La sicurezza di un governo sulla carta stabile. Lo scampato pericolo di una maggioranza parlamentare di due terzi che avrebbe permesso modifiche costituzionali. Due fattori per due reazioni nel breve periodo: sollievo per i gli indici azionari, ripresa nel settore finanziario. Questi i motivi fondamentali per cui il mercato non ha registrato anomalie subito dopo i risultati elettorali in Italia che hanno visto la netta vittoria di Giorgia Meloni, leader della coalizione del centrodestra. Tuttavia l’Italia non rappresenta ancora un’opportunità interessante di investimento, perlomeno nell’immediato.

Questa è l’opinione delle società di asset management europee attive nel nostro Paese attraverso i giudizi dei loro analisti. La stabilità senza rivoluzioni costituzionali è probabilmente l’esito migliore per l’Italia con questa maggioranza, considerati anche i sondaggi che da mesi avevano “cementato” la vittoria di Meloni e di FdI. Non bastano però a renderci particolarmente appetibili, complice il contesto geopolitico ed economico del periodo in corso.

Per i mercati Meloni meglio di Salvini

Come spiega Andy Mulliner, Head of Global Aggregate Strategies di Janus Henderson, il fatto che la Lega non abbia raggiunto le aspettative è uno dei primi fattori positivi per gli investitori: “Il risultato ridimensiona la probabilità che Salvini e la sua politica risultino dominanti. Una buona notizia, vista la retorica storicamente incendiaria del leader del Carroccio e le sue recenti richieste di massicci stimoli fiscali”.

I rischi tuttavia non mancano. E riguardano, secondo Mulliner, quelli legati alla paura, diffusa su più fronti in Europa, che il piano di recupero e resilienza, alla base dell’accesso dell’Italia ai fondi Next Generation Ue, possa essere buttato all’aria, con tanto di spread appollaiato dietro l’angolo. Il rendimento dei btp è l’unico asset che ha registrato la volatilità maggiore, con un balzo verso l’alto, direzione 4,6% ai massimi degli ultimi nove anni.

 

Visualizza questo post su Instagram

 

Un post condiviso da Dealflower (@dealflower_news)

Meloni più moderata dei suoi alleati

Secondo Kaspar Hense, Senior Portoflio Manager di BlueBay asset management, un altro aspetto significativo dei risultati delle elezioni è il distacco di voti tra Giorgia Meloni e i suoi alleati: “Il fatto che la maggioranza di FdI sia più ampia di quella di Forza Italia e della Lega messe insieme può confortare il mercato sul fatto che seguirà le politiche promesse, in netto contrasto con i suoi partner di coalizione: pro-Ucraina/anti-Russia, fiscalmente rigorose e più allineate alle politiche europee anche per quanto riguarda la Belt and Road Initiative cinese”. In buona sostanza, secondo Hense la politica di Giorgia Meloni è più “ortodossa” sia di Salvini che di Berlusconi.

Amundi e il fattore Draghi

La conferma dei sondaggi e la mancata maggioranza parlamentare tale da modificare la Costituzione motivi sostanziali per cui non ci sono state sorprese sui mercati è anche la view degli analisti di Amundi. Che segnalano un ruolo non secondario di Mario Draghi: finché non si installerà il nuovo governo sarà lui e il suo esecutivo a occuparsi di parte del lavoro sulla legge di bilancio, aspetto da non sottovalutare.

“Le promesse della campagna elettorale verranno ridimensionate -aggiungono da Amundi- tuttavia si proverà comunque a ottenere un certo allentamento fiscale, oltre al tentativo di portare le modifiche ai numeri delle finanze finanze pubbliche e cercare di negoziare una revisione del piano nazionale di ripresa e resilienza”.

Il ruolo della politica fiscale

Thomas Hacker, Cfa Head e Cio Credit di Ubs Ag, avverte però di non dimenticare il ruolo della Bce: “Sebbene sia improbabile che intervenga direttamente in reazione a un moderato aumento degli spread, finché l’Italia rimane in accordo con l’Ue sulle politiche di bilancio, è ragionevole che l’Eurotower continuerà ad agire per contenere le distorsioni sostanziali”.

E proprio il fisco è uno dei passaggi fondamentali del nuovo Parlamento che si riunirà per la prima volta il 13 ottobre. Matteo Ramenghi, chief Investment Officer di Ubs Wm Italy ricorda i “paletti” della Banca d’Italia: “La sua contrarietà a una politica fiscale espansiva non va sottovalutata. Le principali aree di controllo saranno proprio la disciplina fiscale, la capacità di utilizzare a pieno il fondo di ripresa e di evitare il protezionismo. Una voce che la banca centrale monitorerà con attenzione”. I tempi sono stretti, ciò nonostante, secondo Raminghi, il bilancio verrà redatto entro la fine dell’anno.

Com’è evidente, un altro aspetto chiave sono i rapporti tra Meloni e l’Europa. Tutte le società di Am riconoscono i rischi legati a una politica economica più nazionalista e meno collaborativa. Ma se nelle prossime settimane i negoziati sul bilancio di quest’anno saranno positivi, tra sicurezza energetica e condanna all’aggressione russa (occorre in questo senso una posizione più vicina alla Polonia rispetto all’Ungheria): “In tal caso gli spread e i rendimenti -conclude l’analista- dovrebbero restringersi fino alla fine dell’anno con nuove emissioni negative”.

 

 

Visualizza questo post su Instagram

 

Un post condiviso da Dealflower (@dealflower_news)

L’azionario italiano? Dipende da chi formerà il governo

Le obbligazioni italiane rappresentano il punto debole del Paese a causa dell’alto debito pubblico e della credibilità internazionale che inevitabilmente scenderà con l’addio di Mario Draghi. “Crediamo che gli investitori possano prendere in considerazione di aumentare la loro esposizione ai Btp se lo spread risalisse nella zona 250 punti base (che poi è esattamente il livello in cui si trova due giorni dopo l’esito delle elezioni NdR)” prosegue Amundi, secondo cui la posizione aggressiva della Bce, che sta alzando i tassi di interesse, viene controbilanciata sia dall’andamento migliore del previsto dell’economia italiana nel primo semestre, sia dall’impegno della banca centrale stessa a combattere la frammentazione con il Tpi.

L’azionario? Il sollievo nel breve periodo non basta. Le società di Am ritengono serva maggiore chiarezza sulla composizione del governo, l’approvazione finale della legge di bilancio 2023 e le possibile modifiche al Ngeu. Inoltre, conclude Amundi, se la coalizione di centrodestra si attiene al proprio impegno elettorale, potremmo assistere a un supporto fiscale alle imprese italiane, che potrebbe avere un effetto positivo sul segmento delle piccole e medie imprese italiane.

Meloni, è tutta una questione di fiducia

Più pessimistica la visione di James Lindley, gestore tassi globali e team obbligazionario di Columbia Threadneedle Investments, secondo cui l’Italia rimane sì un ingranaggio di vitale importanza all’interno del progetto dell’Eurozona, ma il cambio di governo potrebbe mettere a dura prova la fiducia degli operatori di mercato, specie se le voci più estremiste all’interno della coalizione dovessero innescare un confitto con la commissione Ue.

“La banca centrale non sta più acquistando debito italiano su base netta e potrebbe avviare il quantitative tightening già nei prossimi mesi. Sono due fattori di incertezza, in aggiunta all’interrogativo legato all’eventuale aumento del deficit fiscale da parte di Giorgia Meloni e a come si relazionerà con la Commissione Ue. Senza dimenticare che una recessione combinata al razionamento del gas naturale potrebbe portare a un’ulteriore  sottoperformance dell’Italia, data la sua forte dipendenza dal gas russo”.

Sottoperformance che di conseguenza andrebbe a impattare negativamente anche sui titoli di Stato (grafico sotto). “Dato l’elevato contesto inflazionistico, non riteniamo che la Bce possa ricominciare a breve gli acquisti e quindi gli acquirenti del debito italiano saranno operatori più sensibili al prezzo e potrebbero richiedere rendimenti più elevati per compensare il rischio aggiuntivo. Fatichiamo -conclude Lindley- a vedere molte opportunità in Italia in questo momento”. 

Lascia un commento

Articolo correlato