Nel 2023 come Piazza Affari nessuno mai. O quasi. Il Ftse Mib è l’indice più cresciuto d’Europa ed è anche nella top 5 delle borse internazionali principali. I tassi d’interesse alti hanno spinto verso nuovi massimi le banche, i soggetti più impattanti in assoluto sulla piazza milanese. Come gli industriali per Francoforte e come il lusso per Parigi. Ma oltre alla stretta monetaria, le blue chip hanno beneficiato anche di altri fattori, come la “non bocciatura” da parte delle agenzie di rating, il raffreddamento dell’inflazione e le prospettive dei tassi destinati a scendere nel 2024 che porteranno a una ripresa, seppur lieve, della liquidità.
Piazza Affari chiude il 2023 sopra i 30.000 punti, con un guadagno del 28% circa. Non accadeva dal 2007 mentre l’ultima volta che aveva toccato questo livello era il mese di giugno del 2008, quindici anni fa. Gli istituti di credito hanno fatto da traino come anticipato: Unicredit +86%, Banco Bpm +42%, Intesa Sanpaolo +26,6% Bper e Mps +57%.
Nessuno come Piazza Affari in Europa. Così le altre piazze Ue
Gli altri indici europei? Francoforte ha guadagnato il +20% e ha segnato i suoi nuovi massimi storici oltre i 17.000 punti e lo stesso vale per Parigi, cresciuta più del +15% superando per la prima volta in assoluto i 7.600 punti. Madrid chiude l’anno con un +21,7% sui livelli che non si vedevano dal 2018, più contenuta Londra, che sale del +3,8% complice una stretta monetaria della Bank of England più severa rispetto alle altre banche centrali dovuta ai problemi legati dalla combo inflazione-effetto Brexit.
Come anticipato, Piazza Affari è anche nella Top 5 degli indici internazionali più performanti dell’anno. Imprendibile il Nasdaq, +44%, rally dovuto all’entusiasmo per l’intelligenza artificiale e alla ripresa del mercato dei chip, meglio della borsa italiana hanno fatto anche Mosca, +43%, e Istanbul, +35%. Alla pari con il Ftse Mib c’è Tokyo, +28%, miglior guadagno annuale dal 2013, legato all’insediamento di Haruhiko Kuroda come governatore della Banca del Giappone, e iniziando un massiccio allentamento delle politiche monetarie per aumentare il valore degli asset.
Gli altri indici azionari: Wall Street, la Cina e l’India
Leggermente più staccato c’è lo S&P 500, +24%. Ma la performance del principale indice di Wall Street si può dividere in due, perché il +8% nei primi dieci mesi dell’anno è stato replicato nel solo mese di novembre, a cui si è aggiunto il +4% di dicembre. Il raffreddamento dell’inflazione legato anche al calo consistente del mercato del lavoro hanno messo le basi per i primi tagli dei tassi da parte della Fed. Inoltre si fa largo tra gli analisti l’ipotesi di un atterraggio morbido dell’economia americana, fino a qualche mese fa data per certa in recessione nel 2024.
Guardando all’area Asia Pacifico, spicca il -14% di Hong Kong e Shenzhen, il -4% di Shanghai (in generale l’area cinese ha risentito della crescita debole e della crisi del settore immobiliare) e il +19% di Mumbai.