L’Italia può contare nel 2022 su circa 250 startup che operano nel mondo del proptech. Il nostro Paese, pur essendo partito in ritardo nello sviluppo del modello di business che vede le tecnologie e il digitale applicati al settore immobiliare, inizia a guadagnare posizioni e a colmare il gap rispetto agli Paesi europei. Se i numeri sono ancora distanti rispetto alla Gran Bretagna o alla Francia, l’Italia può tranquillamente competere con quanto accade nel Nord Europa.
E’ questa la fotografia scattata da Andrea Ciaramella, professore associato del Politecnico di Milano e co-founder di Real Estate Center (Rec) e Italian PropTech Network (Ipn), nel corso dell’Aperitech 2022 organizzato da Dealflower.
“Abbiamo iniziato a mappare il proptech nel 2018. All’epoca le realtà erano 108. Nel 2020 siamo saliti a 150 e lo scorso anno siamo arrivati a 184 realtà. A dicembre presenteremo la nuova mappatura ma posso già dire che siamo a circa 250 soggetti”, ha detto Ciaramella.
Quali sono le realtà che operano in Italia
Volendo stilare un identikit delle proptech italiane sono realtà di piccole dimensioni, con meno di venti dipendenti; sono prevalentemente giovani sia da un punto di vista di età anagrafica dei dipendenti, sia per quelle dei fondatori. “Il 61% dei fondatori sono nati tra il 1980 e il 1999. Sono dei Millennial. Un altro aspetto interessante è quella della parità di genere: per quanto riguarda i fondatori è molto equilibrata”, ha detto ancora Ciaramella.
Per quanto riguarda gli ambiti di azione, al primo posto c’è sicuramente il real estate e il fintech. Segue la sharing economy e al terzo posto troviamo lo smart real estate che si concentra sulla gestione intelligente degli asset immobiliari. La quarta categoria, infine, è il professional service che, secondo Ciaramella, “è la più ampia, all’interno della quale troviamo soggetti che usano big data per supportare gli investimenti e le attività di consulenza”.
Ma come operano le proptech nella vita reale?
Per capire come le proptech operano concretamente all’evento, moderato dal giornalista di Dealflower Giacomo Iacomino, hanno partecipato due principali realtà che operano nel settore: Neprix e Deepki.
“Siamo nati per innovare la gestione del credito distressed corporate e degli asset sottostanti con un modello di servicing innovativo, multidisciplinare e tecnologico”, ha spiegato Daniele Levi Formiggini, head of real estate di Neprix. “Siamo una startup nata nel 2018 che parte del gruppo Illimity. Siam nati con l’obiettivo di innovare i modelli consolidati del nostro settore con la tecnologia. Il tutto è gestito con una forte specializzazione verticale sul mondo degli Npl e degli Utp”.
Chi invece ha un focus particolare sulla sostenibilità è Deepki. “Siamo nati in Francia nel 2014. Oggi è presente in cinque paesi in Europa ma anche in altre parte del mondo. Il nostro obiettivo è quello di rendere l’immobiliare più sostenibile. In questo contesto i dati sono il motore principale del nostro lavoro”, ha spiegato Claudia Scarcella, Country Manager di Deepki.
“La nostra peculiarità risiede nella capacità di raccogliere tutti i dati di consumi degli immobili e di caricarli sulla nostra piattaforma. In questo modo le persone sanno perfettamente quanto si consuma e quanto è l’impatto generato sull’ambiente. Di conseguenza si può agire per ridurre questo impatto. Siamo un esempio tangibile di come la tecnologia può giocare un ruolo importante nell’ambito della sostenibilità”, ha aggiunto.