Primo fatto: a inizio mese un’indiscrezione di Mf- Milano Finanza – che riporto come tale, in attesa di maggiori informazioni – riportava la contrarietà dei consigli di amministrazione delle casse di previdenza azioniste in Cdp Equity, e in particolare di Cassa Forense (avvocati), Enpaia (lavoratori agricoli), Inarcassa (ingegneri e architetti) e Cnpadc (commercialisti), all’acquisto del 30% della società controllata da Cassa depositi e prestiti come parte del piano annunciato qualche settimana fa.
Secondo quanto risulta al quotidiano, a far dire no alle casse ci sarebbero stati alcuni aspetti in questa cessione, che rientra nel piano di dismissioni pubbliche da 20 miliardi di euro indicato nella Nadef, come ad esempio il ticket d’ingresso minimo di 250 milioni, giudicato troppo elevato, e la scarsa tempestività poiché le asset allocation sono già state fatte.
Secondo fatto: a fine ottobre, allo scadere del termine per depositare le azioni per partecipare all’assemblea di Mediobanca, che si è tenuta lo scorso 28 ottobre, è apparso un nuovo soggetto, cioè l’Enpam, l’ente di previdenza dei medici, che ha costruito una posizione pari all’1,2%. La mossa serviva ad avere voce in capitolo nella scelta del nuovo cda e l’Enpam ha appoggiato la lista presentata dall’azionista di peso Delfin, sconfitta però da quella del board uscente.
Terzo fatto: sempre un’indiscrezione, in realtà, e sempre di Mf. Le casse azioniste di F2i, e cioè Inarcassa, Cassa Forense, Enpam e Cipag, avrebbero disdettato il patto di consultazione che regola la governance del fondo infrastrutturale. Le casse hanno sottoscritto più di 2 miliardi dei 7 complessivi di equity dei fondi di F2i e stando al quotidiano vorrebbero “verificare che anche la struttura e le competenze del gruppo siano pronte” a una strategia industriale che guarda anche all’estero, come espresso dal Ceo Renato Ravanelli.
Nel giro di meno di un mese, insomma, le casse hanno fatto sentire la propria voce in una serie di operazioni e situazioni particolarmente rilevanti. Il fatto non è nuovo, ma è indubbio che la rilevanza di questi soggetti stia crescendo sempre di più e che questi potrebbero arrivare a essere decisivi nelle partite che contano. D’altronde il risparmio previdenziale intermediato da Casse di previdenza e Fondi pensione a fine 2022 aveva raggiunto 309,4 miliardi di euro, il 16,2% del Pil, di cui 103,8 miliardi di euro fanno capo alle Casse di previdenza. Risorse ingenti che fanno gola a molti, dai soggetti istituzionali ai fondi di private equity. I quali pero dovranno iniziare a fare i conti con la presenza di questi azionisti sempre più “attivisti”, se così si può dire.