È molto di più di un conto alla rovescia e non è soltanto per il secondo semestre in avvicinamento. Va presa piuttosto come se fosse un’equazione. Primo luglio in arrivo uguale governo pronto a collocare sul mercato altre quote di Mps. Attualmente detiene il 26% del Monte dei Paschi. Il punto di partenza è stato il 64%. La sensazione è che il Mef possa cedere tra il 10% e il 16%. Nessuna fretta sia chiaro. Da diverse settimane esponenti dell’Esecutivo hanno voluto sottolineare questo concetto, ultimo il sottosegretario all’Economia Federico Freni. Tuttavia, una volta risolto il collocamento, per molti uno scenario solo è possibile, o perlomento auspicabile. Quello del via libera, finalmente, al risiko bancario.
Unipol sarebbe in pole position. Quanto può portarsi a casa? Rumors danno una fetta del 10% di Mps. “Il futuro è incerto, mai dire mai” ha risposto Carlo Cimbri il 24 giugno alla domanda su un interesse per l’istituto senese. Poi ha dovuto correggersi tre giorni dopo. D’altronde si sa, basta poco per accendere gli animi, visto il +1,1% di Unipol a Piazza Affari e il 4% del Montepaschi: “Unipol non ha nei suoi piani l’acquisto di quote di Mps” ha detto alla conferenza annuale Consob. Argomento chiuso? In effetti no. Perché la chiave, più che le parole del manager, potrebbe essere la doppia anima di banca assicurativa di Unipol, connubio in Italia poco strutturata rispetto ad altri Paesi Ue. Al consolidamento bancario serve una spalla: chissà che non possa trovarla proprio in questa dimensione, che ha ancora margini di crescita.
Mica per niente tra gli istituti papabili per l’acquisto del 10% di Mps ci sarebbe anche Anima. Ma questi sono solo due nomi. Le alternative teoriche non mancano anche se i protagonisti della finanza continuano a negare ogni trattativa. La sensazione (o la speranza) resta però sempre che il risiko bancario possa tornare presto. Anche perché non c’è solo Mps da prendere…
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Risiko: cosa dicono i signori della finanza, cosa dice Piazza Affari
Ma Carlo Cimbri non è stato l’unico a parlare in queste ultime settimane. Lo ha fatto Andrea Orcel, Ceo dell’unica cosiddetta banca predatrice (Citi dixit), che esprime sempre una certa cautela e quando agisce lascia parlare i fatti, vedi l’offerta per acquisire Luminor, istituto estone di proprietà Blackstone. Luigi Lovaglio, amministratore delegato di Mps, disse in tempi non sospetti: “Il consolidamento è inevitabile” mentre il Ceo di Mediobanca Alberto Nagel ha aggiunto, recentemente: “C’è spazio per un consolidamento intramarket in Italia per il numero di banche elevato e soprattutto perché in alcuni business”.
Infine Giuseppe Castagna numero 1 di Banco Bpm, un disco che si è incantato, seppur coerente: “Andiamo da soli”, frase che ripete a ogni uscita pubblica. D’altronde l’espressione “Stand alone” la ripeteva anche Victor Massiah, ex Ceo di Ubi. Alla fine sappiamo bene com’è finita: se l’è comprata Intesa Sanpaolo, l’ultima grande fusione tra banche italiane.
Ecco allora qui sotto un’istantanea di tutti i principali istituti quotati. Le ultime notizie, le indiscrezioni, gli obiettivi e il mercato a cui guardano. Non ultimo l’andamento in Borsa. Negli ultimi 12 mesi il Ftse Mib ha overperformato gli altri indici mondiali proprio grazie alle banche. Giugno, complice la strategia prudente delle banche centrali sui tassi, l’instabilità politica francese e fisiologiche prese di beneficio, vede un calo in doppia cifra come non si vedeva da marzo 2023, mese della crisi di Svb e del sistema bancario regionale americano. Questo è il nostro check up, con tanto di dati su capitalizzazione, valore e liquidità in eccesso.