Non si può parlare di fuga da Piazza Affari. Ma certo il numero di offerte pubbliche finalizzate al delisting, annunciate o già finalizzate, quest’anno comincia ad essere elevato. E non viene compensato da una pipeline di quotazioni sufficientemente corposa. Al momento, insomma, non si è visto l’effetto dell’ingresso di Borsa Italiana in Euronext, che dovrebbe, nelle intenzioni dei fautori, avvicinare al mercato azionario le imprese italiane medio-grandi. Per ora, semmai, è avvenuto il contrario: solo Aim Italia, il mercato delle piccole società, ha un saldo positivo. Mta, il campo principale, si sguarnisce di giocatori.
Il fenomeno era in qualche misura prevedibile. Qualcosa di simile era accaduto dopo il crollo provocato dal crack di Lehman Brothers. E’ vero che all’epoca, fra il 2008 e il 2010, le quotazioni borsistiche erano rimaste depresse a lungo, mentre tra la caduta di marzo 2020 e la risalita ai livelli pre-Covid sono passati solo pochi mesi. L’indice Ftse-Mib in questi giorni si è spinto sui massimi dall’ottobre 2008. E dunque, perché si lascia Palazzo Mezzanotte?
Intanto, notano trader e analisti di mercato, la ripresa delle quotazioni non è stata uniforme a livello settoriale e con variazioni significative fra titoli dello stesso comparto. In secondo luogo, le prospettive di rimbalzo violento dell’economia inducono imprenditori, azionisti e investitori a considerare sottovalutati i corsi azionari di alcune società, sebbene questi si trovino su massimi pluriennali.
Infine, vi sono ragioni contingenti, legate a processi di aggregazione all’interno dei settori. Tra le banche, per esempio, le acquisizioni di Ubi Banca da parte di Intesa Sanpaolo e del Credito Valtellinese da parte di Credit Agricole ha portato alla scomparsa dal listino milanese di due player. Se guardiamo alle assicurazioni, l’opa di Generali lanciata su Cattolica, in caso di successo, porterà a un’altra sparizione eccellente. Ed è facile prevedere che il domino di banche, assicurazioni e asset manager nei prossimi mesi produrrà ulteriori delisting.
Il problema è che non c’è un adeguato ricambio generazionale, per così dire. Formalmente, da diversi anni Piazza Affari vede crescere il numero di quotate. Il 2020 è andato in archivio con 377 società presenti a Piazza Affari, contro le 296 di fine 2009. L’incremento, però, è quasi interamente attribuibile ad Aim, che ha visto crescere il numero di società dalle 5 del 2009 alle 138 di fine 2020.
2020 povero, niente rimbalzo quest’anno
L’anno scorso, chiaramente segnato dall’ecatombe Covid-19, ha visto una sola ipo su Mta (Gvs) e ventuno su Aim.
Nel 2021, che ha visto i mercati rimbalzare con forza grazie all’evoluzione del piano vaccinale e alla conseguente ripresa economica, sinora su Mta si sono quotate Philogen e Seco. Oggi, 8 giugno, ha debuttato The Italian Sea Group: si tratta del terzo esordio sul listino principale nella prima parte dell’anno. Magro bottino in un periodo di euforia.
Su Aim Italia e Aim Italia Pro si sono registrate dieci quotazioni.
Per quanto riguarda i delisting, accantonando la sostituzione di Fiat Chrysler Automobiles con Stellantis e la conversione in ordinarie delle Buzzi Unicem risparmio, hanno lasciato Piazza Affari, oltre al già citato CreVal, Capital For Progress Single Investment (spac sciolta), Ima, Massimo Zanetti, Astm, Techedge, Cft ed Elettra Investimenti.
Altre tre opa sono state annunciate, sono in corso o si sono appena concluse. Oltre alla già citata offerta di Generali su Cattolica, Avrebbe dovuto chiudersi oggi, 8 giugno, l’opa di Fly su Carraro, invece il periodo di adesione è stato prorogato al 18 giugno.
Il 4 giugno scorso, poi, Finpanaria ha alzato a 2 euro per azione l’offerta per Panariagroup Industrie Ceramiche, che si chiuderà l’11 giugno.
Sempre oggi, 8 giugno, Special Packaging Solutions Investments, società che fa capo a Investindustrial, ha reso noto di avere in mano, al termine dell’opa, il 93,7% del capitale di Guala Closures.
Su Cerved Group è in corso l’offerta di Castor Bidco.
Sicit è oggetto di un’offerta da parte di CircularBidCo, che partirà il 14 giugno e terminerà il 7 luglio.
E il 31 maggio scorso Astorg Group ha annunciato un’opa su Retelit.
Un decennio di delisting
Le offerte finalizzate al delisting, peraltro, non sono una novità a Piazza Affari. Secondo quanto si legge in un discussion paper di Consob dal titolo “Le opa in Italia dal 2007 al 2019”, nel periodo in esame sono state promosse 231 operazioni (opa, ops e opas). Consob sottolinea che nel 2007 il 62,5% delle offerte era finalizzato al delisting, percentuale salita al 90% nel 2019.
Gli emittenti che si sono effettivamente revocati tramite un’offerta sono stati 93. Il valore complessivo delle società oggetto di delisting è stato pari a 85,5 miliardi di euro. Luxottica, che vantava una capitalizzazione di 24 miliardi e che ha lasciato Mta nel 2018, rappresenta una fetta consistente di questa perdita.
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