive? Macché. Automezzi dell’esercito. Carri armati. Siamo nei primi anni 30, e la storia del marchio Lamborghini, che nel 2023 ha compiuto 60 anni di storia, di fatto, deve ancora iniziare.
Dai mezzi militari alle auto sportive, passando dai trattori
Altro salto temporale, stavolta di “soli” trent’anni. Ferruccio ha combattuto la guerra, spedito a Rodi, in Grecia, dove si è occupato della manutenzione dei mezzi militari. Torna a casa e intuisce che l’agricoltura rimarrà a lungo la prima attività del paese. Presenta così al pubblico Carioca, primo modello di trattori della sua nuova azienda Lamborghini Trattori, anno di fondazione: 1952, con tanto di avvio alla produzione industriale grazie anche a un grosso prestito dalla banca di Cento, sempre nel Bolognese, proprio tramite il padre, con cui nel frattempo si è riconciliato.
Negli anni 60 produce anche caldaie, Ferruccio. Ormai è un imprenditore affermato e di successo. Si è pure comprato una Ferrari 250 Gt. Però non è per niente soddisfatto e non si tratta di un’imperfezione meccanica. È qualcosa di più. E così si rivolge direttamente al signor Ferrari: come se un cliente si presentasse dal boss in persona per insegnargli il mestiere. Ed Enzo, pilota e fondatore della scuderia di Maranello, non era “pronto” a sentirsi dispensare consigli da un imprenditore 18 anni più giovane di lui. D’altronde Ferrari era già sinonimo di eccellenza. Non c’erano critiche o suggerimenti che potessero tenere.
“Cosa vuol saperne di auto lei che guida trattori?”
A quelle parole Ferruccio non ci vede più. Gira i tacchi. Chiama i migliori tecnici e designer e al Cavallino rampante risponde con il Toro Lamborghini, nome scelto semplicemente per il suo segno zodiacale. Il primo modello si chiama 350 Gtv. Rimane un esemplare unico, il suo stile è troppo avveniristico ma viene presentato al Salone dell’Auto di Torino nel 1963, che poi era l’obiettivo di Ferruccio, e nello stesso anno viene inaugurato lo stabilimento di Sant’Agata Bolognese. Il progetto passa alla carrozzeria milanese Touring, il disegno diventa più classico e la 350 Gt, granturismo da due posti veloce ed elegante: è la prima costruita in serie. Seguono la 400 Gt e la 500 Gt 2+2 presentate nel 1966.
Il primo modello di grande successo è però la P400 Miura, tra le prime al mondo a motore posteriore e all’opposto dei gusti di Ferruccio. Presentata al Salone dell’Auto di Ginevra, rimane in produzione fino al 1973 e viene esposta al Moma di New York a partire dal 1968. Siamo alla fine degli anni 60. Ed è l’inizio della crisi. Travolge soprattutto il comparto automobilistico, ma anche i trattori, complice un grosso ordine in Bolivia che porta via risorse ed energie progettuali. Un colpo di stato annulla tutto e iniziano gli scioperi. L’azienda diventa sempre più sindacalizzata.
Anni 70, Ferruccio lascia. Ed è crisi
La crisi del settore auto è sempre più profonda. Ricorda Tonino, figlio di Ferruccio nato nel 1947, in una vecchia intervista: “Ferrari cedeva alla Fiat per un 5% il pacchetto azionario. Maserati vendeva alla Citroen per due lire. Jaguar vendeva alla Ford. Rolls Royce stava in piedi perché finanziata dal governo britannico. Le case minori morivano tutte”.
Lamborghini è costretto a cedere stabilimenti alla Fiat, trasferisce le fabbriche di caldaie e bruciatori. Ma non basta. Nel 1972 cede il 51% del pacchetto azionario della Lamborghini Auto, travolta dalla crisi petrolifera e dall’austerity. L’anno dopo la Trattori passa alla Same. Si chiude così un’epoca: Ferruccio si ritira a vita privata. Morirà nel 1993.
La maggioranza intanto è passata all’imprenditore svizzero Georges-Henri Rossetti. Si tratta di uno dei periodi più bui del marchio. Il punto più basso arriva nell’agosto del 1978: il tribunale di Bologna pone l’azienda in amministrazione controllata per evitarne il fallimento. Saltano accordi importanti con Bmw e Stati Uniti. I fondi scarseggiano. Lamborghini viene associato a diversi miliardari interessati a rilevarne la proprietà ma non se ne farà nulla. L’unico modello che riesce a sostenere economicamente le sorti della fabbrica è la Countach, ma ovviamente non basta.
Anni 80, liquidazione e rinascita con Lamborghini Diablo
Il tribunale di Bologna accetta i 3,85 miliardi di lire offerti per rilevare la compagnia dai fratelli francesi Patrick e Jean-Claude Mimran, imprenditori dello zucchero. La cessione viene ufficializzata il 23 maggio 1981. La società diventa “Nuova Automobili Lamborghini”. La produzione riprende. I capitali non mancano sotto la guida di Emil Novaro, con Giulio Alfieri direttore tecnico e Ubaldo Sgarzi direttore commerciale. Escono nuovi modelli (Silhouette, Jalpa, il fuoristrada Lm002) ma gli investimenti si concentrano soprattutto sull’ampliamento del mercato: nautica e moto. Nel 1987 viene realizzata nuova Countach Evoluzione firmata da Luigi Marmiroli e Horacio Pagani, entrambi provenienti dal mondo della F1 (Pagani arriva per intercessione di Juan Manuel Fangio) e tra i primi a credere nella tecnologia del carbonio.
Il 1987 è però anche l’anno della cessione dei fratelli Mimran al colosso americano Chrysler. Il risultato della prima collaborazione è il modello Portofino, berlina progettata interamente negli Usa. il marchio fa il suo ingresso in Formula Uno, fino al 1993, con risultati alterni tra motore e, per un anno, una scuderia intera. Viene lanciata la nuova Countach, che conquista critica e pubblico: rimane sul mercato per diciassette anni, con tanto di edizione speciale chiamata 25° Anniversary per il venticinquesimo compleanno, pnendo le basi per la nascita della Lamborghini Diablo.
Progettata da Marmiroli e disegnata da Marcello Gandini, che già aveva realizzato la linea della Countach, viene lanciata nel 1990. Diventerà presto l’unico modello nel listino Lamborghini, affiancata dalla Vt a trazione integrale.
Anni 90, Lamborghini diventa indonesiana
Quaranta milioni di dollari. E Chrysler cede nel 1994 a Megatech, gruppo indonesiano con sede alle Bermuda facente parte della casa madre Sedtco Ltd amministrato da Setiawan Djody, cantante e uomo d’affari, oltre che da Tommy Suharto, figlio dell’allora presidente dell’Indonesia. La compagnia si concentra unicamente sulla Diablo e sul risanamento finanziario. Viene nominato un nuovo presidente: Michael J. Kimberley, ex Jaguar e Lotus. La proprietà dura un anno: già nel 1995 Lamborghini fa cinquina e passa alla V’Power Corporation per il 60% e alla MyCom Bhd, malese, per il restante 40%. Molti dei dirigenti storici danno le dimissioni, tra cui Marmiroli e Sgarzi. Il nuovo presidente è Vittorio Di Capua mentre Massimo Ceccarani subentra alla direzione tecnica.
Fine anni 90 e 2000: nel segno di Audi
L’ultimo passaggio di proprietà è quello, probabilmente, definitivo. Nel 1998 è Audi, gruppo Volkswagen, a subentrare alla compagnia indonesiana: valore dell’operazione 100 miliardi di vecchie lire. Giuseppe Greco subentra a Di Capua. Lamborghini si pone come obiettivo l’ampliamento della propria fascia di mercato e viene consolidata la V10 e sviluppata la V12: nasce così la Murciélago, presentata al salone di Francoforte del 2001. Due anni dopo Werner Mischke, ex direttore tecnico Audi, è il nuovo presidente.
Contemporaneamente ecco la Lamborghini Gallardo, è il 2003, prodotta per dieci anni fino al 2013 in 35 versioni. Si tratta del modello che ottiene il maggior successo di sempre. Nel 2004 il nuovo presidente diventa Stephan Winkelmann. Sei anni dopo Aventator prende il posto della Murciélago e viene festeggiato il cinquantesimo anniversario con la showcar monoposto Egoista mentre la Gallardo viene messa in archivio, lasciando spazio alla Huracan.
Oggi presidente e amministratore delegato è ancora Winklemann: nel 2024 saranno vent’anni dalla sua nomina, escluso il periodo tra il 2016 e il 2020, quando alla guida di Lamborghini subentra Stefano Domenicali, già direttore sportivo della scuderia Ferrari. L’ultima rivoluzione? Lo dice il nome dell’ultimo modello stesso, Revuelto: è la prima ibrida plug-in ella storia di Lamborghini.
I numeri di Lamborghini
Il 2022 è l’anno dei record per la compagnia bolognese. Il fatturato è stato di 2,38 miliardi di euro, +22% rispetto al 2021. Rispetto al 2017 la cifra è più che raddoppiata. Massimo storico per il margine operativo: +25,9%, best in class nel mercato di riferimento e al top del mercato del lusso automobilistico. In tutto 9.200 le vetture consegnate, numero superiore alle 8.405 del 2021 e alle 7.430 del 2020. I dipendenti sono circa 1.500. Oggi la compagnia vale 10 miliardi secondo le ultime stime di Bloomberg mentre il gruppo Volkswagen capitalizza in Borsa circa 80 miliardi. La più rara e costosa Lamborghini al mondo è considerata la Veneno Roadster. Il suo valore stimato è di 3,9 milioni di euro.
L’erede diretto di Ferruccio è Tonino Lamborghini, che ha cinque figli: Ferruccio (ex pilota di moto e attuale vice-presidente e ceo dell’azienda Tonino Lamborghini), Elettra Miura, Ginevra, Flaminia e Lucrezia. La famiglia non possiede quote di Automobili Lamborghini ma ha mantenuto il marchio Lamborghini, sfruttando al meglio i proventi della vendita del settore macchine agricole e delle vetture. L’azienda è attiva nei macchinari industriali, nel riscaldamento, negli investimenti immobiliari real estate luxury e nell’abbigliamento. In tutto Tonino dirige un’orchestra di una ventina di licenze in 12 diversi settori merceologici, per un fatturato di oltre 400 milioni di euro.
Nel 2001 Tonino ha fondato il Museo Lamborghini, seimila metri quadrati attaccato al quartier generale di Sant’Agata con tutti i prototipi e le vetture storiche Lamborghini, e il museo Ferruccio Lamborghini, fondato nel 1995, con sede ad Argelato (Bo) in una ex fabbrica Lamborghini.