Tasso di crescita del Pil sotto la media dell’Europa ma superiore alla Germania. Spread stabile. Poca esposizione al rischio del credito e un outlook stabile o superiore per l’80% delle imprese, mentre quello negativo è migliore rispetto alla media dell’Eurozona e di Berlino stessa. Più in generale è una relativa solidità quella prevista da S&P Global Ratings Italy ed esposta durante la conferenza di presentazione dell’outlook 2024.
Un anno, quello appena iniziato, che può considerarsi anno zero su molti fronti, visto che il tasso di crescita relativo alla ripresa post Covid si stia esaurendo. E anche l’inflazione sta tornando ai livelli desiderati dalle banche centrali, con un processo di disinflazione che sta premiando in particolar modo proprio l’Italia, più che in altri Paesi dell’Eurozona. Un trend che, stando alle parole di Sylvain Broyer, chief economist Emea, S&P Global, dovrebbe continuare anche nel corso del 2024.
Outlook 2024, le previsioni del Pil: bene ma non benissimo
Si diceva di un anno di transizione. Lo si evince dal dato relativo alla crescita: +0,6%, più basso rispetto a quello del 2023, superiore solo a quello della Germania, +0,5% e reduce da un’annata recessiva, osservando gli altri principali Paesi europei (Francia e Spagna) e non. La media dell’Eurozona è pari al +0,8% e il trend non dovrebbe cambiare se si guarda anche al 2025 e al 2026, anni in cui Berlino dovrebbe riportarsi davanti a tutti, eccezion fatta per Madrid e il Regno Unito.
Spread e rendimento Btp, poche sorprese
Relativa stabilità si diceva, a partire dallo spread tra decennale italiano e tedesco. In particolare il rendimento del Btp si posizionerà mediamente al 4,7%, dunque la previsione è che i nostri titoli di Stato abbandonino l’area inferiore al 4% in cui oscilla tra fine 2023 e inizio 2024 (al momento siamo al 3,8%).
Il differenziale resterà basso, non è stato fornito un range ma evidentemente non distante da quello attuale, tra i 160 e i 170 punti base, anche a causa della crescita della Germania che rimarrà al di sotto del trend degli scorsi anni. Al contrario, i fondamentali economici del nostro Paese sono migliorati, a partire dal sistema bancario stabile e quello immobiliare sicuramente più in salute rispetto a quello di Berlino.
Outlook stabile, imprese resilienti. Come mai?
Si diceva dell’outlook a livello corporate. Anche in questo caso la parola chiave è “stabilità relativa”. Le imprese italiane sono ben al di sotto della media negativa europea mentre l’80% delle imprese presenta un outlook stabile o migliore. Dunque, prevale l’equazione “debolezza dell’economia” e “buona tenuta delle imprese” grazie al fatto che sono riuscite a trasferire i rincari legati all’inflazione al consumatore (tradotto: i prezzi sono aumentati), ma anche alla qualità del credito e al basso rischio relativo ai crediti deteriorati.
Le prospettive negative delle imprese sono all’8% (il dato si riferisce a dicembre) sotto la media Ue, così come anche quella del deterioramento della qualità del credito, più contenuto rispetto ad altri Paesi dell’Eurozona, Berlino compresa.
Bene anche i servizi, più del manifatturiero che porta con sé ancora una domanda debole. Al contrario, per il turismo è l’anno chiave, perché il 2024 può considerarsi la prima vera stagione turistica dal periodo Precovid.
Stress test: simulazione con imprese dal rating B-
Ipotizzando un rifinanziamento completo del debito finanziario delle società con rating B ai tassi attuali, la copertura degli interessi dell’Ebitda scenderebbe mediamente a circa 2x in tutti i Paesi. In questo questo scenario, solo il 10% delle società italiane con rating B+ e B mostrerebbe un rapporto di copertura inferiore a 2x, a fronte di una media europea del 45%.
La percentuale di società italiane con rating B con il flusso di cassa operativo (Focf) negativo dopo la simulazione è la metà della media europea, in gran parte a causa della quantità di debito e della spesa in conto capitale relativamente inferiori delle società italiane. Questo è un fattore di supporto nel nuovo contesto dei tassi di interesse.
Banche, la view è migliorata
A fronte di una crescita dei ricavi che si affievolirà gradualmente, in linea con gli altri paesi dell’area euro, e un rallentamento anche negli investimenti comunque guidati dai megatrend già in corso quali transizione energetica e digitalizzazione, la crisi bancaria degli Stati Uniti è stata assorbita brillantemente dal comparto creditizio italiano, che ha beneficiato notevolmente dei tassi d’interesse.
Anche per questo S&P ha migliorato la view sulle banche italiane, meno esposte al rischio di credito e quindi più solide a fronte di dover affrontare scenari negativi. E anche se nel 2024 è previsto un graduale aumento dei tassi di deterioramento, i livelli rimarranno molto bassi, in particolare se rapportati alla media storica del credito italiano. Il margine d’interesse più alto fino al 55% rispetto ai livelli precedenti alla pandemia compenseranno le eventuali perdite sui crediti.