Materie prime, si sta ribaltando la situazione. Gas ai minimi pre Covid, petrolio che fa fatica a risalire perché la ripresa cinese viene frenata dalla spaccatura all’interno dell’Opec. Metalli preziosi e industriali divisi tra freno a mano per il comparto auto e in picchiata per la ripresa del dollaro a fronte di un’inflazione ancora alta. Tutto il contrario del 2022, quando la guerra aveva fatto schizzare i valori del metano e del greggio nell’ambito di un periodo di saliscendi per quanto riguarda i metalli.
Il settore delle commodities agricole, al contrario, ha mantenuto un rischio pressoché costante. O meglio, i primi due mesi del 2023 hanno fatto registrare forti guadagni i futures legati al caffè, che ha recuperato oltre il 30%, allo zucchero (dai minimi di gennaio un recupero pari al +9,5%) e al succo d’arancia surgelato, che ha raggiunto i massimi storici a febbraio: 256 dollari per libbra (vi abbiamo raccontato la storia qui).
Valori che sono andati a compensare la debolezza di cereali e allevamenti: resilienza, dunque, rimane una parola d’ordine ancora di estrema attualità per quanto riguarda il comparto agricolo legato alle materie prime. Sgonfiati, dopo il rally di gennaio, energia, metalli preziosi e industriali. Invariato, e quindi in crescita, l’indice agricolo Bcom.
Di Biase (Bg Saxo): “Ecco perché il rialzo di gennaio si è sgonfiato a febbraio”
“Gli speculatori che hanno puntato sulla ripresa della Cina hanno contribuito in maniera importante sul forte rialzo dei prezzi di gennaio. Tuttavia febbraio è stato il mese in cui la domanda di Pechino ha riportato una ripresa più lenta del previsto, oltre che a una perdita di appetito al rischio guidato dagli sviluppi macroeconomici americani” è il commento di Simone Di Biase, head of relationship management di Bg Saxo.
Sviluppi in chiaro scuro: costante forza nel mercato del lavoro, pressioni inflazionistiche attenuate meno del previsto, almeno finché Jerome Powell ha freddato le aspettative e le previsioni con il suo intervento del 7 marzo, parole hawkish che hanno messo le basi per nuovi rialzi dei tassi con tanto di nuovo apprezzamento del dollaro americano, che inevitabilmente danneggia la propensione al rischio degli azionari e dei settori merceologici.
Caffè, zucchero e succo d’arancia su, grano e mais giù
Ecco dunque che in questo contesto ci sono materie prime che in avvio di 2023 registrano guadagni importanti. “All’interno del Bloomberg Agriculture Index troviamo che la maggior parte dei guadagni si concentra nel settore soft, guidato dal succo d’arancia e dal caffè, nonché dallo zucchero e dal caffè Arabica -continua Di Biase-. Il tutto supportato dall’inasprimento delle condizioni di mercato legate agli sviluppi nelle principali regioni di produzione dalla Florida al Brasile e dall’India al Vietnam”.
All’estremo opposto della tabella delle performance, troviamo perdite per alcune coltivazioni chiave come il grano, che a sua volta si è riversato anche sul calo dei prezzi del mais, un ribasso dovuto al prolungamento del conflitto in Ucraina, il “granaio” d’Europa. Questa la spiegazione secondo Di Biase: “Dopo l’impennata dello scorso anno come conseguenza dell’attacco della Russia all’Ucraina, una discreta produzione dell’emisfero settentrionale e il corridoio di esportazione di grano da Kiev difeso dalle Nazioni Unite hanno aiutato far scendere i prezzi. Successivamente ai massimi record dello scorso marzo, i contratti future sul grano a Chicago e Parigi hanno perso rispettivamente quasi il 50% e il 40% e attualmente sono scambiati ai minimi da 12-17 mesi”.
Materie prime agricole, il ruolo del cambiamento climatico
Ancora una volta le condizioni meteorologiche instabili hanno avuto un ruolo chiave. Guardando alla stagione dei raccolti, il “triplo tifone” El Niño sembra tuttavia essere alle battute finali, il che dovrebbe rappresentare quantomeno un rallentamento dell’aumento dei prezzi di caffè, zucchero e succo d’arancia.
Aggiunge l’analista di Bg Saxo: “I modelli climatici globali prevedono un passaggio a El Niño nell’estate dell’emisfero settentrionale, riducendo potenzialmente i rischi di calore estremo per il raccolto statunitense e aumentando le possibilità di un monsone più debole per tutto il 2023 in gran parte dell’Asia e dell’Australia. Un fenomeno che in genere migliora anche le possibilità di precipitazioni nel sud del Brasile (tra i principali produttori di caffè e arance NdR) durante l’estate”.
Nel complesso, spiega Di Biase, le ricadute geopolitiche sui mercati agricoli del conflitto tra Russia e Ucraina continueranno a lasciare il mercato esposto alla volatilità. La produzione ucraina di mais e grano dovrebbe diminuire per il secondo anno consecutivo nel 2023 e secondo l’Associazione dei produttori di cereali ucraini (Uga) non dovrebbe superare i 18 milioni di tonnellate per il mais e i 16 milioni di tonnellate per il grano. Ovviamente questo accade perché gli agricoltori sono costretti a ridurre la produzione a causa dei terreni incoltivabili e inaccessibili a causa dei combattimenti. Complessivamente, la produzione ucraina di grano e semi oleosi potrebbe calare a circa 50 milioni di tonnellate dai circa 67 milioni del 2022 e dai circa 106 milioni del 2021, sempre secondo le stime dell’Uga.
“Malgrado questo quadro di insieme, il settore agricolo dovrebbe restare relativamente immune ai venti contrari macroeconomici che attualmente incidono sull’energia e metalli” conclude l’analista.