Prudenza e Giorgia Meloni. Una volta tanto distanti (finché si sta all’opposizione…). Oggi così tanto vicini. Perlomeno quando si parla di economia e politica internazionale. Sì perché da quando la leader di Fdi è diventata presidente del Consiglio, qualcosa è cambiato. Tante, forse anche troppe le esigenze che la premier ha deciso di rispettare: la tenuta dei mercati finanziari, il dialogo con la Commissione Ue, l’appoggio incondizionato all’Ucraina e, in questo caso, l’approvazione del testo della legge di bilancio in Parlamento senza tensioni con l’opposizione, visto anche il forte ritardo con cui si è arrivati al testo.

Due terzi di manovra in deficit. Il terzo rimasto aumentando qualche tassa. E riducendo altre spese. Priorità alle famiglie e alle imprese, che devono fare i conti con il rincaro energetico. Poche le risorse rimaste per i capisaldi annunciati durante la campagna elettorale. D’altronde, l’obiettivo è durare cinque anni. E quindi, tutto ciò che non è entrato in questa finanziaria, troverà spazio in quella del prossimo anno. Questa è la spiegazione del governo Meloni. Che ha approvato la notte di lunedì 21 novembre il testo della legge di bilancio, poi esposta in conferenza stampa il giorno successivo.

La manovra nel dettaglio: la sorpresa è il bonus Ipo

Trentacinque miliardi di euro. Di cui 21 destinate a prorogare all’anno prossimo (il finanziamento vale per i primi tre mesi 2023) la maggior parte delle misure già in vigore, introdotte dal governo Draghi, a sostegno del paese colpito, come del resto tutta l’Europa, dallo shock dei prezzi legati all’energia. Rimangono i tagli delle accise sui carburanti, ridotte dai 30,5 centesimi attuali a 18,3 centesimi. Confermati i crediti d’imposta per le piccole attività commerciali (potenziati al 35% delle spese, dal 30% precedente) e le imprese più grandi (al 45% dal 40% precedente).

Tra le sorprese il bonus Ipo, tanto voluto e sostenuto dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, agevolazione che favorisce la quotazione in Borsa, incentivando gli imprenditori con un credito d’imposta riconosciuto sulle spese di consulenza delle Pmi che approdano, per l’appunto, sul mercato azionario, con un tetto massimo di 500.000 euro (l’anno scorso era stato abbassato a 200.000 euro). Un provvedimento, istituito dalla Legge di Bilancio 2018, rimasto in bilico fino all’ultimo per il punto interrogativo sulle risorse per finanziario (15 milioni l’anno, 30 milioni per prorogarla per tutto il 2024).

Reddito di cittadinanza, sgravi alle assunzioni Under 36 e cuneo fiscale

Confermato anche il bonus sociale sulle bollette per le famiglie con redditi bassi, con scatto a partire dai 15mila euro, i 14 miliardi rimasti saranno utilizzati quasi esclusivamente per il lavoro e il fisco. Il tanto discusso reddito di cittadinanza verrà abolito nel 2024. Fino ad allora si riduce da 12 a 8 mesi: tanto avranno a disposizione i lavoratori considerati idonei al mondo del lavoro, previa la frequentazione di appositi corsi di formazione obbligatori. Sono previsti sgravi per l’assunzione a tempo indeterminato degli Under 36, con scontri sui contributi da pagare per un massimo di 6mila euro l’anno mentre l’intervento al cuneo fiscale sarà del 3%, a favore dei lavoratori con il reddito più basso, e quindi sotto i 20.000 euro, mentre sarà del 2% per i redditi sotto i 35.000 euro.

Flat tax, via libera di Meloni ma non è quella vera

Rinviata per motivi tecnici dal decreto Aiuti quater perché sprovvista del requisito d’urgenza, l’aumento all’uso del contante è stato inserito nella manovra: confermato il passaggio dai 2mila ai 5mila euro. Capitolo flat tax: due le versioni messe nero su bianco, leggermente riadattate rispetto a quella vera e propria. La soglia aumenta del 15% per gli autonomi, da 65mila euro di reddito annuo a 85mila. Dentro anche la flat tax incrementale, voluta da Meloni e Fdi, da applicare agli aumenti di reddito fino a 40mila euro per gli autonomi, categoria più coinvolta che, va ricordato, è quella che evade più di tutti. Troppo costoso l’azzeramento dell’Iva su pane, pasta e latte, scende però del 5% sui prodotti di prima necessità per l’infanzia (pannolini, omogeneizzati, biberon) e sugli assorbenti.

Infine il nodo delle pensioni. Niente legge Fornero ma quota 103 dal primo gennaio 2023. Una riforma temporanea, limitata al prossimo anno e poi basta. Pensionamento con 41 anni di contributi e 62 anni di età. Senza questo intervento le condizioni per andare in pensione sarebbero state 67 anni di età ed almeno 20 anni di contributi oppure dopo 42 anni e dieci mesi di contribuzione (un anno in meno per le donne) a prescindere dall’età. Sarà aumentato infine l’importo delle pensioni minime a 570 euro: saranno percepiti 45 euro in più al mese, che comprendono anche il meccanismo di rivalutazione per l’adeguamento all’inflazione.

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