Tre nomi italiani tra i cento investitori che hanno sostenuto l’acquisizione di Twitter da parte di Elon Musk. Un’operazione da 44 miliardi di dollari, che vi avevamo raccontato qui attraverso la nostra cronaca degli eventi giorno per giorno.
Un tribunale californiano ha ordinato la pubblicazione dell’elenco degli investitori che avevano sostenuto uno dei deal m&a più imponenti degli ultimi anni. Non mancano le sorprese. E non mancano, come anticipato, gli investitori del nostro Paese anche se i soggetti in questione si contano sulle dita di una mano (anzi, anche meno).
Perché è stata pubblicata questa lista
Ovviamente X avrebbe evitato in ogni modo la pubblicazione dei nomi dei suoi invesitori (pur motivando questa posizione dicendo: “Una questione di prassi e politica di routine”). Ha dovuto farlo nell’ambito di una causa intentata da ex dipendenti, che chiedono il pagamento delle spese di arbitrato sostenute in seguito all’acquisizione di Musk.
Questa settimana un giudice federale in California ha stabilito che l’elenco dei proprietari del sito, stilato durante il procedimento, venga pubblicato, su istanza di Jacob Silverman, giornalista e la sua società Reporters Committee for Freedom of the Press che fornisce assistenza legale gratuita ai giornalisti e ai media. Conoscere l’identità di chi ha finanziato una delle acquisizioni più significative e controverse di sempre, così hanno giustificato l’istanza, è nell’interesse pubblico.
Unipol, Andrea Stroppa e un investitore anonimo
Della presenza di Unipol in realtà già si sapeva (leggete qui la notizia pubblicata dall’Ansa all’epoca dell’operazione). Una piccola partecipazione per la banca guidata da Carlo Cimbri, il valore non è stato reso noto, dettata dalla scelta di espandersi verso una serie di ecosistemi industriali allineati al core business assicurativo, all’interno dei quali la leva tecnologica riveste un ruolo fondamentale.
Tra gli investitori appare anche Andrea Stroppa, giovane collaboratore di Elon Musk che cura i suoi interessi in Italia. Esperto informatico, c’è lui dietro la partecipazione del Ceo di Tesla all’evento annuale organizzato da Fratelli d’Italia Atreju.
Appare infine un terzo investitore anonimo, dietro la fiduciaria Luchi (qui il sito ufficiale).
Investitori di Twitter, ecco gli altri nomi
Spicca a sorpresa Jack Dorsey, co-fondatore ex Ceo di Twitter, fortemente contrario all’operazione di Musk come aveva lui stesso scritto in più di un tweet all’epoca. Ci sono ssponenti dello star system come Sean Diddy Combs, famoso rapper, e poi fondi come la società di gestione privata Ark Venture, Anthem Ventures, Baron Opportunity Fund, Andreessen Horowitz, Pershing Square Foundation, legata al miliardario Bill Ackman, il fondatore di Oracle Larry Ellison tramite il trust Lawrence J. Ellison Revocable.
Altri nomi della lista: Sua Altezza Reale il principe saudita Alwaleed Bin Talal Bin Abdulaziz Alsaud, i venture capital della Silicon Valley 8VC, Andreessen Horowitz e Sequoia e ovviamente anche Musk stesso, tramite il trust Elon Musk Revocable.
Ma alla fine Twitter è stato un buon investimento?
La risposta è no. La valutazione di X è crollata a 19 miliardi di dollari dai 44 miliardi spesi inizialmente. Le maggiori responsabilità ricadrebbero su Musk stesso a causa delle sue strategie controverse e le sue posizioni politiche (ultimamente ha fatto endorsement a favore di Donald Trump) allontanando così diversi inserzionisti.
Il Wall Street Journal ha descritto l’acquisizione come la peggiore dai tempi della grande crisi del 2008-2009 del settore di finanza straordinaria per gli istituti bancari, che hanno finanziato l’operazione per 13 miliardi. Il motivo sono le performance finanziarie deludenti di X.