L’assemblea di Mediobanca ha approvato il bilancio di esercizio chiuso al 30 giugno 2022 e la distribuzione del dividendo di 0,75% euro per azione. All’assise non si è presentato Francesco Gaetano Caltagirone, socio forte di Piazzetta Cuccia con una quota, alla record date del 19 ottobre, pari al 5,61% del capitale. Secondo fonti vicine alla banca, infatti, l’imprenditore romano non ha depositato le azioni.
Al contrario Delfin, la holding della famiglia Del Vecchio, ha partecipato ai lavori assembleari con tutto il suo 19,8%. All’assemblea era presente il 60,42% del capitale.
I lavori si sono aperti con un minuto di silenzio, chiesto dal presidente di Mediobanca, Renato Pagliaro, per ricordare la scomparsa di Leonardo Del Vecchio ed Ennio Doris, “entrambi profondamente legati a Mediobanca”.
I punti all’ordine del giorno
Il bilancio al 30 giugno 2022 è stato approvato a larghissima maggioranza: 99,93% delle azioni presenti. Inoltre il 99,97% dei soci ha votato a favore della distribuzione del dividendo di 0,75 euro per azione.
Per quanto riguarda il punto relativo alla politica di remunerazione ed incentivazione 2022-2023 del gruppo, a votare a favore è stato il 63,96% degli azionisti, contrari il 2,8% e gli astenuti 33,23%. Sul fronte dell’informativa sui compensi corrisposti nell’esercizio 2021-2022 a votare a favore è stato il 65,07%, gli astenuti sono stati il 33,18% e contrari l’1,74%.
Dall’esito della votazione emerge che quindi Delfin si è astenuta sui due punti relativi alle politiche di remunerazione, votando quindi a favore del bilancio, della distribuzione della cedola, della politica in caso di cessazione dalla carica o risoluzione del rapporto di lavoro e sul sistema di incentivazione 2023 basato su strumenti finanziari (votato dal 99,51% del capitale).
Sotto il profilo finanziario, lo scorso anno si è chiuso con un utile netto a 263 milioni di euro, ricavi in crescita a 760 milioni e impieghi in aumento del 7%.
Aprendo i lavori assembleari, l’ad Alberto Nagel si è concentrato sulla situazione attuale. “L’andamento del credito è positivo ma con l’avvicinarsi del 2023 tutte le banche, e quindi anche noi seppur in misura minore, il costo del rischio sarà più alto. Al momento ciò non si è verificato e abbiamo una buona visibilità anche per la fine dell’anno. Ma quando si entra in una fase recessiva è importante aver fatto il lavoro prima, e quindi generare credito con attenzione. Bisogna entrare nella possibile crisi avendo fatto i compiti a casa. Per noi la base di partenza è buona”.
Il ruolo di Caltagirone
La comunicazione della quota azionaria detenuta da Caltagirone in Mediobanca al 19 ottobre risulta invariata e quindi ferma al 5,61%. Questo però non fuga i rumors secondo cui l’imprenditore romano sia in manovra su Piazzetta Cuccia, puntando ad aumentare la propria partecipazione.
Tenendo conto che fino al 10% del capitale non c’è obbligo di comunicazioni, si specula sulle azioni dell’imprenditore. Fra i banker di Piazzetta Cuccia c’è chi è convinto che Caltagirone abbia portato la propria quota, messa assieme tra il marzo 2021 e l’aprile scorso, a un soffio dalla nuova soglia rilevante. Altre fonti finanziarie ridimensionano il rumor e scommettono che gli acquisti siano stati più contenuti. Quello che appare probabile è che l’ex vicepresidente del Leone abbia arrotondato tramite trading la partecipazione tra lo 0,5% e l’1% approfittando anche dei corsi azionari degli ultimi mesi.
Proprio ieri, in occasione della presentazione dei conti del terzo trimestre, il numero uno di Piazzetta Cuccia è tornato a parlare del tema della governance e dei rapporti con gli azionisti. “Favoriamo l’engagement con tutti i soci, manteniamo una possibilità di confronto con tutti, anche con Delfin e Caltagirone ma non riteniamo utile e opportuno commentare le indiscrezioni circa un arrotondamento delle quote”, ha spiegato Nagel.
Il dossier Banca Generali
Sullo sfondo resta l’ipotetico deal con Banca Generali. Secondo indiscrezioni la società che controlla la principale compagnia assicurativa italiana potrebbe cedere Banca Generali a Mediobanca, per finanziare l’acquisto del gruppo americano Guggenheim, specializzata nelle gestioni patrimoniali. Da parte sua, sempre secondo indiscrezioni, Mediobanca pagherebbe l’acquisizione di Banca Generali proprio con azioni del Leone, uscendo dall’azionariato.
Rispondendo alla domanda di un socio che chiedeva aggiornamenti su questi rumors, Nagel ha spiegato che “abbiamo un piano di crescita organica molto interessante sul wealth management perché abbiamo un brand eccezionale e una posizione molto interessante che ci permette una crescita delle masse sul private e sul segmento premier cioè Che Banca!. Abbiamo il dovere dimettere tutte le nostre energie su questo”.
“Sono operazioni interessanti sulla carta ma quando si entra nella fattibilità le cose sono diverse. Noi siamo interessati, siamo aperti e parliamo con tutti ma in questa fase dobbiamo essere vigili e prudenti perchè questo tipo di operazioni, specie se molto grandi, possono avere della ricadute sulla banca”, ha concluso.