Ha parlato di debito pubblico italiano Fabio Panetta. Della politica del taglio dei tassi iniziato dalle banche centrali e anche del Pnrr. Nel suo intervento al meeting di Rimini, il governatore di Bankitalia ha dichiarato chiaramente che aspettarsi una fase di allentamento della politica monetaria da parte della Banca centrale europea.

D’altra parte è stato proprio l’Eurotower a iniziare il processo di riduzione del costo del denaro, con un primo taglio di 25 punti base, precedendo la Federal Reserve (non era mai accaduto)  che ancora deve cominciare, in questo senso importante sarà il simposio a Jackson Hole che terrà il governatore Jerome Powell.

Panetta: “Spero in un taglio dei tassi a settembre”

“Credo sia ragionevole aspettarsi che si vada verso una fase di allentamento delle condizioni monetarie, perché l’inflazione sta scendendo e l’economia mondiale sta rallentando”, ha detto Fabio Panetta nel suo intervento.

Il governatore della Banca d’Italia, che in passato ha fatto parte del board della Bce, ha anche risposto di appartenere alla schiera di chi spera che un ulteriore taglio ei tassi arrivi a settembre dopo l’intervento dell’Eurotower avvenuto a giugno, con il riferimento sui depositi sceso al 3,75%.

“Ridurre il debito, ma non perché ce lo chiede l’Europa”

Non solo politica monetaria. Panetta si è espresso anche sul debito italiano, sempre più vicino ai 3mila miliardi di euro, cifra che potrebbe essere raggiunta entro la fine del 2024. Un debito sostenibile, ma che è “conveniente” ridurlo. Queste, in buona sostanza, le parole del banchiere romano: “L’Italia deve ridurre il debito, non perché lo impone l’Europa ma perché è conveniente farlo. Se è sostenibile? Sicuramente è sostenibile”.

Un debito elevato rende più onerosi i finanziamenti alle imprese, frenandone la competitività e l’incentivo a investire. Espone l’economia italiana ai movimenti erratici dei mercati finanziari e sottrae risorse alle politiche anticicliche, agli interventi sociali e alle misure in favore dello sviluppo. Questa la spiegazione di Panetta. L’Italia, ragiona, è l’unico Paese dell’area dell’euro in cui la spesa pubblica per interessi sul debito è pressoché equivalente a quella per l’istruzione. Sottolineo questo confronto perché è emblematico di come l’alto debito stia gravando sul futuro delle giovani generazioni, limitando le loro opportunità”.

Infine, come anticipato, due parole anche sul Piano nazionale di ripresa e resilienza. “Ci sono le condizioni perché abbia un effetto persistente e possibilmente permanente sull’economia italiana”. Tuttavia, ha concluso Panetta, molto dipenderà dalla qualità delle riforme che verranno introdotte.

Gli altri temi: le sfide dell’Europa

“Per superare le sue debolezze e tenere il passo con il progresso a livello mondiale, l’Unione europea dovrà avviare riforme profonde ed effettuare investimenti ingenti nei prossimi anni”. Netto, in questo caso, il parere del governatore della Banca d’Italia Fabio Panetta, che traccia le linee guida per il futuro dell’Unione europea. Tra le riforme, il numero uno di Bankitalia sottolinea “l’importanza di creare una capacità fiscale comune, senza la quale l’attuale governance europea, caratterizzata da una politica monetaria unica e da politiche di bilancio frammentate a livello nazionale, rimane squilibrata”.

Questo perché “l’idea che l’Unione economica e monetaria possa funzionare efficacemente senza una capacità fiscale centralizzata è semplicemente un’illusione, e va superata. Una politica fiscale comune correggerebbe questo squilibrio e rafforzerebbe la coesione tra paesi membri, facilitando la realizzazione di investimenti strategici su larga scala”.

Investimenti: alimentare, energia, sanità e difesa

Sul fronte degli investimenti, i leader europei hanno già individuato i settori chiave su cui concentrare l’impegno: “La doppia transizione, ambientale e digitale, e comparti strategici come l’alimentare, l’energia, la sanità e la difesa, nei quali è necessario ridurre la dipendenza dall’estero”.  Gli investimenti in questi settori “saranno efficaci se realizzati a livello europeo, con fondi sia pubblici sia privati”.

Toccato, tra gli altri, anche il tema della collaborazione tra risorse pubbliche e quelle private: “La spesa richiesta – spiega Panetta – è talmente ingente, dell’ordine di centinaia di miliardi all’anno per molti anni, che è irrealistico pensare che le sole finanze pubbliche o i singoli Paesi possano sostenerla da soli”.

“Molte di queste attività -conclude- hanno la natura di beni pubblici sovranazionali e richiedono pertanto un approccio coordinato a livello europeo. Ciò consentirebbe, inoltre, di beneficiare di economie di scala e di aumentare l’efficacia degli interventi”.

Panetta e l’intelligenza artificiale

In Europa la produttività cresce lentamente: negli ultimi due decenni abbiamo accumulato un ritardo di 20 punti percentuali rispetto agli Stati Uniti, “principalmente a causa della difficoltà che le imprese europee incontrano nell’utilizzare nuove tecnologie nel processo produttivo” aggiunge il governatore della Banca d’Italia. Secondo studi recenti “questa debolezza riflette la frammentazione delle attività di ricerca e sviluppo e la scarsa integrazione tra il mondo scientifico e quello delle imprese. L’industria europea e’ intrappolata in settori a tecnologia intermedia e poco presente in quelli alla frontiera, nonostante l’eccellenza della ricerca condotta nei singoli Paesi”.

Il caso dell’intelligenza artificiale, secondo il numero uno di Bankitalia, è emblematico. “Sebbene in questo campo le università europee producano ricerca di qualità le aziende continentali hanno una presenza trascurabile nello sviluppo della tecnologia: tra il 2013 e il 2023, gli investimenti privati nel campo dell’Ai sono stati 20 miliardi di dollari in Europa, contro 330 negli Stati Uniti e 100 in Cina”.

Evidente che per motivi sia economici sia strategici l’Europa non possa limitarsi a essere un semplice utilizzatore della tecnologia: “Deve ambire a un ruolo attivo nella sua produzione, perché una presenza significativa  in questo settore, oggi dominato da pochi giganti tecnologici globali, accrescerebbe la concorrenza e determinerebbe benefici che oltrepassano la dimensione produttiva e riguardano i diritti essenziali dei cittadini, quali la tutela dei dati personali e il pluralismo nel settore dell’informazione”.

 

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