In Europa sta per arrivare uno tsunami di non performing loans per una cifra compresa tra 900 e 1.200 miliardi di euro. La previsione è contenuta in uno studio di Bain & Company.
La massa di crediti non performing si paleserà tra la fine di quest’anno e l’inizio del 2022. Ed è ovviamente della crisi economica provocata dalla pandemia da Covid-19.
Una sfida per le banche
“Le banche oggi hanno un’opportunità unica di ripensare ai propri modelli, con l’obiettivo di assicurarsi una crescita redditizia”, commenta Roberto Frazzitta (nella foto di copertina), partner di Bain & Company e leader globale del settore bancario e co-autore del report. “E’ chiaro come le banche europee debbano affrontare la sfida incombente di un aumento dei crediti in sofferenza, ma è necessario che guardino anche oltre, accelerando la digitalizzazione e lavorando sulla sostenibilità, in modo che diventi veramente centrale nel loro business”.
Frazzitta sottolinea che “in Italia storicamente il flusso di npl è particolarmente correlato alla decrescita del Pil: per questo motivo anche nel nostro paese la magnitudo sarà importante. Si tratta di un’ondata di portata considerevole, ma gestibile se le banche assumono un atteggiamento proattivo”.
Le banche, infatti, avranno bisogno di identificare gli asset del portafoglio prestiti maggiormente sottoposti a stress, raggrupparli in cluster e immaginare un programma su misura per affrontare ciascun cluster.
Giulio Naso, partner di Bain & Company e co-autore del report (nella foto a destra), aggiunge che, “oltre a questo tema abbastanza urgente, le banche europee devono fare i conti con altre preoccupazioni, avendo sofferto per anni di un basso rendimento del capitale, con il Reo in calo ulteriormente nel 2020 e il cost-income ratio rimasto bloccato in media a circa il 66%”, aggiunge
Per gestire queste preoccupazioni strutturali, una volta sviluppato un piano solido sul tema npl, secondo Bain & Company le banche dovrebbero concentrarsi in particolare su cinque aree: accelerare la digitalizzazione, controllare i costi in modo sostenibile, trovare nuove strade per la redditività, trasformare la sostenibilità in una proposta commerciale, accelerare il consolidamento.
“Le banche che affrontano ora le sfide e le opportunità esistenti hanno molte più possibilità di crescere negli anni post-pandemia e di godere di un vantaggio competitivo duraturo, indipendentemente dalle nuove sfide che emergeranno”, conclude Frazzitta.