Ridurre il debito pubblico italiano di circa 2,5 miliardi di euro. Ecco l’obiettivo del governo che intende cedere entro ottobre il 15% circa di Poste Italiane, la cui capitalizzazione è di 16,2 miliardi di euro. In questo senso il ministero dell’Economia ha avviato questa settimana la ricerca dell’advisor finanziario e legale, che sarà scelto direttamente dal Mef e non da Poste. L’obiettivo: individuare la forchetta di prezzo entro la quale sarà scelto il prezzo di collocamento nell’ultimo giorno dell’offerta pubblica di vendita.
Il testo del decreto che disciplina la cessione, prima volta in versione digitale, darà la priorità ai piccoli risparmiatori italiani, non succedeva dal 2016, dipendenti di Poste compresi, mediante incentivi.
La vendita sarà comunque rivolta anche agli investitori stranieri, e avverrà in più fasi: il Tesoro potrebbe in questo senso ricorrere anche a un accelerated bookbuilding, lo stesso procedimento con cui Unicredit ha acquisito il 4,5% di Commerzbank, oppure a una cessione in blocchi. Questo permetterebbe una massimizzazione del ritorno allo Stato.
In mano allo Stato resterà più del 50% delle quote di Poste
Il Tesoro possiede il 29,3%, con un altro 35% detenuto da Cdp. La scorsa settimana, annunciando il decreto, Palazzo Chigi aveva dichiarato che comunque rimarrà in mano pubblica oltre il 50% del capitale. Un ridimensionamento netto dei piani iniziali, visto che la strategia originaria era quella di mantenere fino al 35% delle quote, piano criticato aspramente da opposizioni e sindacati.
Poste Italiane dà lavoro a 120.000 persone. Per far fronte alle critiche, il decreto prevede che i posti di lavoro verranno salvaguardati come anche la presenza capillare di Poste, soprattutto nelle zone “montane e sulle isole”. Il gruppo distribuirà 6,5 miliardi di euro in dividendi nei prossimi quattro anni rispetto ai 3,8 miliardi nei precedenti cinque anni.
Il Ceo Del Fante: “Non è una nostra decisione”
“La domanda su che cosa perde lo Stato privatizzando, quindi cedendo quote di Poste Italiane, non può essere fatta a noi, non è una nostra decisione -così Matteo Del Fante, Ceo di Poste Italiane, ha risposto a varie domande, in audizione alla Camera, sulla decisione del Governo di cedere un’ulteriore quota dell’azienda sul mercato-. Noi siamo i manager di un’azienda che ha un piano industriale ufficiale con dei numeri, siamo valutati dal mercato e dai nostri azionisti sulla base della capacità o meno di rispettare la strategia”.