Durante la conferenza stampa di fine anno, il presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha risposto a una domanda che le è stata rivolta sulla tassa agli extraprofitti delle banche.
Questa la sua risposta: “Abbiamo applicato questa tassa perché a nostro avviso tali extraprofitti rappresentano un margine ingiusto, ma non c’è mai stato niente di punitivo. Quello che abbiamo rilevato è una differenza netta dei tassi d’interesse tra i prestiti erogati per il mutuo e quelli erogati nei depositi e per i conti correnti. La differenza era oggetto della nostra tassazione, ovverosia un’aliquota del 40% sul margine degli interessi.
“Per lo Stato tassa extraprofitti operazione win win”
Quella tassa è ancora lì. Quello che abbiamo cambiato successivamente è stata l’aggiunta della possibilità in alternativa del versamento della tassazione, di accantonare l’importo di almeno 2,5 volte il valore dell’imposta in una riserva non distribuibile, e quindi senza la possibilità di trasformarla e utilizzarla in dividendi o in compensi milionari per i manager.
Aumentando le riserve, aumenterà il credito ai cittadini. Più si rafforza il capitale più aumenta la possibilità degli impieghi. Nel caso ci fosse l’accantonamento, comporterebbe un aumento del credito erogato. Questo comporta anche nel medio periodo che molte di quelle banche che hanno scelto di accantonare e non di pagare, verseranno più tasse della tassa sugli extraprofitti. Maggiori impiego, maggiori ricavi, maggiori tasse. Per lo Stato è un’operazione win win e intendo rivendicare personalmente il coraggio di aver voluto tassare le banche, al contrario di Pd e M5S che sono stati molto generosi, con regali miliardari”.
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