Chiamatelo pure lo scudetto più sostenibile d’Europa. Il Milan si è cucito addosso il tricolore numero 19 con la squadra più giovane del vecchio continente. Ha speso meno delle dirette concorrenti, Inter e Juventus, a partire dal monte ingaggi. Il primo semestre è tornato finalmente positivo sia a livello di utili che di fatturato, con un rosso in bilancio più che dimezzato negli ultimi 3 anni. Infine, il valore della rosa rossonera è più che raddoppiato. E c’è una società di investimenti solida e ambiziosa pronta a rilevarne la quote, oltre a incassare i premi legati allo scudetto, forse briciole rispetto agli altri grandi campionati del vecchio continente, ma non per questo da buttare.

La stagione che si è appena conclusa non è un punto di arrivo per il club di via Aldo Rossi. Piuttosto è un nuovo inizio. Magari sotto la proprietà di RedBird Capital, la società di investimento americana destinata a prendere il posto del fondo Elliott, per una cifra che dovrebbe aggirarsi attorno a 1,3 miliardi di euro. Un cambio tutto a stelle e strisce in grado di garantire continuità tra vecchio e nuovo, vedi la presenza nel nuovo Cda dei proprietari del fondo, Gordon e Paul Singer (che manterranno poteri decisionali) e dell’attuale presidente Paolo Scaroni. Con l’obiettivo, ovviamente, di portare avanti il progetto tecnico finalmente vincente firmato Stefano Pioli e Paolo Maldini.

 

Milan, quanto vale questo scudetto?

Nelle casse rossonere è in arrivo una cifra attorno ai 30 milioni di euro. Il montepremi Serie A 2021-22 si aggirava attorno ai 113 milioni, distribuiti su tutte e venti le squadre a seconda del piazzamento. Per fare un esempio, al Milan vanno 17,6 milioni, mentre la cifra destinata al Venezia, fanalino di coda, è attorno ai 400.000 euro. Vanno inoltre considerati i 3,3 milioni di euro, tra sponsor e diritti tv, provenienti dalla Supercoppa Italiana, in programma il prossimo mese di gennaio in Arabia Saudita e che metterà di fronte di nuovo Milan e Inter.

Infine, ecco i diritti tv della Champions League. In questo caso l’Italia riceve 40 milioni di euro, sempre da dividere in base al piazzamento. E ai primi della classe è destinato il 40% del bottino, circa 10 milioni (a cui vanno aggiunti anche i soldi provenienti dalle stime del bonus di partecipazione, del bonus ranking storico e del market pool). Ma i 30 milioni complessivi destinati al Milan (che ha stabilito 200.000 euro di premio scudetto a ciascun giocatore) diventano briciole se rapportate al montepremi della Premier League, il campionato più potente e ricco al mondo. Basti pensare solo che il Manchester City campione d’Inghilterra metterà in tasca 67 milioni di euro, più o meno la somma riservata alle prime tre italiane.

Milan, i valori dei giocatori schizzano alle stelle

L’età media del Milan di quest’anno è di 25,8 anni, la più bassa, per una squadra campione d’Italia, dal 1987-88, stagione in cui fu sempre il Milan, allora allenato da Arrigo Sacchi, a far scendere la media sotto i 25. A disposizione di Stefani Pioli quest’anno erano solo cinque i giocatori ad aver superato i trenta. Primato che in qualche modo ha agevolato la cosiddetta “sostenibilità” della rosa rossonera: l’unico top player, anche a livello di stipendi, è stato Zlatan Ibrahimovic con 7  milioni a stagione.  E forse l’effetto “sorpresa” per lo scudetto vinto dai rossoneri passa anche da qui.

Basti pensare alla coppia centrale difensiva, per fare un esempio. Il capitano Alessio Romagnoli, 5 milioni a stagione, è finito fuori dalle rotazioni di Pioli prima a causa di un infortunio, poi per ragioni tecniche. Al suo posto ha brillato il francese Pierre Kalulu, classe 2000, preso a parametro zero dalle giovanili del Lione con un contratto da 600.000 euro all’anno. Praticamente sconosciuto, adesso vale 25 milioni. Discorso simile per l’inglese di origini nigeriane Fikayo Tomori. Pur pagato 30 milioni di euro,  ha preso il posto di Simon Kjaer, ko per l’intera stagione e giocatore considerato insostituibile. Secondo Eurosport, il valore di Tomori adesso è cresciuto fino a 45 milioni: per lui sarebbe pronto anche un aumento di stipendio (prende 2 milioni a stagione fino al 2025).

Leao, c’è una clausola da 150 milioni

L’elenco è lungo. Il miglior portiere degli ultimi Europei, Gigio Donnarumma, aveva lasciato un vuoto incolmabile. Fin quando non è sceso in campo Mike Maignan. L’estremo difensore francese si è rivelato subito pronto, maturo, e soprattutto molto più economico grazie a un ingaggio di 2,7 milioni a stagione, quattro volte meno del numero uno della Nazionale, che al Psg mette in tasca 12 milioni all’anno. Pagato 14,4 milioni, Maignan adesso ne vale 40 ed è uno dei pezzi pregiati della rosa, assieme a Theo Hernandez, Rafael Leao e Sandro Tonali. Il primo, laterale sinistro, 24 anni (il più anziano dei tre) e connazionale di Maignan, ha già firmato fino al 2026. Il costo del suo cartellino ha raggiunto quota 60 milioni di euro, quasi il triplo rispetto al prezzo con cui il Milan lo ha prelevato dal Real Madrid, attorno ai 21 milioni.

Dopo una stagione 2020-2021  sottotono, Tonali si è rivelato il più forte centrocampista del campionato: pagato 20 milioni al Brescia, ora ne vale 50. Infine, Leao. Ceduto dal Lille al Milan per 29,5 milioni di euro, è stato votato miglior giocatore della stagione: e pensare che la scorsa estate era a rischio cessione, a causa di un rendimento troppo alterno. Adesso invece l’idea della società è di blindarlo dietro una clausola rescissoria di 150 milioni di euro (per Calciomercato.com la clausola esiste già), con tanto di adeguamento contrattuale. Già, perché lo stipendio del fuoriclasse portoghese, rapportato ai migliori giocatori dei maggiori campionati europei, quasi “sparisce”.

 

Leao come Haaland e Mbappè… Tranne per lo stipendio

Leao guadagna 1,4 milioni di euro a stagione. Impressionante la differenza tra il suo ingaggio e i 50 milioni lordi con cui Kylian Mbappé, eletto miglior giocatore della Ligue 1, ha rinnovato con il Paris Saint Germain. Ed è curioso che proprio in questi giorni il fuoriclasse francese abbia confessato la sua passione per i colori rossoneri, aprendo all’idea di giocare con il Milan, se mai dovesse giocare in Italia. Ma non c’è solo Mbappé. Kevin De Bryune è stato votato il più forte giocatore della Premier League. E l’ingaggio del centrocampista del Manchester City campione d’Inghilterra è di 20,8 milioni di sterline all’anno. Poi c’è Erling Haaland, attaccante norvegese del Borussia Dortmund, classe 2000 (come Tonali e Kalulu), giocatore dell’anno della Bundesliga: guadagna 8 milioni a stagione ed è già stato acquistato dal Manchester City: si parla di un nuovo contratto che vale quasi 30 milioni di euro all’anno. Infine, il veterano del Real Madrid campione di Spagna Karim Benzema,  capocannoniere della Liga Spagnola, percepisce 8 milioni di euro.

Rosa, il tetto ingaggio del Milan è quattro volte più basso del City

E a proposito di ingaggi, il paragone con i club europei che hanno vinto i rispettivi campionati è ancora più impietoso. La rosa del Milan pesa circa 80 milioni di euro lordi (netti sono 51 milioni circa). Sostanzialmente è già la metà di quanto spende la Juventus, che accumula ingaggi netti per quasi 102 milioni di euro (170 mln lordi). Numeri, quelli bianconeri, superiori anche all’Inter, che raggiunge gli 80 milioni netti (poco meno di 140 milioni di euro lordi). Cifre che però impallidiscono rispetto, ad esempio, ai 739 milioni del Real Madrid, o ai 629 milioni del Paris Saint Germain, e ai 340 milioni del Manchester City. Fuori media anche i 191 milioni di euro del Bayern Monaco.

Pioli? Mourinho, Allegri e Inzaghi prendono di più

I campioni di Bundesliga sono allenati da Julian Nagelsmann, il più vicino a Stefano Pioli per ingaggio. Cinque milioni a stagione, due in più rispetto al mister rossonero, che ha rinnovato a 3 milioni netti all’anno, posizionandosi al quarto posto tra i più pagati in Italia, dietro Josè Mourinho e Max Allegri (7 milioni netti) e Simone Inzaghi (4 milioni). Gli altri allenatori che hanno vinto il loro campionato, manco a dirlo, sono irraggiungibili: Pep Guardiola del Manchester City percepisce 23 milioni l’anno (stipendione concesso dallo sceicco Mansour, proprietario del club, certo di vincere prima o poi la Champions League)  , Mauricio Pochettino del Psg “si accontenta” di 13,2 milioni lordi. Piccola eccezione Carlo Ancelotti, che ha accettato sei milioni a stagione pur di tornare al Real Madrid, rinunciando ai 13,5 che guadagnava all’Everton.

Dall’abisso di Mr Li al fondo Elliott

Il Milan ora guarda al futuro e può farlo, finalmente, con ottimismo, grazie all’eccellente strategia aziendale firmata Elliott, ed è anche per questo che lo scudetto 2021-22 diventa una sorta di pietra miliare nella storia della Serie A. Perché dopo essere subentrato all‘imprenditore cinese Li Yonghong, il fondo americano ha avviato una mirata operazione di risanamento. Obiettivi: ridurre il costo del lavoro, incrementare il giro di affari e azzerare i debiti finanziari. Missione compiuta. Il rosso in bilancio da 194 milioni di euro registrati a giugno 2019 sono diventati un rosso di “soli” 50 milioni per quello che dovrebbe essere l’esercizio del 2022. E questo nonostante la politica del “pugno duro” di Paolo Maldini contro quelli che per molti dirigenti sportivi sono considerati i “ricatti” dei procuratori, vedi i casi Donnarumma e Calhanoglu. In entrambi i casi, il capo dell’area tecnica del Milan ha preferito lasciarli andare a costo zero, piuttosto che arrendersi alle richieste iperboliche dei loro agenti.

Inoltre, il primo semestre dell’anno si è chiuso con un utile di 4 milioni di euro e un aumento dei ricavi del 40%. In totale il fondo Elliott ha speso 840 milioni di euro (incluso il mancato prestito della precedente proprietà cinese di 300 milioni e al netto del rimborso dei due bond da 128 milioni)  per riportare il Milan al vertice del calcio italiano e con un bilancio sostenibile, tra i migliori d’Europa. Mr Li aveva versato 616 milioni alla Fininvest per rilevarne il 99,9% delle quote. Adesso, il club rossonero vale più di un miliardo. 

 

E adesso tocca a Redbird

La prossima mossa ora passa a RedBird Capital. E agli 1,3 miliardi che dovrebbe mettere a disposizione per completare l’operazione di acquisto della società di via Aldo Rossi. La compagnia di investimento americana ha messo la freccia su Investcorp, fondo del Bahrein guidato dall’amministratore delegato Mohammed Alardhi, fino a qualche settimana fa considerato in pole position.

Fondato nel 2014 da Gerry Cardinale, ex partner di Goldman Sachs dove è stato senior leader dell’attività di investimento di private equity della banca d’affari, RedBird gestisce 6 miliardi di dollari di asset tra sport, telecomunicazioni, servizi finanziari e consumer. L’obiettivo è raggiungere gli 11 miliardi di gestione. RedBird è tra i principali azionisti del Fenway Sports Group (Fsg), piattaforma globale di sport, marketing, media, intrattenimento e immobiliare che controlla il Liverpool, quest’anno finalista di Champions League.

Gli advisor dell’affare

La trattativa tra RedBird ed Elliott potrebbe sbloccarsi nelle prossime settimane. Gli studi legali al lavoro tra Milano e New York, stando al Sole 24 Ore, sarebbero Legance e Gibson Dunne per quanto riguarda la società Usa. La famiglia Singer dovrebbe essersi affidata invece a 5Lex, Davis Polk e Wardwell.

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