I mercati azionari sono in fibrilazione da venerdì 25 novembre. A innescare il nervosismo sono state le notizie sulla diffusione della variante Omicron del coronavirus Covid-19. E i timori che, data la capacità di diffusione della variante, il mondo stia andando incontro a nuove restrizioni alla vita sociale, se non a veri e propri lockdown.

A rafforzare le tensioni ci ha pensato la Federal Reserve, che ha cambiato improvvisamente la narrativa sull’inflazione: non è più un fattore temporaneo, destinato a rientrare nel 2022, ma una dinamica duratura; di conseguenza, la banca centrale Usa potrebbe accelerare il ritmo del ritiro delle misure di sostegno all’economia (il cosiddetto tapering) e apre la porta a una stretta sui tassi più marcata rispetto alle stime precedenti.

Borse giù il 30 novembre

Il presidente della Fed, Jerome Powell, ha aperto alla possibilità di un’accelerazione del processo di riduzione di acquisti di asset. Già in tensione su Omicron – a causa del numero uno di Moderna, Stephane Bancel, secondo cui serviranno mesi per avviare la produzione di un nuovo vaccino in grado di contrastare la variante -, le borse ieri, ultimo giorno di novembre, sono arretrate decisamente. Nulla di paragonabile alla caduta del 25 novembre, a ogni modo. Milano ha chiuso dello 0,87%, a 25.814 punti. Francoforte ha ceduto lo 0,89%, con il Dax a 15.145 punti. Parigi lo 0,55%, con il Cac 40 a 6.738 punti. E Londra lo 0,44%, con il Ftse 100 a 7.079 punti. La peggiore è stata Madrid, che ha lasciato sul terreno l’1,2%, con l’Ibex a 8.353 punti.

A Wall Street gli indici S&P 500, Dow Jones e Nasdaq hanno perso tutti ben oltre l’1%. Balzo dell’indice Vix, che fotografa la volatilità: +19%, sui livelli di venerdì.

Le parole di Powell alla commissione bancaria del Senato hanno rafforzato il dollaro, che si è portato sotto quota 1,13 nel cross con l’euro. Male il petrolio: il futures gennaio sul Wti ieri ha perso il 3,82%, a 67,28 dollari al barile, mentre l’analoga consegna sul Brent è arretrata del 3,51%, a 70,86 dollari.

Rimbalzo l’1 dicembre

Oggi, primo giorno di dicembre, le borse rimbalzano con convinzione. Piazza Affari ha guadagnato il 2,16%, in linea con Francoforte (+2,47%), Parigi (+2,39%) e Madrid (+1,78%). Chiusura positiva per Tokyo (+0,4%). E avvio in deciso rialzo per Wall Street: Dow Jones e Nasdaq avanzano di oltre un punto percentuale. A sostenere gli acquisti le indicazioni arrivate dal ministro della Sanità israeliano, Nitzan Horowitz. A suo dire, infatti, le persone che hanno ricevuto un richiamo del vaccino contro il Covid-19 sono “protette” contro la variante Omicron.

“Nei prossimi giorni avremo informazioni più precise sull’efficacia del vaccino contro Omicron, ma c’è già spazio per l’ottimismo e ci sono le prime indicazioni che chi è vaccinato con un vaccino ancora valido o con un richiamo sarà protetto da questa variante”, ha detto Horowitz.
Casi di persone contagiate dalla variante sono stati riscontrati in Cina e Giappone. E sembra appurato che Omicron stia circolando in Europa da una decina di giorni. Insomma, sul fronte sanitario la soglia di allarme resta altissima.
La fase di incertezza e la prospettiva di un rialzo dei tassi sta riportando attenzione sul reddito fisso. Oggi i rendimenti del Bund decennale, del Btp decennale e del Treasury decennale sono in crescita, rispettivamente a -0,3095%, all’1,034% e all’1,502%, Secondo Commerzbank, le dichiarazioni di Powell potrebbero mettere un freno al Bund e provocare un appiattimento della curva americana. Lo spread Btp-Bund è risalito in area 134 punti base, segno che, al momento, la mancanza di visibilità spinge il denaro verso i porti sicuri, come i titoli di stato tedeschi.

La Fed a gamba tesa sull’inflazione

Le parole di Powell hanno trasformato nello scenario più probabile l’annuncio a dicembre, da parte della Fed, di un’accelerazione del tapering, con la conclusione degli acquisiti netti di asset entro la fine di marzo, tre mesi prima di quanto previsto in precedenza, si legge in un report di UniCredit. “A giudicare dalle osservazioni di Powell, nelle prossime due settimane ci vorrebbero alcune importanti notizie al ribasso, sui dati macro (improbabili) o sulla variante Omicron, per impedire alla Fed di accelerare il ritmo del tapering“, sostengono gli economisti di UniCredit.

Attualmente, la Fed sta riducendo il volume degli acquisti di asset di 15 miliardi di dollari al mese. “Venendo da 120 miliardi di dollari, a questo ritmo, gli acquisti mensili saranno pari a zero entro fine giugno. La Fed molto probabilmente accelererà il programma di tapering in occasione della riunione del Fomc tra due settimane, per concluderlo entro la fine di marzo”, prevede UniCredit.

I futures sui Fed funds attualmente stimano un primo aumento dei tassi di 25 punti base entro la riunione del Fomc di luglio 2022. La curva prezza altre quattro strette entro la fine del 2023. Indicaizoni ulteriori sulle mosse della banca centrale Usa arriveranno dal Beige Book, pubblicato oggi, riguardante il periodo tra inizio ottobre e la terza settimana di novembre. Powell e il segretario al Tesoro degli Stati Uniti, Janet Yellen, oggi testimonieranno davanti alla Commissione per i servizi finanziari della Camera sul Cares Act e altre misure.

Prezzi al consumo a livelli record nella zona euro

Considerando le principali componenti dell’inflazione nell’area euro, si prevede che l’energia avrà il tasso annuo più elevato in novembre (27,4%, rispetto al 23,7% di ottobre), seguito dai servizi (2,7%, rispetto al 2,1% di ottobre), beni industriali non energetici (2,4%, rispetto al 2,0% di ottobre) e alimentari, alcol e tabacco (2,2%, rispetto all’1,9% di ottobre).

In Germania, a novembre, i prezzi al consumo sono balzati del 6% su base annua (4,6% a ottobre). In Italia, secondo le stime preliminari dell’Istat, l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività, al lordo dei tabacchi, registra un aumento dello 0,7% su base mensile e del 3,8% su base annua (dal 3% del mese precedente). L’inflazione a novembre in Italia ha raggiunto un livello che non si registrava da settembre 2008.

Divisioni nel board della Bce

I segnali sono preoccupanti, ma la Bce ritiene che l’inflazione abbia raggiunto il picco questo mese, ha spiegato Isabel Schnabel, che siede nel board dei governatori. L’inflazione rallenterà e tornerà verso il 2% il prossimo anno, ha detto Schnabel all’emittente Zdf, con l’allentarsi dei colli di bottiglia e della crescita dei prezzi dell’energia. Il picco attuale deriva anche dal fatto che i prezzi sono rimasti bassi lo scorso anno a causa della pandemia.

“La maggior parte delle previsioni in realtà indica che l’inflazione scenderà al di sotto del 2%, quindi non ci sono segnali di una crescita dei prezzi che stia sfuggendo al controllo”, ha ribadito Schnabel. “Se pensassimo che l’inflazione possa fermarsi stabilmente oltre il 2%, reagiremmo senza ombra di dubbio. Tuttavia, al momento, non ci sono indicazioni in tal senso”.

Ma all’interno del consiglio dei governatori della Bce, però, le posizioni non sono unanimi. Boštjan Vasle, presidente della banca centrale slovena, ritiene che a partire da gennaio la Bce dovrebbe ridurre gradualmente gli acquisti di titoli di stato nell’ambito del programma di acquisto di emergenza pandemica (Pepp), senza aumentare gli acquisti di asset nell’ambito degli altri programmi. “La nostra linea di base è che l’inflazione sarà inferiore al 2% alla fine del nostro periodo di previsione”, ha detto a Politico Europe, parlando dell’obiettivo di inflazione a lungo termine della Bce. “Ma la probabilità che rimanga sopra il 2% sta aumentando”.

Vasle concorda con la presidente di Francoforte, Christine Lagarde, sul fatto che il recente picco dell’inflazione è stato in gran parte guidato da fattori temporanei, ma teme che gli sviluppi futuri che dipendono da una serie di fattori – tra cui l’evoluzione del mercato del lavoro e il modo in cui le aziende fissano i prezzi – possano rendere permanente l’inflazione.

Nei giorni scorsi il membro italiano del board, Fabio Panetta, durante una conferenza a Parigi, aveva spiegato che non bisogna farsi distrarre “dalla volatilità a breve termine o da fattori transitori legati alla situazione economica atipica che stiamo vedendo. Sulla base di prove empiriche, dobbiamo valutare costantemente la forza dell’economia e i rischi bidirezionali creati dagli shock dell’offerta”, aveva detto, aggiungendo che “la forma d’azione più coraggiosa” è la pazienza. Secondo Panetta, “una stretta prematura della politica monetaria potrebbe trasformare lo shock dell’offerta in una prolungata recessione, deprimendo la domanda e minando la stabilità dei prezzi nel medio termine”.

Intervistato dal quotidiano francese Les Echos, il vicepresidente della Bce, Luis de Guindos, ha affermato che “le prospettive per l’andamento dei prezzi non sono del tutto chiare. Quel che è certo è che i fattori alla base dell’alto tasso di inflazione che stiamo vivendo non dureranno. E dovremmo vederli svanire il prossimo anno. Ciò su cui vorrei innanzitutto attirare l’attenzione è che abbiamo sottovalutato gli sviluppi dell’inflazione nel 2021, perché gli effetti di base legati ai problemi di approvvigionamento e ai costi energetici sono stati più forti di quanto previsto”.

La linea di Francoforte, dunque, resta la stessa, al momento: la tabella di marcia del soft tapering resta immutata e una stretta monetaria non è alle porte. De Guindos ha sottolineato che i colli di bottiglia potrebbero durare più a lungo del previsto, ma le aspettative di inflazione, ovvero la bussola della Bce, “sono leggermente al di sotto del nostro obiettivo di inflazione del 2%, il che è ampiamente rassicurante. Ma dobbiamo rimanere vigili per evitare effetti di secondo impatto attraverso i salari. In tal caso, la tendenza al rialzo dell’inflazione potrebbe essere più duratura”.

Il commento di Intermonte

Diego Toffoli, responsabile investimenti di Intermonte Advisory e Gestione, spiega che il principale fattore che sta creando nervosismo è la variante Omicron. “Difficile prevedere come evolverà”, dice Toffoli. “A ogni notizia negativa il mercato si innervosisce. E recupera quando arrivano indicazioni rassicuranti”.

Le parole di Powell, che ha cancellato l’aggettivo “transitoria” parlando dell’inflazione, aggiunge Toffoli, stanno inducendo il mercato a stimare che la Fed “probabilmente agirà sui tassi prima del previsto”. Quindi, l’attenzione degli investitori è puntata sulla riunione del Fomc del 15 dicembre, chepotrebbe segnare l’annuncio di un’accelerazione del tapering e dare maggiori informazioni su come vorrà agire sui tassi nel 2022. “Oggi il mercato sconta 2- 3 rialzi nel corso dell’anno prossimo”, prosegue il responsabile investimenti di Intermonte Advisory e Gestione.

Toffoli prevede che nelle prossime settimane avremo ancora fasi di mercato volatili, sia per l’evoluzione di Omicron, sia per i possibili movimenti sui tassi.

Dopo la decisione della Fed avremo uno scenario più chiaro sul 2022. “Se le notizie sulla pandemia saranno positive”, dice Toffoli, “potrebbero tornare gli acquisti sui settori più penalizzati a novembre, ovvero travel, oil e consumer”.

Toffoli conclude: “E’ probabile che avremo una fase di mercato volatile, condizionata dalle notizie che usciranno sulla pericolosità o meno della variante Omicron e condizionata anche dalle parole della Fed. Inoltre, dato che è stato un ottimo anno per i mercati azionari, molti investitori preferiscono giocare in difesa e difendere la performance, riducendo l’esposizione azionaria. Anche questo può alimentare la volatilità sui mercati”.

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