È tempo di rilancio per i Cfo: il 32% dei dirigenti italiani si considera più ottimista di sei mesi fa ed il 54% ritiene che la propria azienda sia in piena fase di rilancio ed espansione. Anche le intenzioni di investimento risalgono in tutta Europa, con il 46% dei CFO che prevede di aumentare le spese nei prossimi 12 mesi (il 42% in Italia).
Rispetto all’autunno 2020, i cfo europei, in linea con le prospettive positive, prevedono un aumento della forza lavoro nelle proprie aziende nei prossimi 12 mesi. Uno scenario, quindi, ottimistico quello tracciato dall’ultimo European CFO Survey di Deloitte, che ha raccolto nel mese di marzo il punto di vista di circa 1.600 Cfo in Europa e in Italia, per capire, ad un anno di distanza dalla pandemia, quali siano oggi gli impatti del Covid-19 su alcuni fattori chiave come: lo stato di ripresa, le aspettative di ricavi ed i piani occupazionali.
La tendenza italiana è in linea con quella europea seppur con qualche piccola differenza: per il 54% dei Cfo italiani la propria azienda si trova in fase di rilancio, anche se la percentuale di chi si trova ancora in fase di ripresa risulta tra le più late a livello europeo. Tuttavia, il 32% dei dirigenti italiani si considera più ottimista di sei mesi fa e c’è una differenza di soli 4 punti percentuali a ribasso con la media se si guarda alle previsioni di spesa dei prossimi 12 mesi.
Da settore a settore
A preoccupare ancora i Cfo europei è l’indebolimento della domanda visto che la maggior parte delle aziende deve ancora tornare al livello di fatturato pre-pandemia. Tuttavia il quadro che si è delineato in questa edizione della survey è in miglioramento rispetto all’edizione autunnale. In Italia, c’è un 32% di imprese che opera già a livello pre-Covid o superiore (in Europa è il 43%) e il 19% prevede di tornare ai livelli pre-crisi entro la fine dell'anno (24% in Europa), ben il 48% invece prevede di tornare su quei livelli di entrate solo nel 2022 o addirittura oltre (33% in Europa).
Tuttavia, non c'è lo stesso tipo di ottimismo ovunque. Come si può immaginare, ogni settore ha avuto conseguenze e strascichi diversi a causa della pandemia. È nel turismo e nei viaggi che i Cfo europei sono più negativi sulla ripresa: a livello europeo solo il 17% si aspetta una piena ripresa entro la fine del 2021 e il 44% si aspetta di tornare al livello di ricavi pre-crisi non prima del 2023. Anche nei trasporti e nella logistica, la maggioranza (51%) dei Cfo, sempre a livello europeo, prevede di tornare ad un livello di ricavi precedente alla crisi solo entro la fine del prossimo anno o successivamente.
Sono diverse, invece. le prospettive in settori come Energy, Financial Services, Construction, Life Sciences, Consumer Goods e Tmt dove circa la metà dei Cfo europei che afferma di essere già ai livelli pre-crisi, o prevede di riprendersi completamente entro la fine del 2021. Anche il 37% dei Cfo europei nel settore Retail dichiara di operare già a livelli pre-Covid.
Capitale umano
Rispetto all’autunno 2020, i Cfo europei, in linea con le prospettive positive ed ottimiste, prevedono un aumento della forza lavoro nelle proprie aziende nei prossimi 12 mesi passando dal 22% al 43% (+ 21 p.p.). Le aspettative di assunzioni nei vari settori sono tutte in aumento, anche se non sono distribuite in modo uniforme, con i Cfo nei settori viaggi, turismo e servizi professionali generalmente positivi. L’Italia è allineata a questo trend, il 33% dei Cfo prevede di aumentare la forza lavoro nella propria azienda nel prossimo anno, mentre il 25% prevede una diminuzione.
“Nonostante il contesto esterno, l’intenzione è di tornare ad investire anche sul capitale umano, con un netto miglioramento delle prospettive per l'occupazione - spiega Riccardo Raffo, Cfo Program Leader di Deloitte - I Cfo, sia europei che italiani, prevedono di aumentare la propria forza lavoro nei prossimi 12 mesi. È il primo saldo positivo per l'occupazione da due anni e le prospettive sono positive per tutti i settori, anche quelli più colpiti dalla pandemia. Le aziende in fase di rilancio mostrano una maggiore propensione ad assumere, proprio in vista delle possibili ristrutturazioni strategiche ed al potenziamento di alcune aree in logica di innovazione o sulle quali è necessario investire alla luce dei cambiamenti portati dalla pandemia, come ad esempio nel tema della sostenibilità".
Futuri investimenti
La seconda ondata della pandemia iniziata lo scorso autunno ha colpito l'Eurozona più duramente e molto più a lungo del previsto. L'elevato numero di infezioni e un lento avvio delle campagne vaccinali hanno portato a continue restrizioni all'attività economica nel primo trimestre e all'inizio del secondo trimestre del 2021. Tuttavia, il sentiment dei Cfo è sorprendentemente ottimista, ritornando positivo dopo due anni in cui era rimasto saldamente negativo sia in Europa sia in Italia.
In marzo infatti, la metà dei Cfo in tutta Europa ha riferito di sentirsi più ottimista sulle prospettive finanziarie della propria azienda, rispetto ai mesi precedenti. La fiducia è migliorata in tutti i paesi presi in esame, anche se i Cfo in Italia conservano un atteggiamento più cauto, coloro che si sentono più ottimisti sono il 32%, -21 p.p. rispetto alla media europea. Nel dettaglio sono i Cfo Italiani, Portoghesi, Irlandesi, Svizzeri e Austriaci che prospettano una ripresa di lungo periodo.
Rispetto all’autunno, le intenzioni di investimento aumentano di circa 40 punti percentuali in Europa e in Italia, con il 46% dei Cfo europei e il 42% di quelli italiani che pianificano un aumento delle capital expenditure nell’arco dei prossimi dodici mesi
Inoltre, il 66% dei Cfo europei ha dichiarato di ritenere la propria azienda in piena fase di rilancio, pienamente operativa verso la ri-definizione del panorama in cui opera. Nel dettaglio, sono le aziende in ambito servizi professionali, life sciences e Tmt sembrano essere già proiettate verso un futuro prospero. Anche le intenzioni di investimento risalgono in tutta Europa, con il 46% dei Cfo che prevede di aumentare le spese nei prossimi 12 mesi (42% in Italia), contro il 14% che prevede di diminuirle (20% in Italia). In generale, il percorso dell'economia è in un momento positivo e volto alla ripresa, anche se non è ancora possibile escludere alcune ricadute economiche nel futuro.