Il settore private debt ha grandi potenzialità considerando che il boom italiano ancora non c’è stato e che in Italia le operazioni sono state meno del 2022. Il mercato italiano ha poi registrato solo il 2,8% delle operazioni europee con predominanza assoluta della Francia.
Degli sviluppi del private credit hanno parlato diversi speaker durante la conference in deep organizzata da Dealflower, in partnership con Green Arrow Capital, PedersoliGattai, Simmons & Simmons e TIM Management.
Cooperazione tra banche e fondi è il futuro
Rispetto alla raccolta di grandi fondi, Francesco Vitulano, managing director, Blackstone Credit Italy spiega che “l’outlook per il 2024 è positivo per il private credit a causa dei volumi del m&a in ripresa e dato che il private credit riesce a intercettare operazioni grandi rispetto al passato e non più operazioni da 100, 150 milioni. Nel 2023 la media è invece dei 300 milioni, quindi c’è una crescita”. Posizione condivisa anche da Laura Berguig, principal Ares Management che chiarisce l’importanza “dei fondi di debito nel sottrarre margine alle banche”.
Gianpaolo Pellegrini, chief investment officer Muzinich & Co SGR si concentra invece nel rimarcare “il recente trend dei semiliquidi che permettono finestre di liquidità per i quali c’è domanda crescente”. Altri indirizzi sono quelli raccontati da Paolo Catarozzo, managing director private debt Azimut Investments e che riguardano la crescita del private debt e del private credit tirata da ”m&a, eco-sostenibilità e il filone delle garanzie pubbliche come i basket bond con le banche che hanno un modello sempre più di compartecipazione ai rischi di fondi”. Gabriella Fabotti, chief financial officer Italian Wine Brands spiega invece la delicatezza del momento rispetto ai consumi se i tassi sono alti nonostante “la filiera nell’agribusiness stia diventando diffusa e ci sia uno sforzo da parte delle banche di matchare con le specificità di settore, sia nel circolante, sia nel finanziamento della filiera”.
Vitulano rimarca l’aumento dei deal public to private se “nel 2023 erano il 27% e nel 2021 erano l’11%. Pellegrini conferma la centralità dell’attrattività del mezzanino (mezzanine financing ndr) nelle operazioni per uno “strumento ritenuto più stabile e con meno concorrenza”. Infine Catarozzo indica cautela per il tema Esg: “Ricordiamoci che senza flusso di cassa non andiamo da nessuna parte in termini di sostenibilità”.
E gli istituti di credito invece stanno a guardare? Sulla collaborazione futura tra fondi private debt e banche, Claudio Stefani, responsabile finanza strutturata di Banco BPM, è decisamente ottimista: “Si inizia a vedere cooperazione e interesse a condividere le operazioni. L’operazione Officine Maccaferri ne è un esempio con un fondo di debito ed alcune banche che hanno condiviso un finanziamento rilevante. Le banche e i fondi si stanno infatti attivando per realizzare relazioni strutturali, così come sta già avvenendo in Inghilterra. La presenza fisica delle banche commerciali sui territori è un elemento certamente positivo per i fondi, soprattutto quelli pan-europei, che possono utilizzare le pipeline delle banche. Anche Banco BPM sta lavorando per avviare collaborazioni di questo tipo”.