Morrow Sodali ha condotto una ricerca (qui la versione integrale) con interviste sulle principali banche europee e americane, molte delle quali sistemiche. L’analisi è stata realizzata attraverso la performance finanziaria, in particolare guardando il rendimento del capitale netto tangibile, (Rote), per coprire la prospettiva della redditività interna, il rapporto prezzo/valore contabile (Pb Ratio) per coprire la prospettiva della valutazione di mercato e il “Common Equity Tier 1 Ratio” (Cet1 Ratio) per affrontare la solidità finanziaria e la prospettiva normativa.

Grande attenzione viene rivolta inoltre alla performance di sostenibilità, attraverso l’utilizzo del rating di sostenibilità 2021 di Cdp, Msci e Sustainalytics, i tre fornitori di rating più diffusi.

Morrow Sodali: Banche Usa e Ue, approcci di sostenibilità diversi

Ed è proprio l’aspetto della sostenibilità a far emergere i dati più interessanti. A partire dalla differenza di approccio tra le banche Usa e quelle europee. Il 70% delle banche nordamericane include le skill di sostenibilità nelle proprie matrici di competenze. Solo il 40% delle istituzioni Ue integra queste specifiche competenze. Rimanendo sulle banche del vecchio continente, esse dichiarano in media competenze di sostenibilità diffuse nel 32% dei casi. Tuttavia, l’analisi di Morrow Sodali, sulla base delle informazioni pubbliche a disposizione per i board member, rivela circa un 23%. Per le banche Usa siamo al 28%.

In genere per le banche americane l’esperienza nel campo della sostenibilità è maturata attraverso l’esperienza concreta in ruoli manageriali. Al contrario per l’Europa la situazione è più complessa, annoverando tra i board member, tra gli altri, esperti della materia, a partire dai docenti universitari. Insomma, per l’Ue ci si affida a soggetti “esterni”. Negli Usa invece conta l’esperienza dirigenziale interna.

Altrettanto vero è che le banche con una più elevata performance sotto il profilo finanziario ed extra-finanziario prevedono un approccio complessivo del board al tema della sostenibilità, senza l’utilizzo di specifici comitati ad hoc.

Parametri di sostenibilità nei piani di remunerazione

È interessante notare che solo 5 delle 30 banche hanno concesso agli azionisti un “Say on Climate”, ovvero l’opportunità di votare a scopo consultivo sull’adeguatezza dei piani e degli obiettivi climatici della banca (ad esempio, il programma net zero).

L’83% delle banche include ora parametri e obiettivi di sostenibilità nei piani di remunerazione dei dirigenti, almeno per il ceo e la C-Suite. Le banche europee sono molto più propense a includerli rispetto a quelle nordamericane. 

È interessante notare che il 75% delle banche peer con Kpi legati alla sostenibilità ha fissato tali Kpi in entrambi i settori E&S, anche se in questa fase l’attenzione al rischio delle banche è quasi esclusivamente rivolta al rischio climatico. Sebbene le metriche dello Scope 3 siano di gran lunga l’area di maggiore impatto per le banche nell’ambito della sostenibilità, dalle interviste ottenute risulta che la maggior parte delle banche attualmente non fissa obiettivi retributivi direttamente collegati a tali emissioni.

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Per il 90% delle banche analizzate il ceo è uomo in Usa e Ue

Delle 25 banche che hanno incluso i Kpi legati alla sostenibilità nella loro politica di remunerazione variabile, il 72% ha reso nota la rilevanza complessiva delle componenti di sostenibilità all’interno del piano. Il “peso” medio è pari al 17% del pacchetto retributivo variabile totale.

I piani di incentivazione a breve termine (Stip) sono il modello più diffuso per i Kpi legati alla sostenibilità. L’80% dei peer che hanno divulgato queste informazioni inserisce i Kpi di sostenibilità nei loro Stip. Negli Stati Uniti la percentuale è del 100%.

Per il 90% delle banche analizzate il ceo è uomo, sia per l’Europa che per gli Usa. A livello di top management sembra essere più ampia la presenza di donne nelle banche americane (31% contro 27%). Il climate risk è integrato nella risk management Framework con maggior frequenza nelle banche americane (40% vs 30%).

Morrow Sodali, l’elenco completo: Unicredit e Intesa le italiane

Bbbva, Banco Santander, Bank of America, Bank of New York Mellon, Barclays, BNP Paribas, CaixaBank, Citigroup, Crédit Agricole, Credit Suisse, Deutsche Bank, DNB ASA, Goldman Sachs, HSBC Holdings, ING Groep, Intesa Sanpaolo, JPMorgan Chase, KBC Groep, Lloyds Banking Group, Morgan Stanley, NatWest Group, Nordea Bank Abp, Royal Bank of Canada, Société Générale, Standard Chartered, State Street, Toronto-Dominion Bank, UBS Group, UniCredit, Wells Fargo & Co.

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