Frenata sul risiko della difesa in Italia. Accelerazione sul fronte del consolidamento europeo. Il Ceo di Leonardo Roberto Cingolani ha recentemente raffreddato la pista che dovrebbe portare all’acquisizione di Iveco Defence Vehicles (“troppo prematuro”). Intanto però è sempre più calda la possibilità di un’alleanza sugli armamenti terrestri a livello Ue, dopo la firma da parte di Leonardo stessa con la tedesca Rheinmetall di un memorandum of understanding per la creazione di una joint venture paritetica di respiro europeo, strategica, che mette al centro lo sviluppo dei carri armati. 

Eccolo qui allora il primo passo del risiko legato al settore, che proprio Cingolani aveva auspicato in tempi non sospetti. Si affianca, in questi giorni, a un altro accordo, quello che lega Francia, Germania, Italia e Polonia per lo sviluppo congiunto di missili da crociera lanciati da terra con una gittata superiore ai 500 chilometri.

L’intesa intende colmare una lacuna negli arsenali europei che, a loro dire, è emersa con la guerra in Ucraina. Una lettera di intenti in questo senso è stata firmata dai ministri della Difesa dei quattro stati a margine del vertice Nato di Washington a cui ha presenziato anche il premier Giorgia Meloni.

Leonardo e Rheinmetall, i dettagli dell’intesa

La corsa agli armamenti dunque continua senza sosta. E il consolidamento del settore della difesa non è che la diretta conseguenza. L’intesa tra Leonardo (che nel 2024 è cresciuta in Borsa del 56%, oggi +2,3% sostenuta dalla reazione dei mercati all’attentato di Trump come spieghiamo qui) e Rheinmetall consentirebbe di “conquistare un mercato europeo dei veicoli per la difese da oltre 50 miliardi di euro” parole del numero uno del gruppo tedesco Armin Papperger. Più nel dettaglio mira alla realizzazione e commercializzazionedel nuovo main battle tank e della nuova piattaforma Lynx per il programma Armoured infantry combat system, in seno ai programmi dei sistemi terrestri dell’esercito italiano.

“Un contributo fondamentale verso la creazione di uno spazio della difesa europeo”, ha così commentato Roberto Cingolani. La joint venture avrà sede in Italia e sarà il lead system integrator, prime-contractor e system integrator, in entrambi i programmi italiani ‘Mbt’ e ‘Aics’. Inoltre definirà anche la roadmap per la partecipazione nel futuro main ground combat system europeo.

Non è finita. L’Italia spenderà circa 7,5 miliardi di euro nei prossimi 11 anni per 24 nuovi jet Eurofighter, secondo un documento del ministero della Difesa visionato da Reuters. I jet bimotore supersonici Eurofighter Typhoon sono costruiti da un consorzio tedesco, britannico, italiano e spagnolo, composto da Airbus, Bae Systems e, appunto, Leonardo.

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Roberto Cingolani, Ceo di Leonardo, e Armin Papperger, Ceo di Rheinmetall

 

Carlyle e la banca tedesca Kfw, trattativa con Thyssenkrupp

Non è l’unica grande operazione in corso di studio. La guerra in Ucraina sta ridisegnando il settore della difesa in Europa. L’interesse crescente degli investitori per gli asset della difesa è diretta conseguenza e come effetto domino, Berlino sta aumentando gli sforzi per mantenere il controllo su quella che considera una tecnologia militare chiave.

In questo senso il fondo Carlyle e la banca tedesca KfW sono in trattativa per un’acquisizione congiunta e di maggioranza della divisione sottomarina di Thyssenkrupp. Un affare dal controvalore valutato fino a 1,6 miliardi di euro. Il private equity americano dovrebbe detenere la maggioranza, la banca statale tedesca deterrebbe una minoranza di blocco. Thyssenkrupp, che sta effettivamente portando avanti un processo ‘dual-track’ per Tk Marine Systems, potrebbe decidere per la vendita o lo scorporo della divisione che produce sottomarini, fregate e tecnologia per la ricerca di mine e sensori e avrebbe in tal caso una quota di minoranza.

L’idea della vendita è quella di fare un primo passo (ma Leonardo con Rheinmetall evidentemente ha preceduto tutti…) per creare una piattaforma di consolidamento che potrebbe aprire la strada ad alleanze o fusioni paneuropee in futuro, uno scenario che i manager del settore sostengono da anni. Com’è evidente insomma ci siamo dentro fino al collo. L’accordo dovrebbe esser ufficializzato a settembre, alla fine dell’anno fiscale di Thyssenkrupp. Kfw ha completato un esame preliminare e ora preparando una valutazione più approfondita dell’asset.

Fincantieri tra aumento di capitale e contratti sottomarini

Non solo Germania. L’Italia sta facendo la sua parte. Fincantieri ha già in essere una collaborazione con Tkms ed è al lavoro per sviluppare una collaborazione ancora più stretta, parole pronunciate dal Ceo Pierroberto Folgiero in tempi non sospetti. Ma non solo. Il recente completamento di aumento di capitale da 400 milioni di euro è servito infatti per finanziare, come d’altronde aveva annunciato il Cda lo scorso 20 giugno, l’acquisizione delle attività sottomarine di Leonardo Underwater Armament Systems, un’operazione che valuta l’unità 415 milioni di euro.

Sempre Fincantieri, notizia delle ultime settimane, ha ottenuto la licenza per la costruzione del quarto sottomarino di nuova generazione Nfs per la Marina italiana: valore del contratto 500 milioni di euro. “Il dominio underwater è l’area strategica in cui si giocheranno le sfide fondamentali degli equilibri geopolitici e dell’innovazione tecnologica del futuro”, ha commentato Folgiero.

Pierroberto Folgieri, Ceo di Fincantieri

Jv con Edge e aumenta il target price

Inoltre, sempre nel mese di giugno, Fincantieri ha firmato un accordo con Edge, tra i maggiori gruppi mondiali di tecnologia avanzata e difesa, che formalizza il lancio di Maestral, joint venture creata in ambito della cantieristica navale, basata ad Abu Dhabi con l’obiettivo di cogliere opportunità di progettazione e produzione di navi militari avanzate. Pipeline commerciale di ordini del valore stimato di 30 miliardi di euro, con Edge che detiene il 51% e Fincantieri il 49%.

Mosse che stanno impattando positivamente anche sull’andamento di Fincantieri a Piazza Affari (+13% da inizio anno). Per il gruppo friulano infatti target price elevato a 6 euro da parte di Stifel, banca d’investimento indipendente multinazionale americana, e Intermonte, investment bank, con market cap stimata di 2 miliardi di euro (oggi vale 1,4 miliardi).

Le altre mosse di Leonardo

Alla fine del primo semestre, Roberto Cingolani ha dichiarato: “Abbiamo delle due diligence in corso e siamo abbastanza prossimi a chiudere delle operazioni”. Operazioni possibili anche grazie alle risorse ottenute dalla vendita della propria quota a Seri Industrial del 98% in Industria Italiana Autobus, la più importante azienda italiana costruttrice di mezzi per il trasporto pubblico su gomma, 600 dipendenti e un rosso di 63 milioni di euro, nel 2023 (Invitalia detiene il restante 2%). Il piano industriale di Leonardo per il 2024-2028 punta a rafforzare le attività principali – elicotteri, elettronica e velivoli – investendo nella digitale e nell’Ai, sfruttando le opportunità della cybersecurity e dello spazio.

In questo senso sono 13 i progetti in cui è coinvolta Leonardo selezionati dalla Commissione Ue nell’ambito del programma European Defence Fund 2023, secondo player europeo per numero di progetti vinti, iniziative, che riguardano la maggior parte delle aree tecnologiche, dallo spazio alla difesa aerea all’intelligenza artificiale.

Non è finita. Il via libera della Commissione era stata indicata da Cingolani come priorità per Leonardo prima di concentrare le forze su un eventuale acquisizione di Iveco Defence Vehicles, da qui l’espressione: “I tempi sono ancora prematuri”. Parole che Equita aveva comunque interpretato come “ulteriore conferma del potenziale interesse”, stessa posizione di Banca Akros, secondo cui il manager non ha escluso il deal.

Chen Quingshan e Chang Gui, direttore generale e presidente Foton, con Luca Sra, presidente Truck business unit di Iveco, e Gerrit Marx, Ceo di Iveco

Iveco, contratti militari con il Brasile e risorse tedesche

Il gruppo ha ottenuto 290 milioni di euro tramite un finanziamento Schuldschein, collocamento privato regolato dalla legge tedesca. Prestito suddiviso in due tranche a scadenza tre e cinque anni, entrambe a tasso variabile.

“I proventi saranno destinati al sostegno del fabbisogno finanziario della società, in sostituzione di linee bancarie esistenti. A seguito della forte domanda, il volume target iniziale è stato ampiamente superato e i tassi d’interesse sono stati fissati nella parte bassa della fascia di prezzo” si legge nella nota.

Corsa agli armamenti, un po’ di numeri

Secondo i numeri forniti dall’Alleanza Atlantica, tra il 2022 (anno dello scoppio della guerra in Ucraina) e il 2024 gli investimenti per la difesa sono cresciuti in media del 28,9%, con un picco della Polonia (+90%). Mentre nel nostro Paese i finanziamenti statali sono diminuiti di quasi l’1% anche se il 2024 ha invertito il trend. Sul fronte delle munizioni balzo della Russia, con una produzione 4 volte superiore rispetto alla Nato.

Solo quest’anno la spesa militare tra i Paesi della Nato è cresciuta del 36,9% rispetto a un anno fa. Nel 2022 l’aumento fu del 5,9%. In Europa i paesi che investono il 2% del Pil in spese militari, impegno assunto dagli Stati stessi, sono ormai la maggior parte.

Fa eccezione l’Italia, -0,4% tra il 2022 e il 2024, insieme a Spagna, Portogallo, Belgio, Lussemburgo, Slovenia e Croazia. La media Nato è pari a +28,9%. Complessivamente la spesa militare dei paesi europei membri della Nato è cresciuta arrivando a toccare per quest’anno 430 miliardi di dollari.

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