La nomina di Bettina Orlopp a ceo di Commerzbank di martedì scorso è arrivata quasi concomitante alla richiesta da parte di Unicredit di aumentare la partecipazione nella banca tedesca al 29,9% e il compito dell’ex cfo del gruppo sarà quello di mediare tra gli azionisti della banca, lo stato tedesco – senza sorprese, contrarissimo all’operazione – e le mire del gruppo italiano. Ma riuscirà a farlo e soprattutto a mantenere la banca tedesca come vorrebbero in casa?
Un fondo letto su The Banker dice di no, ma forse è troppo presto per dirlo. Orlopp si trova a dover bilanciare gli interessi nazionali, in particolare quelli delle pmi tedesche, con le più ampie richieste di consolidamento bancario europeo. La posta in gioco per Orlopp non potrebbe essere più alta (ne parlavo anche nel precedente editoriale), assumendo le redini in un momento cruciale per il settore bancario europeo, con alcuni che sostengono una maggiore integrazione e fusioni transfrontaliere, e altri allarmati dalle tattiche di Unicredit.
Il punto allora quale è? Che per capire le mosse di Orlopp bisognerà vedere dal punto di vista da cui si guarda l’operazione. Se è quello di mercato, Orlopp dovrà mostrare la propria strategia per migliorare e far crescere ulteriormente Commerzbank. E quindi dimostrare che la banca possa avere un futuro da sola. Se è politico, la sua nomina potrebbe essere soltanto di facciata – aspetto più che plausibile considerando la dura presa di posizione del governo tedesco: verboten, proibito comprare la nostra banca.
Quel che è certo se l’operazione avrà successo potrebbe costituire un precedente per altre fusioni e acquisizioni in Europa. La Orlopp ha sottolineato il ruolo che Commerzbank svolge all’interno dell’economia tedesca nelle osservazioni preparate per la sua nomina. “In qualità di banca leader, soprattutto per il Mittelstand tedesco, continueremo a creare un valore sostanziale per i nostri azionisti, clienti e dipendenti”, ha dichiarato martedì. Una frase che vuol dire tutto e vuol dire niente.