Chiusura debole per le borse europee ma con chiari segnali di nuova inversione di tendenza dopo il recupero post crisi bancaria. Francoforte ha aggiornato i massimi degli ultimi due anni proprio nella seduta odierna. Milano si è riportata a ridosso del gap ribassista del 10 marzo scorso, data in cui Svb ha annunciato il fallimento. Tuttavia i segnali tecnici indicano un possibile alleggerimento, in scia al taglio della produzione dell’Opec+, e le conseguenti attese per le prossime mosse della Fed.

Il Ftse Mib chiude con un ribasso pari a -0,5%, ancora sopra i 27.000 punti. Francoforte è l’unica piazza tra le più importanti del vecchio continente a concludere le contrattazioni sopra la parità: +0,14%, a 15.603 punti. Decisivo il dato macro relativo alle esportazioni, cresciute del 7,6% a febbraio, e quello delle importazioni: +3,8%. Sale di conseguenza il surplus della bilancia commerciale estera non aggiustata, ora a 16,9 miliardi di euro, dai 12,1 miliardi di euro su base annua precedenti. Gli Stati Uniti sono stati il maggior destinatario: +9,4% rispetto al mese precedente. Tornando agli indici europei, Parigi è sostanzialmente ferma, -0,01% a 7.345 punti. Negativi anche Zurigo (-0,1%) e Londra (-0,5%).

Lo spread raggiunge 183 punti in chiusura di borsa, per poi avanzare di qualche punto, con il rendimento del Btp appena sopra il 4,1% nel giorno della terza emissione del tesoro del Btp Green, mentre il Bund tedesco rimane in area 2,2%.


Grf Ftse Mib by Borsa Italiana

Petrolio ancora sopra gli 80 dollari, cosa sta succedendo

Come detto, è ancora l’andamento del prezzo del petrolio a fare da calamita per gli investitori. Il Wti si mantiene sopra gli 80 dollari al barile pur ritracciando leggermente (-0,3%). La mossa dell’Opec+ inizia a essere interpretata non solo come un tentativo di alzare il prezzo, ma anche un messaggio chiaro dell’Arabia Saudita agli Stati Uniti dopo i recenti accordi con la Cina.

Una mossa che potrebbe innescare effetti anche sull’inflazione americana, e quindi sulla politica dei tassi della Fed, che sembrava quantomeno avesse voltato pagina quanto a misure fortemente stringenti sulla liquidità. Ancora vendite sul dollaro, che arriva a 101,6, una debolezza che premia l’euro, adesso vicino a 1,10, e l’oro, di nuovo sopra i 2.020 dollari l’oncia (grafico sotto). Non succedeva da un anno.

Piazza Affari, Erg su. Banche contrastate

Tornando a Piazza Affari, sono ancora gli energetici i più comprati. Erg maglia rosa: +3,5%, premiata da Morgan Stanley con la raccomandazione a “Equal” da “Underweight”. Segue Saipem, +2,5% e poi anche Pirelli con +1,6%. Contrastato il comparto bancario, in scia all’avvertimento del ceo di Jp Morgan Jamie Dimon sulla crisi bancaria: “Non è ancora finita. Inoltre, ci saranno ripercussioni, a partire dalla recessione”. E così si va dal +1,5% di Bper Banca al -1,5% di Intesa Sanpaolo, nel giorno in cui il gruppo ha comunicato la crescita degli attivi totali all’estero del 7%, contribuendo per il 14% all’utile netto del gruppo solo nel 2022.

Fuori dal paniere principale, da segnalare Olidata, che strappa con +55% al secondo giorno di rientro in borsa, dopo una pausa di 7 anni.

La più venduta è Cnh Industrial, -2,9%. Giù anche Stellantis, -1%, nel giorno della notizia della trattativa assieme a Bmw con Panasonic Holdings, per collaborare alla costruzione di impiati di batterie per veicoli elettrici in Nord America.

 

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