“Prada or nada“. Per gli intenditori della moda non si tratta infatti di un brand qualunque. Con oltre 110 anni di storia (compiuti proprio nel 2023) e miliardi di euro di fatturato, il gruppo Prada – che vanta in portafoglio quattro marchi, tra cui l’omonimo brand Prada, Miu Miu, Car Shoes e Church’s – è uno dei colossi della lusso made in Italy che è stato in grado di rinnovarsi, mantenendo la propria identità e cogliendo le occasioni di creatività dei propri designer, e di aprirsi – oltre alla guida familiare – anche a vertici esterni.
Il gruppo guidato da dicembre dal neo amministratore delegato Andrea Guerra – la co-ceo Miuccia Prada (nella foto con Patrizio Bertelli) 73 anni, è direttore creativo dei marchi Miu Miu e Prada, quest’ultimo insieme al designer belga Raf Simons – ha chiuso il 2022 con risultati record: il fatturato è cresciuto del 21% a 4,2 miliardi di euro, confermando il primato del brand tra i gruppi italiani della moda. Il margine lordo 2022 è stato di 3,3 miliardi (78% dei ricavi), l’Ebit di 845 milioni (20,1% dei ricavi) e la posizione finanziaria netta al 31 dicembre era di 535 milioni.
Di recente, dopo aver investito 70 milioni di euro nel 2022 nell’integrazione verticale della filiera e nei processi industriali e digitali (come la progettazione 3D), il gruppo ha annunciato di avere programmato ulteriori 60 milioni di investimenti in nuovi stabilimenti produttivi a Perugia, Arezzo e Firenze.
Fratelli Prada
La storia del brand di lusso nasce nel 1913 dall’impegno di due fratelli, Mario e Martino Prada che insieme aprono a Milano, nella galleria del Duomo, la prima boutique. Il negozio si chiama Fratelli Prada ed è specializzato in borse in pelle, accessori da viaggio, scarpe, prêt-à-porter, profumi e altri accessori, tutti realizzati a mano con pellami di qualsiasi animale anche: da quello di elefante a quello di coccodrillo o serpente. Grazie all’alta qualità dei prodotti, la boutique diviene ben presto un punto di riferimento per gli acquisti dell’alta borghesia e aristocrazia europea: dal 1919 è addirittura fornitore ufficiale della Real Casa di Savoia.
Come tutte le attività di quel periodo, però, il brand risente del prolungarsi delle guerre, in particolare della seconda e della poca disponibilità economica anche dei ceti sociali più alti della popolazione. Il secondo negozio a Milano, in via Manzoni, infatti chiude. Così Prada decide di cambiare registro e diventa un po’ più popolare, in tale che anche la borghesia possa permettersi i suoi prodotti.
Nessuno dei figli maschi di Mario vuole però partecipare all’impresa, così è la figlia Luisa ad entrare nell’azienda e, dopo la morte del padre avvenuta nel 1958, a diventarne la proprietaria. Nel 1971 subentra poi un’altra donna, Miuccia, figlia di Luisa, che prende a tutti gli effetti le redini sette anni dopo. E’ grazie a lei se l’azienda torna a brillare diventando un colosso del lusso made in Italy.
Laureata in scienze politiche all’Università Statale di Milano e attivista dei diritti delle donne, Miuccia alla fine degli anni settanta, – il giro d’affari del marchio si aggirava intorno ai 450mila dollari, cifra ben lontana dai fasti dei primi anni – sigla un accordo con un imprenditore conosciuto un anno prima, Patrizio Bertelli, proprietario della società I pellettieri d’Italia (Ipi), un’azienda attiva nel mercato del cuoio. L’alleanza – lavorativa, poiché i due si sposarono nel 1987 – durò fino al 2003, anno in cui l’Ipi venne definitivamente incorporata nel marchio Prada
Nel 1985 Miuccia disegna il famoso zaino in nylon nero che diventa in poco tempo un’icona simbolo del brand, oltre che accessorio desiderato a distanza di decenni, e otto anni dopo Miuccia fonda Miu Miu, brand con il quale distribuisce capi femminili molto sperimentali e moderni, destinati a un pubblico giovane.
Deal e sbarco in Borsa
Dopo aver dato vita a Prada Uomo e Prada Sport, il colosso nel 1999 acquisisce per 106 milioni di lire il 75,3 % delle azioni dell’azienda inglese Church’s, divenendone azionista di maggioranza; dopo un accordo finanziaria e una cessione del 45% nel 2003 alla società svizzera Equinox, Prada acquista definitivamente il marchio inglese nel 2006.
Nel 2001 viene assorbita nella holding l’azienda tessile Genny, marchio noto a livello mondiale. L’operazione ha l’obiettivo di rilevare la filiera produttiva di Genny che è interamente impiegata nella produzione delle linee Prada mentre il marchio, dopo un periodo di fermo, è ceduto nel 2011.
Nel 2011 il gruppo si quota sui mercati finanziari, collocandosi nella Borsa di Hong Kong e cedendo il 20% delle azioni, con una dote di circa 2,14 miliardi di dollari. Nel 2010 amplia ulteriormente il suo portafoglio di marchi con l’acquisizione della Car Shoe di Alberto Moretti.
Nel 2014 Prada acquisisce l’80% della storica pasticceria milanese Marchesi, dopo aver tentato senza successo di acquisire Cova nel 2013, che ha ceduto l’80% delle sue quote al colosso francese del lusso Lvmh per 32,8 milioni di euro.