Per andare avanti da sola, Monte dei Paschi di Siena si prepara a chiedere nuovi soldi al mercato. La banca senese ha presentato il piano strategico 2022-2026, che sostituisce il vecchio piano al 2025 preparato in previsione di un’aggregazione con Unicredit poi sfumata, puntando su piccole e medie imprese e retail e su attività a minor assorbimento di capitale, come il credito al consumo.

Aumento di capitale e derisking

Nel dettaglio, è previsto innanzitutto un aumento di capitale da 2,5 miliardi di euro da realizzare il prossimo anno con l’obiettivo di arrivare al 2024 con un utile pre-tasse di circa 700 milioni. La cifra, va ricordato, è bel al di sotto degli 8 miliardi richiesti da Unicredit in fase di negoziazione: sul chi ha ragione quanto alla necessità di capitale della banca lo si capirà solo il prossimo anno.

Intanto, come presentato dall’amministratore delegato Guido Bastianini (nella foto), il piano poggia su tre pilastri “ben fondati e facilmente eseguibili” ovvero la rifocalizzazione verso la clientela “core” (famiglie e Pmi), una “radicale semplificazione del modello operativo” e investimenti sul fronte digitale per 800 milioni di euro di quelli raccolti sul mercato. Un miliardo andrà invece per i costi di ristrutturazione.

A livello di business è previsto l’ingresso nel mercato del credito al consumo, che dovrà dare ossigeno al margine di interesse, la riduzione del costo dei depositi a tempo e la normalizzazione del costo del funding istituzionale. Sul fronte della revisione dei costi a Siena contano di varare un piano di uscite volontarie con risparmi per 275 milioni annui. A tal proposito Bastianini in audizione davanti alla Commissione Banche aveva detto il bacino dei colleghi che potrebbero uscire su base volontaria va da un minimo di 2.500 e fino a 4.000 unità. Sul derisking, la banca conta di portare i rischi legali al di sotto dei 2 miliardi: dopo l’accordo raggiunto con la Fondazione il 7 ottobre, relativo a un contenzioso di 3,8 miliardi, nel quarto trimestre MPS ha già chiuso oltre Euro 200 milioni di contenziosi aggiuntivi sull’informativa finanziaria senza impatto sui livelli di accantonamento. L’Npe ratio lordo è previsto attorno al 4%.

Sotto il profilo economico, il piano punta a raggiungere un cost-income ratio dall’attuale 70% al di sotto del 60% entro il 2024 (63% nel vecchio piano) con ulteriori riduzioni negli anni successivi e un costo del rischio di circa 50 punti base. Il Rote previsto è di circa 8,5-9% al 2024 e dell’11% al 2026, con un Cet 1 fully loaded superiore al 14% nel 2024. Su queste basi, nelle stime del management la banca arriverebbe a generare un utile pre-tasse di circa 700 milioni nel 2024, superiore ai 523 milioni del precedente piano.

Palla all’Ue

Il piano della banca controllata al 64,23% dal ministero del Tesoro sarà ora al vaglio di Bce, Single Resolution Board e la DG Competition della Commissione europea e per questo, evidenzia la stessa banca, “potrebbe dover recepire eventuali modifiche e cambiamenti, anche rilevanti, per riflettere quanto derivante dal confronto con le competenti autorità”. Il tutto al netto del cruciale timing per l’uscita del Tesoro dal capitale.

Mps conta oggi attivi per 143 miliardi di euro, una raccolta diretta per 92,9 miliardi, 1.418 agenzie in tutta Italia e 21.297 dipendenti. Al 30 settembre scorso la banca ha chiuso la trimestrale con un utile netto di 388 milioni di euro.

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