E venne il giorno del rimbalzo. Da quattro settimane Nexi continua ad aggiornare i propri minimi storici, in area 5 euro ad azione. Ma in quella che è una seduta con il freno a mano tirato, Piazza Affari +0,2% a metà mattinata, proprio la società attiva nei pagamenti digitali riesce finalmente a distinguersi in positivo con un rialzo di un punto e mezzo percentuale (5,8 euro ad azione circa). Secondo l’Osservatorio Carte di Credito e Digital Payments a cura di Nomisma, Assofin e Ipsos, nel 2022, in Italia, il numero di transazioni digitali è cresciuto del 16% rispetto al 2021, un valore che sale al 21% per i pagamenti effettuati con carte (debito, credito e prepagate).
Un mercato dunque che sembra in fase di ripresa, in un periodo in cui i consumi sono in netto rallentamento. Guardando al valore complessivo del transato, la crescita si attesta al +21% anno su anno a 391 miliardi. Considerando le sole carte di debito, il numero di operazioni è cresciuto del 25% rispetto al 2021 con il valore complessivo che supera i 225 miliardi. Riguardo le carte di credito, il valore del transato ha superato i 101 miliardi (+20%) con anche il numero delle transazioni che cresce a doppia cifra, anche se meno del 2021.
Si diceva del rimbalzo di Nexi. A settembre il titolo ha aggiornato i suoi minimi storici per quattro settimane di fila. Questo significa che il suo valore in borsa non è mai precipitato così in basso dalla sua quotazione, era aprile 2019 con un prezzo di partenza di 8,75 euro ad azione. A luglio 2021 aveva raggiunto i massimi storici a quota 19,4. Da allora ha perso il 42%. Da inizio 2023 ha ceduto il 27% mentre da novembre 2022 la perdita è pari al 22%.
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Le cause del crollo di Nexi
Oltre alla crisi del settore, e infatti una flessione analoga nel breve periodo è stata registrata nello stesso arco temporale dai principali competitor internazionali, ci sono alcuni fattori che hanno determinato il deprezzamento di Nexi. Il debito innanzitutto: 5,4 miliardi di euro, pari a 3,2 volte l’Ebitda, indicatore di redditività che evidenzia il reddito di un’azienda basato solo sulla sua gestione operativa, e quindi che non considera interessi, imposte, deprezzamento di beni e ammortamenti.
Non solo: la posizione finanziaria netta, cioè l’eccedenza delle disponibilità liquide e finanziarie rispetto all’indebitamento, al 30 giugno era di 5,5 miliardi. Almeno 1,5 miliardi di cassa verranno riservati alla riduzione del debito, mentre altri 1,7 miliardi saranno riservati alla remunerazione degli azionisti, lo ha dichiarato l’amministratore delegato Paolo Bertoluzzo stesso. E secondo gli analisti, questa strategia potrebbe aver generato un timore, forte, che non rimanga abbastanza per la remunerazione dei soci.
Infine c’è la questione legale. A pesare sul crollo ci sarebbe anche la controversia con Cedacri, controllata da Andrea Pignataro (qui la nostra scheda) attraverso la sua società Ion. Da una parte Nexi contesta un mancato pagamento legato alla cessione della controllata Oasi a Cedacri. Che, dal canto suo, contesta l’Ebitda 2018 dichiarato da Nexi, da cui poi è stato stabilito il prezzo di vendita. Tale disputa dovrebbe trovare una sua conclusione al più tardi entro la fine del 2023. Perché è possibile che le due parti trovino un accordo prima.
Grf Nexi by Borsa Italiana
Nexi, i possibili scenari
Anche per questo, nonostante la pioggia di vendite, gli analisti continuano a esprimere un moderato ottimismo su Nexi. Già nella seduta odierna ha trovato nuovo slancio a Piazza Affari, come detto, con un guadagno superiore all’1% grazie al report pubblicato oggi dall’Osservatorio, aspettando che la controversia legale si risolva. Secondo Equita, il target rimane 13 euro ad azione mentre per Mediobanca il titolo resta “outperform”.
Spiega Intermonte: “Dal 2019 i pagamenti in contanti sono in calo in Italia. La pandemia ha accelerato la tendenza verso i pagamenti elettronici e, in particolare, verso l’uso di pagamenti con carta contactless. Ci aspettiamo che il trend di shift verso i pagamenti digitali sia confermato anche per il 2023 e per i prossimi anni anche se con tassi di crescita più contenuti. Il mercato italiano è destinato a livelli di crescita anche superiori rispetto ad altri Paesi europei (nel 2022 in Italia il 69% dei pagamenti è stato ancora eseguito tramite contati, al quart’ultimo posto tra le nazioni europee NdR). Ci aspettiamo che il posizionamento di Nexi in mercati sotto penetrati come quello italiano possa essere un boost importante per la crescita del business”.