Obiettivo mille miliardi. L’industria del private equity a livello mondiale sta viaggiando come un treno ad altissima velocità. E, dopo aver archiviato un primo semestre a livelli record, si avvia a chiudere l’anno con un controvalore globale di deal che potrebbe toccare la quadrupla cifra.
Secondo quanto riportato da Bain & Company nel report sul periodo gennaio-giugno, le transazioni di private equity hanno raggiunto un controvalore di 539 miliardi di dollari.
L’abbondanza di liquidità sta prevalendo su ogni fattore negativo: le varianti del coronavirus Covid-19, l’inflazione, i passi indietro della Federal Reserve rispetto alle misure espansive, la conquista dell’Afghanistan da parte dei talebani, il giro di vite alla finanza del governo di Pechino.
Nulla, all’apparenza, può frenare la marcia inarrestabile dell’esercito dei buyout. Se venisse toccata la soglia dei mille miliardi di dollari, sottolinea Bain, in un decennio la dimensione dell’industria del private equity sarà cresciuta di tre volte.
“Inoltre”, commenta Hugh MacArthur, responsabile a livello globale dell’attività di private equity di Bain & Company, “il sovradimensionamento del mercato ha generato fondi sempre più grandi, che chiudono operazioni sempre più significative. E dato che al 30 giugno la potenza di fuoco ancora inespressa del settore (dry powder) ha toccato un nuovo record a 3.300 miliardi di dollari (di cui circa 1.000 solo nei fondi di buyout), è evidente che ci sia ancora molto margine di crescita”.
Un semestre di fuoco
Il record precedente risale al 2006, prima della crisi, finanziaria prima ed economica successivamente, provocata dall’esplosione della bolla dei mutui subprime. Quindici anni fa i buyout ammontarono a 804 miliardi di dollari. Nel periodo 2016-2020 la media annuale è stata pari a 543 miliardi di dollari, già sostanzialmente eguagliata nel primo semestre.
“Un altro elemento interessante da sottolineare in questo scenario è che il boom del mercato è dovuto non tanto al numero delle singole operazioni – che è comunque in crescita – quanto al valore medio dei deal”, nota MacArthur. “La dimensione media dellle transazioni, infatti, è aumentata del 48%, passando da 718 milioni di dollari a 1,1 miliardi di dollari”.
La forza del mercato è stata evidente su tutti i settori merceologici, ma il comparto tecnologico ha continuato – anche in questo periodo – ad essere protagonista. In particolare, un accordo di buyout su tre, nella prima metà dell’anno, ha coinvolto un’azienda tech (soprattutto nel software).
Questo numero – già significativo – tende a sottostimare l’appetito degli investitori per la tecnologia, dato che non comprende i comparti connessi, come il fintech, i servizi tech enabled e l’IT sanitario. Visto lo stretto legame tra tecnologia e crescita e fra quest’ultima e multipli più elevati, la tendenza ad investire in questi settori continuerà probabilmente nei mesi e negli anni a venire.
Le spac… spaccano ancora
L’appetito del mercato Usa per le offerte pubbliche delle spac ha subìto una brusca frenata ad aprile per via dei maggiori controlli normativi. Tuttavia, anche se il volume di nuovi veicoli quotati rimanesse a livelli più bassi per il resto dell’anno, i 207 miliardi di dollari di capitale raccolti da gennaio 2019 hanno segnato in maniera profonda l’ecosistema del private equity.
Al 30 giugno scorso le spac avevano speso o impegnato solo 97 miliardi di dollari tra accordi chiusi e fusioni annunciate. Ciò significa che 419 spac, che detengono 133 miliardi di dollari, sono ancora alla ricerca di aziende da quotare sul mercato.
Il potere d’acquisto è in realtà superiore, dal momento che le spac utilizzano tipicamente altre forme di finanziamento, come gli investimenti privati in public equity, come leva.
Leggi l’approfondimento di Dealflower sulle spac
La riscoperta delle quotazioni
Nei primi sei mesi dell’anno si è registrato un significativo incremento delle exit sui mercati azionari, fenomeno registrato prevalentemente in Nord America, grazie all’andamento di Wall Street.
Se il trend dovesse proseguire a questo ritmo nella seconda metà dell’anno, il valore delle exit globali potrebbe avvicinarsi a quota 1.000 miliardi di dollari, raddoppiando il precedente picco di 521 miliardi di dollari, registrato nel 2014.
I fondi raccolgono sempre di più
Complessivamente, la raccolta di fondi è salita a 631 miliardi di dollari nel primo semestre, un ritmo che porterebbe il totale di fine anno vicino a quota 1.300 miliardi di dollari.
I fondi di buyout, venture e growth hanno visto gli incrementi maggiori rispetto al 2020, mentre i fondi secondari, distressed e immobiliari hanno registrato una contrazione.
Il mercato tende a concentrarsi sempre più sugli operatori che, nel corso dei decenni, hanno registrato le performance migliori. Nove fondi hanno raccolto la bellezza di 120,4 miliardi di dollari, più della metà di tutto il capitale di buyout.
L’appetito degli investitori è tale che i fondi più grandi, sottolinea Bain, hanno raccolto in media il 17% in più dell’obiettivo fissato inizialmente.
Una graduatoria dei mega-fondi targati 2021 è stata stilata da PitchBook (https://pitchbook.com/news/articles/mega-funds-private-equity-investing). Carlyle si appresta ad avviare la raccolta del fondo XI, con un target di 27 miliardi di dollari. Hellman & Friedman ha raccolto 24,4 miliardi di dollari per il fondo X. Silver Lake ha archiviato il fondo VI a quota 20 miliardi di dollari. Kkr per il fondo North America XIII, ancora in fase di raccolta, ha un target di 18,5 miiardi di dollari; sempre Kkr con il fondo Asia IV ha attirato 14,7 miliardi di dollari. Clayton, Dubilier & Rice ha archiviato il fondo XI a quota 16 miliardi di dollari. TA Associates ha chiuso il fondo XIV a 12,5 miliardi di dollari. Bain Capital con il fondo XIII ha raccolto 11,8 miliardi di dollari. Genstar Capital Partners ha chiuso il fondo X a 11,7 miliardi di dollari. E Ardian – unico operatore di matrice europea in questa lista – ha visto il fondo LBO VII registrare una raccolta di 8,9 miliardi di dollari.
Il report integrale (in inglese) si può scaricare all’indirizzo: https://www.bain.com/insights/private-equitys-wild-first-half-ride/
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