No comment da parte del Tesoro. E anche da parte di Poste Italiane. Ma quanto rivela Reuters non lascia dubbi. Il governo è costretto a rinviare al prossimo anno la cessione di una quota fino al 14% di Poste.
Inizialmente l’operazione era prevista per l’inizio di dicembre. Ma a ottobre il gruppo controllato dallo Stato aveva comunicato che l’approvazione del documento di offerta di azioni da parte della Consob era temporaneamente sospesa in attesa che il governo decidesse i tempi e le condizioni della vendita. Sostanzialmente l’agenzia di stampa internazionale ha rivelato che per effettuare il collocamento nel 2024 non c’è più tempo.
“Questioni tecniche” aveva usato queste parole riguardo la transazione il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti quando a ottobre gli era stato chiesto di chiarire i piani del governo.

I piani del governo: cedere il 29,3% di Poste rimanendo in maggioranza

Piani che prevedono la vendita di parte della propria partecipazione del 29,3% di Poste, messo nero su bianco in un decreto approvato quest’anno, nell’ambito di una campagna di privatizzazioni per contenere l’elevato debito pubblico. A giochi fatti, il governo dovrebbe conservare più del 50%, considerata anche la quota del 35% detenuta da Cassa Depositi e Prestiti.
Poste è valutata a oltre 17 miliardi di euro ai prezzi di mercato attuali, il che significa che la cessione dovrebbe ridurre il debito italiano di 2,4 miliardi di euro.

Dal novembre dello scorso anno, il governo ha già guadagnato più di 4 miliardi di euro attraverso le cessioni di una quota del 52,5% in Monte dei Paschi di Siena e di una partecipazione del 2,8% in Eni. Nonostante le cessioni di asset, il Tesoro vede il debito pubblico salire a quasi il 138% del prodotto interno lordo nel 2026, dal 134,8% del 2023, prima di scendere marginalmente a partire dal 2027.

Gli ostacoli incontrati dal governo Meloni

L’amministrazione Meloni ha ritardato l’offerta per mesi, in seguito alle resistenze dei partiti al governo e all’opposizione e da parte dei sindacati in ritorsione al previsto allentamento della presa dello Stato sui servizi pubblici fondamentali.

Inizialmente lo Stato aveva previsto di ridurre la propria partecipazione fino al 35%. In risposta alle critiche dell’opposizione in parlamento, Meloni si è impegnata a concentrarsi sui risparmiatori nazionali nell’offerta pubblica, escludendo il coinvolgimento di grandi gestori patrimoniali.

Reazione del mercato

Resta a ridosso di quota 13,5 euro ad azione, massimi storici per Poste Italiane a Piazza Affari, in una lateralità che ormai perdura da oltre un mese. Nella seduta odierna il titolo guadagna lo 0,3% a quota 13,26. Da febbraio a oggi ha guadagnato il 30% circa, rompendo una resistenza nonché soglia psicologica a quota 10,5 rimasta inviolata per oltre due anni.

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