“Ferrarelle e Ferrarelle Maxima continueranno ad essere regolarmente sugli scaffali della grande distribuzione e sui tavoli dei ristoratori. Le nostre acque, infatti, non vengono addizionate con CO2 di natura industriale o mineraria estranea all’origine dell’acqua minerale. In particolare, anche la decisa frizzantezza di Ferrarelle Maxima è ottenuta con CO2 naturale proveniente proprio dalla sua sorgente”.

Così Carlo Pontecorvo, Cavaliere del Lavoro, presidente e amministratore delegato di LGR Holding che controlla tra gli altri i marchi Ferrarelle, ci tiene a rassicurare la clientela sull’offerta dell’azienda, dopo che qualche mese fa alcune realtà del settore avevano lanciato l’allarme sulla carenza di Co2 a uso industriale a causa dei rincari dell’energia.

Già medico chirurgo e armatore, Pontecorvo è anche imprenditore. Nel gennaio 2005 acquista la società Italaquae dal Gruppo Danone, diventando così proprietaria del marchio Ferrarelle insieme a Santagata, Natìa e Boario, licenziataria italiana dell’acqua e delle bevande Vitasnella e distributore in esclusiva, sempre in Italia, del brand Evian. Diventa presidente e amministratore delegato della nuova azienda che, dopo tre mesi dalla nascita, prende il nome di Ferrarelle. Il gruppo, 450 dipendenti, ha chiuso il 2021 con ricavi pari a 223 milioni di euro, in aumento dell’8,5% sul 2020, e un utile netto di 12,2 milioni. Per quest’anno è attesa una crescita del fatturato a 230 milioni circa, con un miliardo di litri di imbottigliato rispetto ai 980 milioni del 2021. “Prevediamo un investimento di 30 milioni sugli impianti nel 2023-2024 per tre nuove linee di imbottigliamento tra Riardo, in provincia di Caserta, e Boario, in provincia di Brescia – afferma Pontecorvo -. Inoltre stiamo valutando alcune acquisizioni per una cinquantina di milioni”.

Lei ha scelto di presentare il primo bilancio di sostenibilità tra le aziende del settore delle acque minerali, una scelta dettata “dalla voglia di fare un gesto d’amore nei confronti di una città che ha tutti i numeri per essere leader nel mondo, Napoli”. Si sente un precursore di una tendenza, quella della sostenibilità ambientale, che oggi è diventata una necessità per tutte le aziende?

Da sempre la sostenibilità è parte integrante dell’identità di Ferrarelle: lavoriamo tutti i giorni per la protezione di un bene fondamentale come l’acqua, nel rispetto dell’ambiente, del territorio e delle persone. Un dialogo, quello con la sostenibilità, che abbiamo iniziato in tempi non sospetti e che portiamo avanti con un forte senso di responsabilità ambientale, sociale ed economica. È certamente vero che l’orientamento alla sostenibilità di un’impresa è ancora molto legato all’imprenditore e al management dell’impresa, ma il raggiungimento di questi obiettivi è determinato dal lavoro di squadra e dalla percezione del valore di una missione comune. Per questo motivo posso dire che no, non sono un precursore della tendenza della sostenibilità: Ferrarelle Società Benefit lo è. In questa direzione, oltre alla pubblicazione del Bilancio di Sostenibilità dell’azienda, giunto lo scorso anno alla sua terza edizione, nel 2021 abbiamo anche deciso di diventare Società Benefit.

Altro tema attualissimo oggi: la valorizzazione del territorio. Lei disse: “Ferrarelle senza Riardo non esisterebbe”. Si tratta di un parco sorgenti di circa 150 ettari tra i più importanti in Europa. Oggi l’attenzione ai borghi è altissima. Che cosa l’ha spinta ad essere pioniere anche in questo?

Il legame con il territorio. Ferrarelle nasce a Riardo, nell’alto casertano, ed è un’acqua unica, con un legame di lungo corso con le persone e il suo territorio. Sentiamo quindi un profondo senso di responsabilità nei confronti del territorio e ci sentiamo investiti anche del dovere di restituirgli qualcosa. Il progetto di valorizzazione del nostro Parco di Riardo, per esempio, è stato un gesto di riconoscenza alla terra che ci ospita per la tutela dell’ecosistema, ma è stato anche di impulso alle attività agrarie e produttive dell’area. All’interno del parco si trova, infatti, la Masseria delle Sorgenti, al centro di un restauro di recupero funzionale, patrocinato fin dal 2010 dal FAI – Fondo per l’Ambiente Italiano, con un’azienda agricola biologica, che ha permesso di offrire nuove opportunità lavorative ed economiche a tutta la filiera agricola locale.

Da dove arriva la vostra attenzione alla sostenibilità ambientale?

Come detto, l’attenzione alla sostenibilità ambientale – ma anche sociale ed economica – è insita al nostro essere impresa. Un’azienda che tratta un bene prezioso come l’acqua non può che percepire la sostenibilità come un dovere, oltre che una missione. Proprio in questa direzione abbiamo declinato il nostro impegno per l’ambiente su più fronti: tra questi, la promozione della cultura del riciclo e del riuso, la riduzione degli sprechi e lo studio di nuovi packaging il controllo dei consumi e la scelta di energia rinnovabile. Elementi diventati tangibili nello stabilimento di Presenzano (CE), che ci ha resi la prima azienda del settore alimentare in Italia ad essersi dotata di un impianto per il riciclo e la produzione di PET riciclato (R-PET).

Quale può essere il contributo delle imprese per incidere sul racconto di un territorio e sulla percezione che se ne ha altrove?

Per rispondere a questa domanda, riprendiamo ancora una volta il concetto di legame: è, infatti, un rapporto virtuoso quello che unisce ogni azienda al suo territorio, che si basa sulla condivisione di radici comuni, storie e persone. Insieme, imprese e territorio, lavorano attivamente per la crescita di una percezione di valore attorno alle tematiche sociali e ambientali che vi sono proprio. Investire su questi temi, dunque, rappresenta per l’azienda un’opportunità di sviluppo del proprio patrimonio valoriale e culturale. In Ferrarelle abbiamo fatto proprio questa scelta, investendo nel Made in Italy per valorizzare la ricchezza di un Paese che ha tanto da offrire sotto molteplici punti di vista, primo fra i quali il settore alimentare. Per questo, abbiamo guadato alla costruzione di nuovi orizzonti ed evoluzioni per marchi nuovi e già conosciuti. Per fare un esempio, l’acquisizione di Amedei, che abbiamo scelto di riportare in Italia nel 2017: un’azienda toscana di cioccolato artigianale di altissima gamma, all’epoca proprietà di fondi esteri.

Quale sua caratteristica le ha permesso di diventare, da medico, manager e imprenditore?

Difficile dare una sola risposta a questa domanda. Credo, infatti, che il valore di un imprenditore si misuri nella sua determinazione e nella capacità di saper trarre il meglio dalle persone e dalle sfide. A questo si accosta l’ascolto delle esigenze dei consumatori, la cui soddisfazione rappresenta il fine ultimo del nostro lavoro.

Qual è stata la sfida più impegnativa che ha affrontato e come l’ha superata?

Provare ad essere all’altezza del compito che la vita ci assegna, una sfida che provo a superare con il supporto di tutte le persone che incontro e con la fiducia della mia famiglia.

Pandemia e guerra in Ucraina hanno avuto un impatto sulla sua azienda?

Pandemia e guerra russo-ucraina hanno generato nuove prospettive e attenzioni nello scenario internazionale, generando nuove prospettive di attenzione. Il nostro settore di riferimento non ha avuto particolari inflessioni a oggi, considerando che operiamo nell’industry dei generi di prima necessità.

Quali sono i suoi obiettivi futuri per Ferrarelle?

Per il futuro, in Ferrarelle ci impegniamo per generare valore sociale ed economico nel nostro Paese, l’Italia, attraverso il proseguo di diversi progetti di promozione territoriale. A questo si accompagna anche una strategia più ad ampio raggio, volta all’opportunità di consolidare la nostra presenza nel mercato estero.

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