Il 21 giugno, oltre che primo giorno d’estate, avrebbe dovuto essere anche la data del debutto in Borsa di Golden Goose, azienda produttrice di sneakers di lusso in portafoglio al private equity Permira.
Sappiamo tutti che non sarà così, la società ha infatti annunciato, a soli tre giorni di distanza dalla data di avvio delle negoziazioni e a book coperto quattro volte, di non voler procedere per “avverse condizioni di mercato”.
La scelta ha scioccato la comunità finanziaria milanese, e non solo, e molti si sono interrogati di quali possano essere le vere ragioni dietro di essa. Da ciò che ho potuto capire, a spaventare Permira è stata la volatilità dei mercati che in questi giorni è stata molto elevata a seguito delle elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo e con le conseguenti tensioni in Francia ma anche in Germania. Certo, l’evento era atteso e in qualche modo Permira e i consulenti erano consapevoli che l’esito delle elezioni, unito a una crisi del settore del lusso che sta performando meno rispetto agli anni passati, avrebbero reso le cose difficili. Lo sapevano tanto che avevano scelto di portare l’azienda sul mercato a sconto, fissando una forchetta di prezzo per l’Ipo compresa tra 9,5 e 10,5 euro per azione, che implica un market cap post-money di 1,7 e 1,9 miliardi di euro. Ricordiamo sempre che Permira ha rilevato Golden Goose da Carlyle (che rimane quello che ha fatto l’affare migliore) nel febbraio 2020 per 1,3 miliardi.
Ciò è servito ad attirare investitori di peso, tra i quali Invesco, ma non è bastato per placare il nervosismo di Permira, ampliato anche da una serie di quotazioni poco performanti tra cui quella di Dr Martens – sempre di proprietà del gruppo – nel 2021 che da allora ha emesso cinque profit warning e le sue azioni sono crollate dell’80%.
Tra la brutta figura di un ritiro a una manciata di giorni dal debutto e quella legata a un eventuale crollo del titolo nella prima settimana di negoziazione Permira ha dunque scelto la prima. E ciò porta con sé alcune riflessioni. Una di queste è la preoccupante situazione dei mercati europei. Il messaggio agli investitori internazionali è forte e chiaro: non investite in Europa adesso. Golden Goose, tra l’altro, non è stata l’unica a fare marcia indietro, ci sono state anche la spagnola Tendam e la società tedesca di Bus Flix, già ritirata prima delle elezioni. A nulla è servito poi il fatto che rispetto a Germania e Francia, l’Italia sia più stabile politicamente. Se non c’è il rischio paese a penalizzare la nostra borsa, insomma, c’è il rischio Europa.
L’altra riflessione è sul mercato dei private equity. Ora sono su piazza aziende che erano state acquisite dal 2018 al 2020, quando le economie si erano riprese dalla crisi del 2008, al cinema usciva il film Joker con Joaquin Phoenix e noi eravamo felici. Poi sono arrivate: la pandemia, due guerre, la crisi energetica, l’inflazione e il rialzo dei tassi. I prezzi che giravano allora, oggi non sono più sostenibili. Sarà dunque interessante vedere, nel futuro, l’Irr di questi anni e come i fondi se la caveranno per guadagnare dai loro investimenti fatti in un contesto di soldi facili che ora non esiste più.