L’attività di M&A a livello mondiale nel primo semestre di quest’anno ha toccato un nuovo record. Un risultato ottenuto nonostante la variante Delta del coronavirus Covid-19 continui a circolare e a preoccupare popolazioni e governi. Ma la spinta della liquidità è più forte della pandemia.
Dall’ultimo report di PwC “M&A Trends 1H21 Italia & Mondo” emerge un quadro entusiasmante. Tra gennaio e giugno le operazioni di fusioni e acquisizioni sono balzate del 30% in termini di volumi, a quasi 2.500 miliardi di dollari di controvalore.
Si conferma il ruolo trainante del private equity: i fondi hanno realizzato il 38% del numero di operazioni, percentuale che sale al 46% se si considera il controvalore; il peso del private equity si era fermato al 30% guardando al numero di deal e al 34% in termini di controvalore nel primo semestre dell’anno scorso.
Le operazioni annunciate da investitori finanziari per il mercato italiano sono in aumento a volumi rispetto al primo semestre 2020 (35% contro 32%), ma in calo a valori: 37% rispetto al 49% di un anno fa, che includeva i mega-deal Bain Capital-Engineering e Permira-Golden Goose.
Altra conferma per quanto riguarda i settori più appealing: healthcare (+50%) e Tmt (+46%, a oltre 7.600 deal, per quasi 750 miliardi di dollari di controvalore).
Sale il peso sul totale dei deal cross border, che arrivano al 30% circa rispetto a una media degli ultimi quattro anni del 24,7%.

Italia sotto la media mondiale

Buona, in questo contesto mondiale euforico, la performance dell’Italia, che, però, resta al di sotto della media: +19%.

Non cambia sostanzialmente il peso del private equity nell’attività M&A in Italia (35% contro 32% di un anno prima). Emerge un balzo dei deal cross border: 40% contro 31%.

 Il nostro Paese vede risalire la china i settori più penalizzati dal Covid: consumer market (+35,3% a volumi) e industrial manufacturing & automotive (+36% a volumi).
Il valore delle operazioni di T&L (2,3 miliardi di dollari) riflette due deal molto importanti (Astm e Aspi).
Per il settore Tmt, l’attività M&A in Italia ha raggiunto un picco nella seconda metà del 2020, con un numero elevato di transazioni. Complessivamente, gli investimenti in technology coprono circa l’83% del volume di deal sul mercato italiano nel primo semestre di quest’anno.
L’attività M&A nel settore energy, utilities & resources ha registrato un’accelerazione nel 2021 dopo la frenata dell’anno procedente. Power & utilities è stato il segmento più dinamico, catalizzando il 57% del volume delle transazioni e il 74% del valore.
I deal nel comparto dei financial services in Italia hanno sofferto un calo durante la prima metà dell’anno, fisiologico dopo il boom del quarto trimestre del 2020, che aveva visto oltre 60 operazioni e un valore totale superiore a circa 10 miliardi di dollari, dovuto a due deal annunciati da Nexi (Sia e Nets). Durante il primo semestre si è registrata una forte contrazione dell’attività M&A nell’asset e wealth management.
Per il settore health industries, i deal sul mercato italiano hanno visto un incremento dei valori delle transazioni che riflette l’acquisizione di Luminex da parte di Diasorin e quella di Arvelle Therapeutics da parte di Angelini.

Il commento

Emanuela Pettenò (nella foto di copertina), partner PwC Italia e Markets Deals Leader, sottolinea che “la crescente competizione sugli asset più performanti ha spinto al rialzo anche i multipli, soprattutto nei contesti di asta, per cui ci aspettiamo una spinta su operazioni di aggregazione, riposizionamento e in generale di creazione valore”.
Pettenò si dice fiduciosa che “i livelli dell’attività M&A rimangano elevati anche nel secondo semestre, con spazi per attività di ristrutturazione e per operazioni di distressed M&A nei settori più pesantemente impattati dalla pandemia (trasporto aereo, costruzione aeromobili, ristorazione, cinema)”.

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