A dicembre l’inflazione negli Stati Uniti è cresciuta del 7% rispetto allo stesso mese dell’anno scorso. Si tratta dell’incremento annuale più alto mai registrato da giugno 1982. Nel dettaglio, l’indice core dei prezzi, al netto di cibo ed energia e quello monitorato dalla Fed, è salito in dicembre dello 0,6%, accelerando rispetto al +0,5% di novembre. Su base annua l’indice core ha segnato un aumento del 5,5%, ai massimi da 31 anni.
A spingere maggiormente i prezzi sono stati il costo dell’energia (+29,3%) e dei veicoli usati (+37,4%), ma anche di veicoli nuovi (+11,8%). Ieri il governatore della Federal Reserve Jerome Powell ha detto che la banca centrale considera l’inflazione una “severa minaccia” per l’economia e che quindi potrebbe velocizzare il suo cammino di riduzione dei sostegni monetari all’economia.
“Sebbene l’ottimismo sia rimasto generalmente elevato, diversi distretti hanno citato rapporti di aziende secondo cui le aspettative di crescita nei prossimi mesi si sono leggermente raffreddate durante le ultime settimane”, si legge nel Beige Book della Federal Reserve, il rapporto sullo stato dell’economia statunitense che farà da base alle prossime decisioni di politica monetaria. I mercati si attendono un primo rialzo dei tassi a marzo.
Secondo David Kelly, chief global strategist di Jp Morgan Asset Management, “il primo trimestre dovrebbe vedere il picco dell’inflazione, con prezzi energetici più bassi e un calo dell’inflazione alimentare e automobilistica, consentendo un aumento più lento dei prezzi per il resto dell’anno”. Anche James Knightley, chief international economist di Ing, fa notare che “i rischi sono probabilmente orientati verso un rialzo più prolungato dell’inflazione, con la Federal Reserve che finisce per rispondere in modo più aggressivo per tenerlo sotto controllo”.