Dalle semplici regole mercantili e contabili ai suggerimenti pratici per lo svolgimento dell’attività commerciale. Ma anche quali sono le virtù morali, professionali, etiche, culturali per essere l’imprenditore perfetto. Nonostante il primo trattato de Il libro dell’arte di mercatura sia stato scritto da Benedetto Cotrugli nel 1458, i temi trattati sono ancora strettamente attuali. Nel 2022, infatti, è stata pubblicata l’edizione critica a cura di Vera Ribaudo, con l’introduzione di Marco Vitale e gli scritti Carlo Carraro, Tiziana Lippiello e Fabio L. Sattin (nella foto).

Si tratta della prima edizione con testo in italiano contemporaneo e sempre per la prima volta propone sia il testo originale in volgare sia la versione in italiano contemporaneo, diviso in quattro sezioni. Ne abbiamo parlato con Fabio Sattin, chairman and founding partner di Private Equity Partners.

Di cosa parla il trattato?

Il primo trattato è stato pubblicato più di 100 anni dopo la sua stesura, per poi essere dimenticato per altri 500 anni. Fino a quando abbiamo deciso di realizzare questa edizione critica del testo in originale in volgare. Nonostante l’età, l’opera infatti è di grande attualità, perché identifica i principi fondamentali su cui si deve basare l’attività del commercio. Anticipa di centinaia di anni l’umanesimo imprenditoriale. Ma parla anche dell’etica del mercante, dello stile di vita che deve perseguire, come gestire quella che oggi noi definiamo ‘governance’. Oltre a come si deve vestire, comportare, fino al suo funerale, che deve essere umile e non eccessivo.

In che modo l’opera è rilevante?

Di fatto si tratta del primo manuale di management che io si conosca. Il mercante e umanista rinascimentale Benedetto Cotrugli è considerato da alcuni il fondatore delle discipline economico-aziendali. Dai principi però che l’autore suggerisce per la figura del mercante emerge anche uno sguardo alla società del tempo: quest’ultima, infatti non era la vera responsabile, mentre lo era il comportamento individuale. A oggi, infatti, tendiamo a scaricare sulla società responsabilità che al tempo Cotrugli identificava appartenenti al singolo. Ognuno doveva fare la sua parte: le cose devono essere fatte nella sostanza non solo nella forma.

L’attività imprenditoriale è quindi al centro di un contesto molto più ampio. L’imprenditore è visto come uomo universale, che deve essere colto, deve leggere, sapere trattare con tutti e ha una responsabile sociale, ha la responsabilità delle altre persone, non deve mangiare troppo, non deve bere e giocare a dadi e deve essere lucido. La matrice cattolica, appartenente allo stesso Cotrugli, influisce sull’immagine dell’imprenditore che non può imbrogliare, non tenere fede alla parola data, ma deve avere una famiglia e rispettare i propri figli.

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