La riuscita del Pnrr, il Piano nazionale ripresa e resilienza, e quindi il buon uso dei 191 miliardi di euro che stanno arrivando dall’Unione europea sono legati a doppio filo con la lotta alla corruzione, un fenomeno che ogni anno costa allo Stato oltre 230 miliardi di euro.
Come combattere la corruzione è stato il tema al centro di un convegno “Recovery Plan e Anticorruzione” organizzato da Aitra, l’Associazione italiana trasparenza e anticorruzione, che si è tenuto a Villa Lubin, sede del Cnel, il Consiglio nazionale Economia e Lavoro e di cui Dealflower era media partner.
All’incontro ha partecipato anche il ministro della Pubblica Amministrazione, Renato Brunetta, secondo il quale “l’anticorruzione si fa con la semplificazione”, che ha aperto i lavori assieme a Giorgio Martellino, presidente Aitra. Sono intervenuti come relatori Stefano Toschei, presidente del comitato scientifico Aitra e Consigliere di Stato; Marcella Panucci, capo di Gabinetto del ministro per la Pubblica Amministrazione; Giovanni Savini, responsabile prevenzione della corruzione e della trasparenza del ministero dello Sviluppo Economico; Nicola Lupo, Ordinario di diritto pubblico presso l’Università Luiss; Fabio Di Matteo, coordinatore preposto e Autorità di Audit presso Nuvec e Cinthia Pinotti, del comitato scientifico di Aitra, moderati da Florinda Scicolone, consigliere direttivo di Aitra.
“Il primo provvedimento che ho fatto al governo – ha spiegato il ministro – è stato quello della semplificazione e sta funzionando. È la prima chiave operativa per l’anticorruzione e per la digitalizzazione: non si va veloci in una strada piena di curve ed è nelle curve che si annidano i possibili agguati corruttivi. Per questo insieme alla semplificazione, deve esserci la trasparenza, altro elemento fondamentale per la realizzazione del Pnrr”
In questo senso, sottolinea Florinda Scicolone, molto importante è “l’articolo 22 del Regolamento istitutivo del Recovery Plan che mette al riparo da tutti i fenomeni anticorruttivi che possono avvenire nella gestione delle risorse”. Ed è importante perché, aggiunge, “gli Stati dovranno attuare una valutazione del rischio, una vera e propria compliance in tema di anticorruzione, di conflitto d’interesse e di frode”. In Italia l’organizzazione in tal senso “è in fieri, ma sicuramente per la valutazione del rischio ci sarà una cabina di regia in capo al ministero dell’Economia” e a seguire più livelli in capo agli altri ministeri.